Teatro

Laudato si’: Michele Sinisi in dialogo con Dio

30 Marzo 2023

Il 31 marzo e 1 aprile, per Alta Luce Teatro a Milano, va in scena Laudato si’, opera cross mediale di e con Michele Sinisi. Un monologo sul divino, a partire da un lavoro di riflessione e studio sull’enciclica di papa Francesco e sul Cantico delle creature. Un percorso complicato fra quotidianità umana, relazioni terrene, spazi urbani, ricordi,  paesaggi e il divino, che si inventa e reinventa in modo costante attraverso il dialogo con immagini, spunti e collegamenti che l’attore compone grazie a una proiezione web sul palco.

Un lavoro complesso, la cui definizione sfugge alle presentazioni e che richiede allo spettatore di affidarsi al flusso della relazione che si crea fra scena e pubblico. Ne abbiamo parlato in una breve intervista con l’attore e regista Michele Sinisi.

Parlare di Dio oggi in un momento di profonda crisi – sociale, culturale, esistenziale – nel quale le difficoltà del presente, fra anni pandemici, conflitti internazionali, crisi economica e climatica, sembrano negare la sua esistenza appare una sfida ardua. Da cosa nasce l’esigenza di confrontarsi con un tema di così alto spessore ma, allo stesso tempo, di così difficile trattazione?

Parlare di Dio è una possibilità che non ho mai rifiutato, anche con la scomodità di un rischio di inadeguatezza, con il pensiero di non essere all’altezza, nel dubbio di non crederci a volte, a volte di aggrapparmi a questa possibilità. Parlare di Dio è comunque qualcosa che mi affascina, anzi più in generale mi affascina tutto ciò che procura in me mistero. Mi affascina provare ad addentrarmi nella comprensione spaziale, contenutistica di ciò che è complesso, che fa nascere in me una curiosità, una voglia di mettermi in gioco. Mettendo in conto anche di sbagliare in questa ricerca e fare un buco nell’acqua. Mi piacerebbe anzi tornare ciclicamente su certi temi, assumermi la responsabilità di esprimermi. Credo sia anche una questione di generazione: ho quarant’anni, sento il bisogno di dire la mia su certe questioni.

Nel quotidiano le domande esistenziali sembrano essere state rimosse dalla società. Solo quando avviene uno strappo, un fatto traumatico che impone un fermo alla corsa costante della routine, sollecitata da costanti urgenze, ci vediamo costretti, spesso controvoglia, a interrogarci sul senso della vita e delle nostre azioni. Parlare di Dio in questo contesto può essere un viatico utile per “rallentare” i pensieri e provare a porci domande di senso?

Fondamentalmente il viatico, per me, è il timore e la paura stessa di affrontare questo argomento, per quello che rappresenta in sé e per quello che ha rappresentato a caldo nella detonazione dei primi due lock down. L’argomento è scomodo e lo è tanto più in questo momento storico, ma è proprio questa scomodità il motore per cui ho deciso di affrontarlo. La provocazione, l’imbeccata, è arrivata – come racconto nello spettacolo – da un mio condomino che, candidamente, dopo aver visto lo spettacolo “Murgia”, dedicato al tema del paesaggio, mi stimolò chiedendomi di lavorare sull’enciclica del 2015 “Laudato si” così come sul “Cantico delle creature di San Francesco”. Un lavoro che poteva essere sia formale che contenutistico.

Ma, e questa è una provocazione, se “Dio è morto” a chi parla uno spettacolo che parte proprio da una riflessione sulla divinità e sulla relazione fra umano e divino?

Le questioni sono molte: è morto Dio? È morta la definizione di Dio? È risorta una nuova definizione? Credo che sia tutto in continuo movimento. Dio è una nostra proiezione? Non lo so. Sono domande a cui non so dare risposta, già tanto che riesca a formulare una domanda. La cosa che cerco di fare, essendo attore e regista, è cercare di connettermi allo spettatore e fare di un pensiero, di uno spunto creativo un modo per comunicare. Quando uno spettatore viene a teatro, a prescindere dalle motivazioni per cui sceglie di farlo, mi piace prenderlo per mano, accompagnarlo in una scoperta. Quindi tornando alla domanda direi che se Dio è morto dobbiamo andare, insieme, a vedere dov’è finito. In quello spazio possiamo avviare un dialogo.

Il teatro da sempre interroga sugli archetipi esistenziali, sul loro nesso stringente con la nostra realtà di tutti i giorni e sulle risposte a questioni profonde dell’essere che possiamo provare a elaborare per mezzo della scena, anche in rapporto al divino. Il discorso meriterebbe uno spazio di approfondimento ben più ampio, ma provando a essere essenziali, le sacre rappresentazioni raccontavano al pubblico una storia che potesse essere guida del loro presente, le opere teatrali della contemporaneità hanno messo in discussione l’esistenza di Dio e il legame con l’umano: cosa si può ancora dire di Dio nel post contemporaneo in scena?

Cosa si può dire di Dio nel contemporaneo? Considerando che le sacre rappresentazioni erano il luogo adatto per trattare dell’argomento, posso anticipare che nello spettacolo questo elemento è presente, ma non posso svelare altro. Aggiungerei che tutto parte dalla mia refrattarietà a trattare il tema in ambito esclusivamente teatrale, per timore di non essere interessante. Parlo di ambito teatrale cioè dei teatranti: per quanto riguarda lo spettatore il discorso è diverso. Dovremmo fare uno sforzo per conoscere meglio lo spettatore, trattando di temi di questo tenore, cercare di creare un maggior legame fra pubblico e teatranti, rompere la bolla che li tiene isolati. Dovremmo tornare a parlarci. Durante la pandemia è successo, ci siamo parlati. Nel momento della chiusura il dialogo non è cessato, il teatro è diventato una iper presenza, nonostante la condizione di vicinanza fosse stata minata dal non poter stare assieme nello stesso spazio. Mai come durante la pandemia hanno parlato di teatro anche persone che non sono mai andate a teatro, quindi dovremmo ricordarci di tutto questo e provare a rifondare il dialogo fra spettatore e scena, come prima forma di comunità. La sfida di parlare di Dio può essere un buon inizio.

31 marzo / 1 aprile 2023 – ore 20:30
Laudato Si’
opera cross mediale di e con Michele Sinisi
produzione BANCA ETICA
Festival Castel Dei Mondi – Andria

Alta Luce Teatro

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