Partiti e politici

Carletti, sindaco di Bibbiano: Noi allenati alle prove. Borgonzoni? È benvenuta

15 Marzo 2021

Bibbiano – Nel suo ufficio spoglio, illuminato dalla luce tardo invernale, Andrea Carletti ci va tutti i giorni. “Sono un sindaco di campagna, all’antica”, sorride sotto la mascherina. È il sindaco di Bibbiano, quella Bibbiano, quel sindaco. La vicenda che ha portato il paesotto ai piedi degli Appennini alla ribalta, l’inchiesta sugli affidi, il processo: tutto sembra lontano, sfocato, come proveniente da un passato remoto che la pandemia ha consegnato agli archivi del mondo di prima. Ovviamente così lontano non è, qui a Bibbiano, perché appunto i processi e i procedimenti fanno e faranno il loro corso, il sindaco si difenderà nelle aule dei tribunali e spiegherà là le sue ragioni. Il suo sguardo però si posa sul presente con le doppie lenti, quella della nota vicenda, e quella della notissima pandemia. Un uomo della sinistra emiliana, il cui partito di provenienza oggi governa coi grandi accusatori del partito di Bibbiano. Quella che potete leggere è la prima intervista che concede dall’apertura dell’inchiesta, avvenuta nell’estate del 2019.

D: Lei è rientrato nel pieno delle sue funzioni un anno fa, dopo molti mesi di sospensione a causa delle vicende giudiziarie. Subito dopo, è scoppiata la pandemia. Un momento molto particolare, per tutti, e per lei come sindaco in particolare, che rientrava nei suoi uffici giusto in tempo per fronteggiare una sfida enorme per tutti.
R: La mia comunità era già allenata a resistere, dopo tutto quel che era successo. Uso la parola comunità davvero non a caso, perché questa è davvero una comunità che si pensa e vive come un corpo solo, e che sa che dalle difficoltà si esce tutti insieme. Questa, l’Emilia, è una terra di resistenza. Una terra che sa reagire e  ripartire, che dice sempre “noi”. In tutti i momenti, nella speranza come nella paura, abbiamo sempre pensato al plurale, anche come istituzioni. Come sindaci ci raccordiamo costantemente, grazie alla preziosa regia della Provincia e del suo Presidente. Per questo non ci sentiamo soli nonostante questa fase di grande difficoltà e smarrimento. Abbiamo avuto conferma, ancora una volta, dello straordinario valore delle associazioni di volontariato, che si confermano una risorsa fondamentale per la coesione delle nostre comunità.

D: Ha mai pensato a come avrebbe vissuto una situazione del genere se non fosse capitata dopo l’inchiesta Angeli e Demoni, gli scandali, le polemiche? Quanto ha cambiato il suo approccio a una situazione così complicata e delicata?
R: Io non sono più il sindaco “di prima”. Ho iniziato ad avvicinarmi alla politica da giovanissimo, avevo 16 anni, una passione che mi ha accompagnato fino ad oggi, che di anni ne ho 48. Quando sono rientrato ho deciso di non occuparmi di certe tematiche, per ragioni di opportunità e correttezza e per evitare dannose, ulteriori strumentalizzazioni. Ho scelto di continuare a dare il mio contributo con ancora più entusiasmo e determinazione, ma tenendo un profilo più basso e con maggior discrezione. Rinuncia doverosa ma molto sofferta, in quanto  “confligge” col mio modo di essere sindaco, che ho sempre cercato di interpretare come un impegno a 360 gradi, senza mai sottrarmi, anche quando si trattava di assumere posizioni scomode. Non posso prescindere dal “nuovo” contesto, svolgo il mio ruolo al meglio che posso, cercando di tutelare i miei collaboratori, l’ente e la comunità che ho l’onore e l’onere di rappresentare.

D: Vive, in questo contesto, un senso di precarietà?
R: Esatto, proprio così. È come se quando ti chiedono “come stai?” tu non riuscissi più a dire “sto bene” ma, al massimo, “per ora sto bene”. Perché avverti come una spada di Damocle che incombe  e che temi, da un momento all’altro, possa stravolgere la tua vita. Devi imparare a convivere con questa situazione. Oggi non sarei qui nel mio ufficio senza il  costante sostegno della mia comunità, dei miei collaboratori, della mia meravigliosa squadra, la Giunta, e di tutto il Consiglio comunale. Bibbiano è, per me, una seconda famiglia, Qui mi sono sentito accolto e sostenuto. Oggi più che mai, intendo ricambiare l’affetto e la fiducia dei bibbianesi e c’è solo un modo per farlo: con i fatti. Dando attuazione al programma ambizioso con cui ci siamo presentati alle elezioni.. Hanno attaccato, senza ragione, Bibbiano e i Bibbianesi  con una violenza inaudita, violenza che avrebbe messo in ginocchio chiunque, ma non questa comunità. Amministratori, struttura tecnica e cittadini di rara dignità e con la schiena dritta. Non so se ce l’avrei fatta senza di loro.

