Tecnologia
Le competenze digitali: uno sguardo più da vicino. Italia e Toscana
Lo scorso 21 giugno l’Istat ha pubblicato il Report “Decennio digitale e capitale umano: il ritardo dell’Italia nelle competenze”: il divario nelle competenze digitali tra i Paesi dell’Ue27 è elevato e l’Italia si colloca in ventitreesima posizione, circa 10 punti sotto la media europea. Nel 2023 nel nostro Paese solo il 45,9% degli adulti possiede competenze digitali adeguate, oltre un terzo (36,1%) ha competenze insufficienti e il 5,1%, pur essendo utente di Internet, non ha alcuna competenza. Emerge inoltre un prevedibile gap generazionale: ha competenze almeno di base nei cinque domini il 59,1% dei giovani tra 16 e 24 anni, ma solo il 19,4% degli adulti tra 65 e 74 anni.
Sia tra occupati sia tra chi cerca lavoro la media italiana è molto inferiore a quella europea: nel primo caso, il 56,9% raggiunge un livello almeno di base nei cinque domini, a fronte del 64,7% UE, 67,5% Francia e 75,4% Spagna, mentre la Germania mostra valori poco superiori a quelli italiani; nel secondo, il 38,7% dei disoccupati in Italia ha competenze di base a fronte del 47,7% dell’UE (ISTAT, 2023).
Il capitale umano dei lavoratori e le capacità manageriali sono due dei fattori principali per favorire la digitalizzazione delle imprese, in particolare quelle di minori dimensioni, e contribuiscono più di altri a un’adozione efficace di queste tecnologie e a un loro impatto positivo sulla produttività (Calvino et al., 2022).
La FIGURA 1 mostra alcuni dati sulla managerializzazione in Italia e in altri paesi presi a confronto. In particolare, dal grafico emerge come, rispetto alla media UE, il nostro paese di caratterizzi per un basso numero di manager impegnati nelle imprese, anche a causa di un numero elevato di piccole imprese a conduzione famigliare. Di contro, il numero di figure manageriali sul totale degli autonomi e imprenditori è superiore alla media UE. Questi risultati, pur se parziali e non totalmente esplicativi, possono far ipotizzare un’opportunità per le imprese italiane, che potrebbero avvalersi di queste competenze anche attraverso strumenti come i già sperimentati Temporary Manager, Voucher per l’innovazione (Innovation manager) e fractional manager.
FIGURA 1 | Manager in alcuni paesi, per % su dipendenti, % su totale imprenditori e autonomi e su n° imprese
(Q32023, x=Manager su dipendenti; y=M su autonomi; ampiezza=% su n° imprese 2022)
Inoltre, non potendo limitare il concetto di competenze al solo livello di digitalizzazione, sarebbe utile considerare questi risultati all’interno di un’analisi più ampia. La disponibilità di competenze matematiche e scientifiche e l’alfabetizzazione digitale di un Paese è infatti correlata positivamente con l’adozione di tecnologie negli anni successivi, ed è più forte per le tecnologie dell’informazione (Dalvit et al., 2023). Come ricordato dalla Commissione europea nelle raccomandazioni per l’Italia nel secondo report sul Decennio digitale, sarebbe necessario rafforzare l’educazione digitale nelle scuole e aumentare dell’interesse per le discipline STEM, oltre a promuovere e incentivare percorsi di riqualificazione e aggiornamento dei lavoratori.
Ma cosa intendiamo quando diciamo che un individuo ha “competenze digitali almeno di base”?
Come ricorda la stessa ISTAT, dal 2021 viene rilevato il livello di competenza digitale da parte dei cittadini europei attraverso “un indicatore composito costruito su un set di attività relative all’uso di Internet in riferimento ai cinque domini (comunicazione e collaborazione, alfabetizzazione su informazioni e dati, sicurezza, risoluzione di problemi, creazione di contenuti digitali) definiti dal Quadro comune europeo di riferimento per le competenze digitali: Digital Competence Framework”, arrivato oggi alla sua versione 2.2 (Vuorikari et al., 2022)[1].
Gli individui vengono così classificati con competenze:
- adeguate se per i cinque domini si hanno competenze digitali almeno di base;
- basse se si hanno competenze almeno di base per quattro domini su cinque;
- ridotte se ne hanno in tre su cinque;
- limitate se ne hanno in due domini su cinque.
Delle cinque aree o domini identificati, la Dimensione 1 e 2 costituiscono il modello concettuale di riferimento, mentre le altre Dimensioni aggiuntive delineano: i livelli di competenza (dimensione 3), esempi di conoscenze, abilità e attitudini (dimensione 4) e casi d’uso (dimensione 5) (Eurostat).
Con alcuni approfondimenti è possibile cogliere alcuni dettagli in più rispetto alle competenze che vengono analizzate. I primi due domini (1 e 2) indagano quindi la capacità di utilizzare internet nella ricerca e comprensione delle informazioni e nell’interazione con gli altri, a vari livelli; il 3° dominio potrebbe essere riassunto nelle attività dei white collar, ovvero creare e modificare contenuti digitali, comprendendo al tempo stesso come applicare il copyright e le licenze, e saper dare istruzioni comprensibili ad un sistema informatico. Il 4° dominio è dedicato due temi fondamentali per tutti i cittadini e le imprese e la cui importanza è in costante crescita (FIGURA 2): la cybersecurity e l’impatto ambientale e sociale delle tecnologie.
