Il paese dei troppi aeroporti
A Carlo Cottarelli, economista italiano incaricato nel novembre 2013 come commissario alla revisione della spesa, il governo italiano ha tagliato le ali nell’ottobre 2014. Archiviata, benche’ largamente incompiuta, la spending review, all’Italia resta la ‘spending’, ovvero la solita leggerezza con la quale le autorita’ sperperano da decenni il denaro pubblico.
Proprio negli stessi giorni in cui le tensioni tra Cottarelli e governo diventavano cosi’ forti da spingere l’esperto alle dimissioni, mi sono per caso imbattuto nel sito openflights.org che mette a disposizione gratuitamente dati molto dettagliati sull’aeronautica civile e commerciale. Voli, aeroporti, compagnie aeree vengono catalogati e consegnati alla curiosita’ dei lettori. E quale storia si puo’ trarre da questi dati ? Esattamente quella di una spending review necessaria ma mai compiuta (che in questo caso specifico, contempla sia investimenti pubblici che privati).
A fine 2012, l’Italia disponeva di ben 92 aeroporti a fini commerciali, ovvero praticamente un aeroporto ogni 645.000 abitanti (Grafico 1). Vale, inoltre, la pena notare che oltre la meta’ di questo parco aeroportuale non risultava attivo. Infatti, dei 92 aeroporti, 56 non dimostrano nessun movimento regolare di aerei. Detto in altre parole, ci sono in Italia ben 56 aeroporti, piu’ o meno mantenuti in stato di funzionamento, da cui non decollano ne atterrano voli regolari. Si allunga quindi ulteriormente la lista delle spese inutili e degli investimenti a vanvera.
La redditivita’ degli aeroporti in servizio, funzione prima di tutto della loro utilizzazione, non compensa minimamente il disastro degli aeroporti dormienti. In effetti, sono complessivamente solo 14 gli aeroporti che possono vantare almeno 100 movimenti (tra decolli e atterraggi) al giorno. E appena 4 su 92 (quindi, meno del 5%) gli aeroporti che movimentano quotidianamente almeno 200 aeromobili (Grafico 2).
Qualcuno potrebbe obbiettare che Francia, Gran Bretagna o Germania hanno molto piu’ aeroporti dell’Italia. Certo, ma loro –almeno fino a un passato recente– se lo potevano permettere ! D’altronde, il paragone delle movimentazioni di aeromobili tra questi paesi rispecchia, sul fronte del traffico aereo, dati conosciuti in altri ambiti e qui confermati (Grafico 3):
* scarsa apertura dell’Italia alla globalizzazione: dei maggiori paesi europei, l’Italia arriva all’ultimo posto per voli internazionali/intercontinentali in arrivo o partenza;
* Gran Bretagna, Spagna e Germania hanno sviluppato una rete di collegamenti intercontinentali notevole che rispecchia assai bene l’espansione delle loro economie e dei rapporti internazionali storicamente consolidati.
E del Volare di Modugno, a questo punto, rimane solo un verso, di quelli che solitamente non ci si ricorda: Ma tutti i sogni nell’alba svaniscon.
2 Commenti
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Potreste per favore elencare questi 56 aeroporti da cui non decollano voli commerciali? L’aeroporto di Venegono vicino a Malpensa, quello del Lido di Venezia, quello dell’Urbe a Roma etc. ospitano l’Aviazione Generale, non i jet di Alitalia o Lufthansa. Perché non divrebbero esistere?
Anche a me non sembra esserci una solida relazione tra i numeri mostrati (peraltro incompleti, come fa notare giustamente Marco Giovanniello) e la tesi proposta.