D: Dopo la pandemia, gli adesivi Parlateci di Bibbiano sembrano reperti archeologici.
R: Io credo che chi parla del “partito di Bibbiano” avrebbe solo  da imparare dalle donne e dagli uomini di questo partito. Donne e uomini di Valore e con grandi valori.

D: Che impatto ha avuto la pandemia su un comune benestante, come quella che lei guida, e sulla vita sociale ed economica del territorio?
R: Come tutti i comuni abbiamo utilizzato gli strumenti messi a disposizione dal Governo, come ad esempio i buoni spesa. Abbiamo inoltre messo in campo azioni a sostegno del commercio e fatto ripartire i servizi educativi e agli anziani nei tempi previsti ed in sicurezza, grazie ad investimenti significativi. Nei tempi di crisi, lo abbiamo visto anche con la crisi economica del 2008, la platea di chi è in difficoltà si allarga ma poi, passato il momento critico si ritorna alla “normalità”. L’auspicio è che questo possa verificarsi anche con questa pandemia. Sembra una frase fatta, ma questa è una terra in cui le persone non perdono tempo a lamentarsi ma  reagiscono, si rimboccano le maniche e ricominciano. Come ogni crisi, anche questa può rappresentare un’opportunità per reinventarsi, innovare e diversificare il proprio modo di fare impresa. Ma è fondamentale sostenere concretamente questi settori così duramente colpiti. Anche a tale scopo è necessaria una pubblica amministrazione più semplice, più veloce e più efficiente. Aggiungo che questa pandemia, con le sue regole di contenimento, ha favorito comunque una riscoperta del territorio, dei negozi di prossimità, delle bellezze naturali e turistiche che prima trascuravamo, forse proprio perché vicine. Durante l’estate, abbiamo riscoperto il nostro bell’ Appennino. Questo rinnovato rapporto con il nostro paesaggioo, può diventare una importante opportunità per il rilancio e la ripartenza, anche dal punto di vista economico. Pensiamo al Parmigiano-Reggiano, o ai castelli matildici, al folclore emiliano, una tradizione musicale straordinaria, l’enogastronomia che qui è un’arte, la cultura, i nostri teatri e potrei continuare a lungo. L’auspicio è che le nuove generazioni colgano queste straordinarie opportunità.
Non dimentichiamo che Reggio Emilia, che dopo la guerra era in ginocchio ed una terra tra le più impoverite d’Italia, ha saputo ripartire con grande unità e solidarietà, Con senso di sacrificio  ha costruito una prosperità diffusa, fondata su eccellenze industriali, sul welfare, sulla sanità pubblica. Oggi più che mai si comprende la grande importanza di una sanità pubblica e universale e lo straordinario valore del personale medico, sanitario e socio-sanitario. Non dobbiamo dimenticarlo mai.

D: Che forza e che limiti ha mostrato, secondo lei, il “modello emiliano”, in questa tragedia?
Il “Modello Emiliano” rappresentato da comunità coese, da un solido associazionismo, da forte solidarietà e da una rete diffusa di qualificati servizi alla persona, da tenaci imprenditori, artigiani e commercianti, ha rappresentato un argine di fronte a questa situazione drammatica..
E’ una cosa che ci riempie d’orgoglio, qui a Bibbiano, la ricchezza dei servizi educativi e dei servizi agli anziani. Il nostro modello di comunità non può prescindere dalla centralità delle persone e dei loro bisogni. La vera sfida sarà ripensare i servizi in base ai nuovi scenari, scenari che dovranno in ogni caso ripartire da lì, dall’educazione, dal sapere e dalla cultura. Sono da sempre i pilastri per il nostro modello di sviluppo, uno sviluppo sostenibile. Se un limite vogliamo trovare in noi reggiani, è che dovremmo essere più orgogliosi delle bellezze e delle vocazioni del nostro territorio che può rappresentare anche un volano per la ripresa economica.. Oggi più che mai l’Emilia è centrale e attrattiva grazie anche a grandi intuizioni come  la stazione Mediopadana, una grande opportunità di sviluppo e rilancio.

