Sono d'accordo che la scuola è un servizio pubblico "strategico" ma proprio per questo si dovrebbero adottare politiche di indirizzo e gestione più efficaci, lo sblocco degli scatti o gli aumenti paventati non servono a nulla se non ci sarà una vera visione di cambiamento. Purtroppo i soggetti (sindacati e governo) che dovrebbero fare la [...] "modernizzazione" in realtà stanno facendo una battaglia di retroguardia, delegittimandosi a vicenda. Il risultato? una scuola da paese sottosviluppato o tra gli ultimi dei sviluppati. Quindi i test parametrici sulle scuole e università che certificano le nostre incapacità, al di là della retorica del valore della scuola Italiana portano il Sistema ad operazioni di "minor danno" visto il dilagare dei giovani che non studiano e non lavorano NET, come l'abbreviazione dei corsi di studio, o le scuole fatte in famiglia come indicato in un interessante articolo dell'Espresso di domenica scorsa.
Guardi, sono quasi 30 anni che lavoro nella scuola, questi discorsi, "piagnistei" dei docenti ormai sono insopportabili, e vorrei spiegarmi solo in alcuni punti che sono stati affrontati nell'articolo della Ferrante. Partiamo dalla legge 107? Allora la Ferrante mi vuole spiegare in quale settore di "servizi" se, e dico [...] se la scuola viene considerata un servizio, si lascia la libertà/discrezionalità alla categoria dei docenti che fa della valutazione degli studenti la propria Mission, di poter decidere chi cosa, come e se devono essere valutati. Ma stiamo scherzando? Ci rendiamo conto che un 40% degli insegnanti non potrebbe fare alcun tipo di lavoro? La ferrante si è mai domandata il perché nonostante siano così afflitti, sfruttati ecc. ecc. tutti i giovani, se potessero andrebbero a fare gli insegnanti? Passiamo allo spostamento di città dei docenti, se diamo la possibilità di non andare al lavoro perché bisogna trasferirsi di sede di 500 o 1000 km, cosa dobbiamo dire ai giovani si devono trasferire all'estero senza lavoro certo senza affetti e senza garanzie, che sono degli scemi? Gli insegnanti sono sfiduciati, ma di cosa? di fare 3 mesi di vacanza? di fare 18 ore di lavoro alla settimana? Di permettersi il lusso di non assumere servizio e mandare il certificato medico per stress? Perfino sulla Alternanza Scuola Lavoro la Ferrante si permette di denigrare, quando, qualsiasi genitore sa benissimo che anche solo vedere,alzarsi e dover affrontare un ambiente di produzione, osservare un luogo di lavoro permette ai nostri ragazzi di vedere com'è la vita in certi ambienti. Non tutti possono permettersi il lusso di criticare e non fare nulla. Per ultimo il famoso algoritmo che ha "danneggiato" alcuni docenti. Ma, signora Ferrante, io capisco tutto, essere fuori dalle dinamiche reali, vivere in certi ambienti ovattati nei quali il "rendere conto" è un optional, ma penso che oramai siamo, (quelli che vogliono ragionare con la loro testa) stufi di certe litanie che se potevano andare bene 10 o 15 anni fa oggi non più. Spero che la mia osservazione la porti un pochino nel mondo, Giuseppe
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in: Gli scioperi della scuola sempre di venerdì?
Sono d'accordo che la scuola è un servizio pubblico "strategico" ma proprio per questo si dovrebbero adottare politiche di indirizzo e gestione più efficaci, lo sblocco degli scatti o gli aumenti paventati non servono a nulla se non ci sarà una vera visione di cambiamento. Purtroppo i soggetti (sindacati e governo) che dovrebbero fare la [...] "modernizzazione" in realtà stanno facendo una battaglia di retroguardia, delegittimandosi a vicenda. Il risultato? una scuola da paese sottosviluppato o tra gli ultimi dei sviluppati. Quindi i test parametrici sulle scuole e università che certificano le nostre incapacità, al di là della retorica del valore della scuola Italiana portano il Sistema ad operazioni di "minor danno" visto il dilagare dei giovani che non studiano e non lavorano NET, come l'abbreviazione dei corsi di studio, o le scuole fatte in famiglia come indicato in un interessante articolo dell'Espresso di domenica scorsa.
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Guardi, sono quasi 30 anni che lavoro nella scuola, questi discorsi, "piagnistei" dei docenti ormai sono insopportabili, e vorrei spiegarmi solo in alcuni punti che sono stati affrontati nell'articolo della Ferrante. Partiamo dalla legge 107? Allora la Ferrante mi vuole spiegare in quale settore di "servizi" se, e dico [...] se la scuola viene considerata un servizio, si lascia la libertà/discrezionalità alla categoria dei docenti che fa della valutazione degli studenti la propria Mission, di poter decidere chi cosa, come e se devono essere valutati. Ma stiamo scherzando? Ci rendiamo conto che un 40% degli insegnanti non potrebbe fare alcun tipo di lavoro? La ferrante si è mai domandata il perché nonostante siano così afflitti, sfruttati ecc. ecc. tutti i giovani, se potessero andrebbero a fare gli insegnanti? Passiamo allo spostamento di città dei docenti, se diamo la possibilità di non andare al lavoro perché bisogna trasferirsi di sede di 500 o 1000 km, cosa dobbiamo dire ai giovani si devono trasferire all'estero senza lavoro certo senza affetti e senza garanzie, che sono degli scemi? Gli insegnanti sono sfiduciati, ma di cosa? di fare 3 mesi di vacanza? di fare 18 ore di lavoro alla settimana? Di permettersi il lusso di non assumere servizio e mandare il certificato medico per stress? Perfino sulla Alternanza Scuola Lavoro la Ferrante si permette di denigrare, quando, qualsiasi genitore sa benissimo che anche solo vedere,alzarsi e dover affrontare un ambiente di produzione, osservare un luogo di lavoro permette ai nostri ragazzi di vedere com'è la vita in certi ambienti. Non tutti possono permettersi il lusso di criticare e non fare nulla. Per ultimo il famoso algoritmo che ha "danneggiato" alcuni docenti. Ma, signora Ferrante, io capisco tutto, essere fuori dalle dinamiche reali, vivere in certi ambienti ovattati nei quali il "rendere conto" è un optional, ma penso che oramai siamo, (quelli che vogliono ragionare con la loro testa) stufi di certe litanie che se potevano andare bene 10 o 15 anni fa oggi non più. Spero che la mia osservazione la porti un pochino nel mondo, Giuseppe
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