FIGURA 2 | Attacchi cyber censiti dal Clusit
Gli indicatori sono infatti inerenti alle competenze in materia di sicurezza, ovvero la capacità di proteggere dispositivi, contenuti, dati personali e privacy negli ambienti digitali, così come essere consapevoli della digitalizzazione per il benessere sociale e l’inclusione sociale e dell’impatto ambientale di tali tecnologie digitali.
Infine, il 5° dominio è codificato nei metadati come “Capacità di risoluzione dei problemi” e, analizzando le domande indagate, può essere riassunto anche come capacità di svolgere azioni online, anche attraverso servizi in cloud, per attività quotidiane e di studio.
Un ulteriore elemento di interesse è l’indicatore aggiuntivo introdotto a partire dal 2021 e relativo alle abilità di informazione e comunicazione online. Con questo nuovo indicatore composito gli individui considerati dotati di tali capacità sono coloro che sanno informarsi e comunicare online ma non hanno competenze nei domini 3,4 e 5. Un indice quindi interessante sia dal punto di vista lavorativo sia, e soprattutto, da quello sociale.
Come accennato, è questo uno degli aspetti su cui si è soffermata anche la Commissione europea, poiché è nelle competenze digitali che viene indicata una delle maggiori lacune del Paese, tale da incidere sugli sforzi per colmare i divari digitali e ostacolare la competitività. Nonostante l’attenzione della roadmap e le numerose iniziative recenti dell’Italia, come ricordato solo il 45,8% delle persone in Italia possiede almeno le competenze digitali di base e la quota di specialisti ICT nell’occupazione rimane limitata, mentre la domanda di queste competenze da parte delle imprese è in aumento (FIGURA 3).
Secondo le previsioni 2024 Unioncamere-Excelsior, le competenze green e digitali saranno sempre più richieste nel prossimo quinquennio, con una stima di più di 2,1 milioni di occupati (poco meno del 59% del fabbisogno totale) che avranno bisogno di competenze digitali entro il 2028. I ricercatori rilevano però anche un’influenza del grado di specializzazione della figura: “la quota di lavoratori ai quali verrà richiesto il possesso di competenze digitali passa dal 21% circa relativo agli operai, i conduttori di macchinari e le professioni non qualificate al 57% relativo alle professioni impiegatizie e dei servizi, fino all’84% corrispondente alle professioni specializzate e tecniche” (Sistema Informativo Excelsior, 2024). Per quanto concerne invece le e-skill, questo indicatore viene ottenuto considerando coloro i quali sono in possesso di almeno due delle tre e-skill mappate nel Sistema Informativo Excelsior (ovvero competenze digitali di base, capacità di utilizzare linguaggi e metodi matematici e informatici, capacità di gestire soluzioni innovative).
FIGURA 3 | Fabbisogni occupazionali di professioni con competenze digitali nel periodo 2024-2028
(scenario positivo[1])
Un ulteriore aspetto di interesse emerge dall’analisi dei dati sulle competenze nell’uso del computer (3° dominio) confrontando maschi e femmine dai 16 al 29 anni. La FIGURA 4 mostra come anche in queste competenze sembra riflettersi la minore partecipazione, per motivi culturali, delle donne a materie STEM e attività maggiormente legate a calcolo e programmazione. Quest’ultima, in particolare, vede la maggiore distanza in termini relativi.
FIGURA 4 | Computer skills
(quote %, 2023)
Uno sguardo alla Toscana
Dal punto di vista regionale, è utile procedere sotto due aspetti: il primo, che considera gli indicatori standard utilizzati da Istat e da Eurostat per la rilevazione delle competenze digitali; il secondo, che ripercorre rapidamente – rimandando allo studio in questione per approfondimenti – il lavoro svolto da IRPET nel 2023 su questo tema.
Considerando il primo aspetto, nella FIGURA 5 è stato ipotizzato un possibile percorso di crescita della Toscana e dell’Italia, ipotizzando rispettivamente (Toscana T; Italia T) che il target sia raggiunto da entrambi, e quindi immaginando una crescita dell’8,5% all’anno, dal 2023 al 2030, nel numero di individui con almeno un livello base di competenze digitali; nel secondo scenario invece (Italia; Toscana), è stato considerato il tasso di crescita italiano dal 2021 al 2023, applicato anche alla Toscana e considerato costante fino al 2030. Dai risultati, per quanto semplificati, appare chiaro lo sforzo ulteriore che il Paese e la Regione dovrebbero applicare per raggiungere il target. Anche un contributo demografico (ricordando che la percentuale sale a 59,1% dei giovani tra 16 e 24 anni in Italia, contro la media 2023 di 45,9%) non è sufficiente a mettere al riparo da tale sforzo richiesto.