D: Non fa impressione essere in maggioranza con la Lega, e con la Borgonzoni sottosegretaria.
R: No, non mi fa impressione, onestamente. Ho le mie idee,  le mie convinzioni su quello che è successo, ma questo non cambia quel che penso politicamente. In questo momento il destino del paese è a un bivio, c’è bisogno di unità ed è importante fare tutti un passo avanti. Poi, tra due anni si può ricominciare a confrontarci nelle reciproche differenze, ma solo dopo aver dato tutti il meglio per poter fare uscire il paese da questa situazione drammatica. Per questo, aggiungo, che per la sottosegretaria Borgonzoni le porte di Bibbiano sono aperte. Abbiamo in programma importanti iniziative e attività culturali che potrebbero essere fonte di attenzione anche per il suo lavoro al Ministero. Ho sempre pensato che gli aspetti personali e umani, anche quando dolorosi, siano secondari rispetto all’interesse collettivo. Questo, chiaramente, senza mai rinunciare alla memoria e alla propria dignità. Se per due anni smettessimo con questa eterna guerra tra guelfi e ghibellini sarebbe già molto e potremmo gettare le basi per un futuro diverso, che difficilmente potremmo costruire in una situazione di continuo conflitto tra fazioni  che avrebbe come unico risultato la lacerazione del paese.

D: Lei fa parte di un partito che qui governa da sempre. Inoltre, anche a Roma il Pd sembra non sapere chi è, se non governa. Un problema di identità ormai incancrenito.
R: Come sa, mi sono autosospeso dal PD nel luglio 2019. Non mi sembrerebbe giusto né corretto, in questa fase tanto delicata, esprimere giudizi. Posso solo dire che l’amarezza è tanta, per una comunità politica sempre più divisa e lacerata da personalismi esasperati. Occorre recuperare un’identità, un’anima, una visione che abbia il coraggio di guardare al futuro e non solo al passato.

D: Peraltro, i nemici di ieri sono sempre gli alleati di domani.
R: La politica così come la vita è fatta di compromessi, il problema vero è sempre dove metti l’asticella sotto la quale non si può andare. Io preferisco pensare che questo ennesima mediazione ci porti finalmente a superare, affrontare e risolvere i problemi strutturali che questo paese si trascina da troppo tempo. Superare in tanti ambiti una cronica resistenza al cambiamento che limita fortemente le tante potenzialità che questo paese può esprimere e utilizzare al meglio le tante risorse messe a disposizione dall’Europa. Credo, finalmente, che ci possano essere le condizioni per mettere in campo un piano serio e credibile di investimenti pubblici per il paese. Un percorso che non può prescindere dal coinvolgimento e dal sostegno concreto ai Comuni. Ad esempio a Bibbiano stiamo lavorando per far partire nei prossimi due anni circa 15 cantieri: dalla riqualificazione dei centri, agli interventi per la sicurezza nelle scuole, dalla mobilità sostenibile agli impianti sportivi. Questo ci permetterà di iniziare a ricostruire prospettive future solide.

D: Questo è un paese che sembra aver perduto la memoria.
R: È vero. Negli ultimi anni abbiamo assistito ad un crescente imbarbarimento di toni, di rapporti, un utilizzo sempre crescente di uno strumento straordinario, come i social, per veicolare fake-news, messaggi di odio e di cattiveria gratuita. E’ in questo contesto che siamo stati travolti dalla pandemia. Questa ha stravolto le nostre certezze e ci ha imposto una riflessione sull’importanza e sul valore di tante “cose” , il valore della memoria, di questi gesti e di piccole e grandi conquiste che davamo per scontate. Il valore del rispetto reciproco, il peso dei comportamenti e delle parole, dovranno necessariamente rappresentare il punto da cui ripartire nella nuova fase, terminata l’emergenza. Questo non potrà prescindere dalla centralità delle competenze e del merito. Perché quando, in un paese, la competenza smette di essere un valore, è l’inizio della fine.

D: Cosa pensa del mestiere di sindaco, dopo tutta la tua esperienza.
R: Lo considero ancora il più bel “mestiere” del mondo. E’ un impegno dal quale non riesci mai a staccare, ma che ti ripaga, almeno questa è la mia esperienza, penso alla ricchezza delle relazioni e al vivere ogni giorno la “tua” comunità. E’ un’ esperienza che può metterti a dura prova, ma ti fa crescere ed imparare tantissimo. Rappresentiamo l’istituzione di prossimità, raccogliamo tutte le istanze e le critiche dei cittadini, che ci vedono come uno dei pochi riferimenti rimasti, vicini.
Non dobbiamo, però, nascondere, a prescindere dall’appartenenza politica, i rischi frequenti e le grandi responsabilità che i sindaci assumono quotidianamente. E’ sempre più difficile, oggi, trovare donne e uomini, soprattutto tra i giovani, che siano disposti ad abbandonare il proprio percorso professionale per dedicarsi a questo impegno. E’ un problema reale, che riguarda la classe dirigente di questo paese e che va affrontato con estrema urgenza, come ha già denunciato, in più occasioni, l’Associazione Nazionale del Comuni, ANCI.

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