Gino Cervi
Pavese di sponda sinistra (che se altrimenti sarebbe lomellino), poi per trent'anni milanese d'elezione (potendo, come Arrigo Beyle), infine pavese di ritorno (come gli analfabeti). Classe 1964, memorabile per via del Barolo e di Van Basten, è un filologo romanzo prestato trent'anni fa all'industria editoriale e mai più restituito. Si occupa prevalentemente dei libri degli altri, redige guide turistiche, ha curato edizioni di classici della letteratura che dire milanese sarebbe riduttivo (Carlo Porta, Delio Tessa, Beppe Viola), sa qualcosa di AC Milan e di Fausto Coppi (e qualche volta lo scrive).