FIGURA 5 | Italia e Toscana verso il target UE (80%)
Ipotesi di andamento
Considerando invece il contributo IRPET (Duranti & Patacchini, 2023), è possibile apprezzare alcune evidenze ulteriori sulla Toscana. L’indicatore IRPET, come quello originario di Eurostat, è stato costruito considerando quattro aree di competenza: Capacità informative, Capacità comunicative, Capacità di risoluzione dei problemi, Software skills. Per definire i livelli di competenza in ciascuna area, sono state individuate una serie di attività che, se effettuate negli ultimi 3/12 mesi, dimostrano il possesso di competenze almeno di base; la varietà dei compiti svolti o la complessità degli stessi eleva il livello di competenze al di sopra di quello base, mentre il mancato svolgimento delle attività indica l’assenza della relativa competenza.
Riferendosi sempre agli ultimi dati disponibili al momento dell’indagine, ovvero sul 2021, rispetto al 2019 i cittadini toscani hanno progredito in tutti i domini considerati (FIGURA 6), con livelli superiori alla media italiana, anche considerando la revisione dei criteri (2021: Toscana 61,4%; Italia 59,4%). Inoltre, viene rilevato come la Toscana guadagni alcune posizioni calcolando l’indicatore solo sulla popolazione in età attiva, vista l’alta percentuale di popolazione ultra-65enne nella regione.
FIGURA 6 | Popolazione 16-74 anni con competenze digitali almeno di base, per area di competenza e generale.
Toscana
Particolarmente interessante il confronto che le autrici hanno elaborato tra offerta potenziale e domanda di lavoro: a fronte di un tessuto imprenditoriale toscano basato su micro e piccole imprese in larga parte specializzate in settori tradizionali del Made in Italy (FIGURA 7), i dati esaminati registrano un fabbisogno di competenze digitali modesto, inferiore a quello medio nazionale.
FIGURA 7 | micro e piccole imprese sul totale manifatturiero in alcune regioni italiane, per raggruppamenti settori
(2023, quote%)
Nel documento viene inoltre rilevato come “anche il livello di competenze richiesto sia inferiore a quello medio nazionale, soprattutto per i profili adibiti a mansioni di tipo non intellettuale, e ciò appare in linea con gli investimenti digitali adottati dalle imprese toscane, ancora concentrati per lo più su infrastrutture IT di base” (FIGURA 8). Una tendenza che, se protratta nel tempo, rischia di acuire la distanza tra le imprese rendendo il divario digitale sempre più difficile da colmare.
FIGURA 8 | Percentuale delle entrate programmate in cui sono richieste le competenze digitali
(2022, quote %, Toscana)
A tal proposito, un supporto può arrivare da competenze esterne, sia di tipo manageriale (che però, soprattutto per le piccole imprese, si scontrano con i vincoli finanziari e necessitano di incentivi) sia da strutture come la rete dei Digital Innovation Hub, che attraverso risorse europee e PNRR acquisite e competenze strutturate possono affiancare le imprese nell’avvio di percorso di trasformazione digitale, attraverso l’analisi approfondita dei fabbisogni reali e dei processi aziendali. Un processo preliminare che aumenta la probabilità di massimizzare il costo opportunità dell’investimento.
Bibliografia
Calvino, F., DeSantis, S., Desnoyers-James, I., Formai, S., Goretti, I., Lombardi, S., Manaresi, F., & Perani Giulio. (2022). Closing the Italian digital gap: The role of skills, intangibles and policies. OECD Science, Technology and Industry Policy Papers, 126. https://doi.org/https://doi.org/10.1787/e33c281e-en
Dalvit, N., De Hoyos, R., & Iacovone, L. (2023). FUTURE WORK The of Implications for Equity and Growth in Europe. www.worldbank.org
Duranti, S., & Patacchini, V. (2023). Le competenze digitali in Toscana. Nota di lavoro 29/2023, IRPET.
ISTAT (2023). Le competenze digitali dei cittadini.
ISTAT (2024). Decennio digitale e capitale umano: il ritardo dell’Italia nelle competenze
Sistema Informativo Excelsior. (2024). Previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali in Italia a medio termine (2024-2028) – Scenari per l’orientamento e la programmazione della formazione.
Vuorikari, R., Kluzer, S., & Punie, Y. (2022). DigComp 2.2 – The Digital Competence Framework for Citizens. EUR 31006 EN, Publications Office of the European Union. https://doi.org/10.2760/115376
[1] previsioni sul PIL dell’Italia alla base degli scenari (variazione percentuale). Scenario positivo: 2024: +1,2; 2025: +1,4; 2026: +1; 2027: +1,0; 2028: +1,0
[1] L’indicatore delle competenze digitali è stato rilasciato per la prima volta nel 2015 e poi replicato sui dati delle annualità 2016, 2017 e 2019. Nel periodo 2019-2021, l’indicatore è stato revisionato al fine di adattarlo al progresso tecnologico e alla mutata concezione di “competenza digitale”. Il nuovo indicatore sostituisce il precedente dal 2021 e con esso non è direttamente confrontabile, per cui la serie storica è considerata interrotta nel 2019 (IRPET, 2023).
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