Saini
bio
Sono nato a Monza nel 1980. Il liceo classico Zucchi e l'università statale di Milano sono stati i luoghi della mia formazione, soprattutto informale. Mi sono laureato in filosofia teoretica nel 2004 e da allora ho sempre insegnato nei licei. Per questo mi sono dedicato allo studio della storia con caotica passione: rivoluzione francese, San Francesco, [...] società di massa e totalitarismi, secondo dopoguerra italiano i temi che mi interrogano di più. Alcuni autori sono entrati nella mia vita con tale forza da non esserne più separabili. Su tutti Pascal, Camus, Hegel, Pavese, Peguy, Pasolini.
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Ultimi commenti
in: LETTERA A UNA PROFESSORESSA. Ha senso assumerla come modello?
Chi ha scritto questo squallido testo dovrebbe vergognarsi. Per i contenuti, per lo stile, per le intenzioni, per la forma sintattica e lessicale, per le argomentazioni. Per fortuna tutto torna: proprio chi pretende di far risalire a don Milani l'ipotetica decadenza della scuola attuale, si rivela maestro ignorante e superficiale, che non potrà quindi diffondere [...] se non ignoranza (presuntuosa, ahimè, e non curiosa) e superficialità.
Altro Chiudiin: L'assessore Rozza imbratta un'auto e la campagna elettorale è solo all’inizio
Nomen omen?
in: L'attacco di Tunisi e l'irresistibile voglia di Isis della stampa italiana
Il problema, a mio avviso, è mancanza di conoscenza giornalistica approfondita di ciò ch sta accadendo nel mondo arabo. Come detto più volte, gli inviati veri sono pochi, l'attenzione dei media è sbilanciata sulle nostre beghe interne da quattro soldi, ecc. Conseguenza di ciò è che da noi cosa sia ISIS non si è ancora [...] veramente capito, quindi resta ignota anche la differenza tra questa e altre organizzazioni o gruppi fondamentalisti. Credo di non pensare troppo male, se ritengo che ISIS sia, nell'attuale percezione nostrana, il nome che si attribuisce ai "cattivi" nella stagione 14/15. Quindi, di fatto quei titoli significano: "i cattivi hanno fatto un attentato". Il problema è se ci sta bene continuare a farci trattare dalla stampa come bambini di seconda elementare.
Altro Chiudiin: Meritocrazia, meritofilia e sistemi di valutazione
Grazie Andrea. Sono d'accordo con molti spunti e osservazioni del tuo articolo. Un dubbio che ho riguarda il rapporto tra meritocrazia e degenerazioni spesso mascherate in suo nome (es. studio giapponese di architetti notturni). Tu ci tieni a distinguerle da una reale e sana meritocrazia, e ti capisco. Rimane però in me il dubbio che [...] spesso chi parla di meritocrazia persegua invece prospettive di quel genere. Penso a certi ambienti bocconiani e affini, ma non solo.
Altro Chiudiin: Sull’impossibilità della valutazione del merito e a favore del merito
Caro Umberto, ti ringrazio per la tua analisi e per le tue critiche. Su alcuni passaggi sono d'accordo con te, temo di non aver capito alcuni dei tuoi passaggi e nutro infine alcune perplessità su alcuni punti. Mi limito ad alcune osservazioni fondamentali: 1. Non credo di aver mai detto che il merito non è importante. Anzi, [...] proprio perché importante va capito a fondo e non trattato come un ovvio luogo comune. Al di là del titolo provocatorio, il mio articolo non è un attacco alla meritocrazia, ma un attacco ad una diffusione acritica (ideologica) di tale concetto, in buona o cattiva fede. 2. Il passaggio che mi preme di più è quello per me fondante: il merito non riguarda la dimensione originaria dell'esistenza umana. Nessuno merita di nascere, nessuno merita doti, capacità e limiti che si ritrova addosso. Credo sia fondamentale tener conto di questa "datità" originaria quando formuliamo e proponiamo i nostri valori e quando affrontiamo la nostra quotidiana esistenza. 3. Non credo che la competitività sia una caratteristica fondamentale dell'esistenza umana. Nemmeno in ambito lavorativo. Si tratta di una opzione culturale piuttosto recente (Malthus, Smith, Darwin...) Le persone possono decidere di affrontare tutto con competitività. È una scelta (a mio avviso deleteria). È chiaro che ci sono ambiti e situazioni in cui la competitività è essenziale (ad es. lo sport). Ma restano ambiti limitati da cui è importante "saper uscire". (Capire che è finita la partita, ecc.) 4. Ultima nota. Non credi che la mia realizzazione dipenda fondamentalmente dal riconoscimento altrui dei miei meriti. Conta, è importante, ne sentiamo il bisogno, ma non può essere fondamentale ed irrinunciabile. Noi siamo più grandi di qualunque merito ci venga riconosciuto. Perché siamo nati.
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