Terrorismo
Ricordiamo le vittime del terrorismo, la storia sbagliata d’Italia
Si celebra oggi il Giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo. Quest’ultimo è stato istituito nel maggio 2007, con l’approvazione, da parte del Parlamento, di un disegno di legge, proposto fra gli altri da Sabina Rossa, figlia del sindacalista Guido Rossa ucciso dalle Brigate Rosse, e da Rosa Villecco, vedova dell’agente Nicola Calipari. La legge, approvata senza i voti del Partito dei comunisti italiani e di Rifondazione comunista, che desideravano che la ricorrenza venisse celebrata il 12 dicembre in onore delle vittime della Strage di Piazza Fontana, “riconosce il 9 maggio, anniversario dell’uccisione di Aldo Moro, quale Giorno della memoria, al fine di ricordare tutte le vittime del terrorismo, interno e internazionale, e delle stragi di tale matrice”.
Tra il primo gennaio 1969 e il 31 dicembre 1987 si sono verificati in Italia 14.591 episodi di violenza con motivazione politica, secondo i dati del Ministero dell’interno. Episodi che hanno causato ben 491 morti e 1181 feriti.
Tra il 1969 e il 1985, ovvero fra la strage di piazza Fontana, da una parte, e l’omicidio di Ezio Tarantelli (economista ucciso dalle Brigate Rosse, ndr) dall’altra, l’Italia conosce una vicenda nella quale due diversi terrorismi sovradeterminano la vita politica. Abbiamo da una parte un terrorismo stragista, quello di Piazza Fontana a Milano (1969) e di Piazza della Loggia a Brescia (1974), dell’attentato al treno Italicus (1974), dell’attentato alla stazione di Bologna (1980), dell’attentato di Val di Sambro al treno Napoli-Milano (1984); dall’altra un terrorismo rivoluzionario che ha nelle Brigate Rosse e nei Nuclei armati proletari i gruppi più noti e attivi, e nell’attentato al leader democristiano Aldo Moro (1978) l’impresa più ardita e sconvolgente.
Ciò che conta sottolineare è che mentre il primo è un terrorismo indiscriminato, riconducibile a movimenti della destra eversiva, il secondo si contraddistingue per la selettività delle sue scelte: un magistrato, un sindacalista, un dirigente industriale, un uomo politico, un giornalista, ecc assunti a rappresentanti istituzionali di quel potere capitalistico, incardinato sulle sulle istituzioni liberal-democratiche, che esso mirava a distruggere.
Quello che a tanti anni di distanza e dopo il suo fallimento definiamo oggi senza esitazioni un disegno delirante e insensato mise in grande difficoltà lo stato e le sue istituzioni, dando vita a quegli “anni di piombo” nei quali effettivamente la stabilità dell’ordine democratico fu sottoposta a sfide e urti di eccezionale violenza.
Le onorificenze conferite oggi sono 377. I destinatari di tale onorificenza, conferita dal Presidente della Repubblica su proposta del Ministero dell’Interno, sono i cittadini italiani appartenenti o non appartenenti alle Forze dell’ordine, alla magistratura e ad altri organi dello Stato, che per le loro idee e per il loro impegno morale siano stati colpiti dalla eversione armata.
Fonti: “Terrorismo politico”, a cura di Luigi Bonanate, in Il dizionario di politica, Norberto Bobbio, Nicola Matteucci, Gianfranco Pasquino, Torino, UTET libreria, 2004; “Terrorismi”, a cura di Nicola Tranfaglia, in Dizionario storico dell’Italia unita, a cura di Bruno Bongiovanni e Nicola Tranfaglia, Roma [etc.], Laterza, 1996.
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