2 torti e 1 ragione per votare Sì al Referendum
Partiamo con una premessa doverosa: la riduzione dei parlamentari è una porcata inutile portata avanti da forze politiche improponibili: il risparmio di costo sarebbe risibile non si ravvedono altri benefici particolari e, nell’ambito di una consolidata tradizione gattopardiana, si tratta di un cambiamento illusorio volto perseguire l’obiettivo finale di fare in modo che nulla cambi.
La nullità di questa iniziativa dal punto di vista sostanziale non esclude che si possa cogliere questa occasione per dare un segnale di tipo politico.
A questo proposito trovo molto convincente quanto argomentato dal prof Pietro Ichino
Insomma, vedo molte più conseguenze politiche negative in un successo del “no” il 20 settembre prossimo – in particolare il rischio di avvitamento del Paese in una spirale conservatrice, il trionfo dell’immobilismo – che rischi seri per la democrazia in un successo del “sì”. Il quale potrebbe invece innescare una stagione di altri mutamenti del nostro sistema istituzionale sempre più arrugginito, anche assai più importanti del taglio dei parlamentari che ora siamo chiamati a confermare.
Dunque il primo torto essenziale è che la riforma è monca e inutile, quindi presa in astratto andrebbe rifiutata (cosa che però la maggioranza in parlamento non ha fatto).
Il secondo torto è che si tratta di uno dei peggiori pasticci della storia recente: questa riforma è stata oggetto di vergognoso mercato delle vacche e ingoiata dal PD a fronte della prospettiva di una nuova legge elettorale che potesse servire gli interessi dei partiti del momento.
Sempre nell‘articolo di Ichino leggiamo:
Riforma costituzionale modesta e monca, dunque, questa su cui voteremo il 20 settembre; ma pur sempre appartenente da decenni al patrimonio programmatico del centro-sinistra. Dovrebbe preoccuparci, semmai, la prospettiva che dopo le bocciature del 2006 e del 2016, da una terza bocciatura consecutiva possa derivare una pericolosa delegittimazione del Parlamento come istituzione rappresentativa: per la terza volta di fila il referendum cancellerebbe una legge costituzionale approvata da ciascuna delle Camere in duplice lettura, a maggioranza assoluta degli aventi diritto al voto. E rafforzerebbe l’idea di una insuperabile refrattarietà dell’Italia a qualsiasi riforma costituzionale incisiva
Per quanto il primo e ovvio riflesso sarebbe dunque quello di votare contro questa ennesima manifestazione della inadeguatezza della classe politica del nostro paese, è probabile che l’unico modo per dare un segnale visibile sia invece votare per il sì.
Atteso che non ci sono realisticamente pericoli per la nostra democrazia è bene che populisti e opportunisti di maggioranza e opposizione vengano messi di fronte alle proprie responsabilità. Che non gli toglieremo le castagne dal fuoco per l’ennesima volta con un Referendum che sancisca come siedere in parlamento in Italia sia una specie di videogioco che non comporta conseguenze o responsabilità e nel quale puoi ripetere la partita finchè non raggiungi il risultato che volevi.
Non si tratta di darla vinta ai populisti o ai barbari, si tratta di riconoscere che non esistono sostanziali differenze tra loro e i partiti, che ancora qualcuno si illude di qualificare come meno peggio.
Intendiamoci, non sussistono elementi tali da giustificare una campagna entusiasta per il Sì, tuttavia l’unica plausibile ragione per esprimersi in questa direzione rimane una sorta di protesta pacifica contro coloro i quali potrebbero e dovrebbero costituire un alternativa ai barbari e continuano a dimostrare di esserne una versione più antipatica, meglio educata e solo marginalmente più presentabile.
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Un commento
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proprio perchè si tratta di un vergognoso pasticcio. io voterò NO
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