Tecnologia
In standby per Marte
Le manie marziane di Elon Musk e l’impossibilità di attuarle.
Marte è l’oggetto del desiderio di molti. Cominciò Jonathan Swift a immaginare che Marte avesse due satelliti che gli ruotassero intorno, nei Viaggi di Gulliver (1726), molto prima che effettivamente venissero scoperti. E pure Voltaire ne accenna nel racconto Micromega (1752).
Ma il suo exploit come pianeta abitato dai marziani, da chi sennò, avvenne nell’Ottocento, dove, secondo lo scrittore Percy Greg, autore di Across the Zodiac, un’astronave che fa uso della apergia, una sorta di energia anti gravitazionale, vola e atterra su Marte nel 1830. In realtà lui scrive il romanzo nel 1880, l’epoca dei viaggi straordinari di Jules Verne, in piena febbre spaziale, Dalla terra alla Luna è del 1865. Greg narra che su Marte vige una civiltà dittatoriale composta da esserini piccoli piccoli che si rifiutano di credere che la vita esista su altri pianeti diversi dal proprio e che l’astronauta terrestre, irrimediabilmente più alto di loro, provenga da una regione remota del loro pianeta.
Era da poco (1877) che Schiapparelli, osservando Marte al telescopio, pensò che sulla superficie del pianeta rosso ci fossero dei canali. Ma la parola “canali”, in italiano, fu tradotta in francese e in inglese con “canals” (e non “channels”) che significa “canali artificiali”, come se una razza marziana avesse potuto creare queste opere d’ingegneria visibili nientemeno che dalla Terra, alimentando leggende di alieni assai tecnologici.
Da lì in poi Marte prese la strada del pianeta prediletto dalla letteratura fantascientifica con opere di tutti i tipi, fino ad arrivare alla Guerra dei Mondi (1897-1898) di H.G. Wells, più volte portata sul grande schermo.
Ovviamente, tutti i romanzi di fantascienza sono metafore che mettono a nudo le civiltà terrestri, colle loro idiosincrasie, le loro manie, le loro culture coloniali, come Il pianeta proibito (romanzo e film del 1956), Cronache marziane (1959), e così via.
Oggi che l’uomo ha mandato sulla superficie del pianeta rosso degli strumenti per scoprirne di più, si è convinto che potrebbe anche andare a viverci, su un pianeta del genere.
Oddio, si è convinto, bisogna vedere chi… C’è qualcuno che lo crede possibile e, non a caso, è un tipo genialoide ma un po’ squilibrato (gentile eufemismo), autistico, a cui il generale Trump, altrettanto squilibrato, ha affidato compiti fin troppo delicati per la sua statura amministrativa.
Elon Musk ha quest’idea fissa, andare a colonizzare Marte, mandando a vivere lì uomini e donne, impiantandovi città e chissà cos’altro. Lui vorrebbe andare a morirci, su Marte, così dichiara. Si accomodi, dico io. E forse non si è accorto di avere detto una grande verità: più facile morirci, su Marte, che viverci.
Vivere su Marte? Ma poi perché, visto che è una roccia senza nulla, non ci sono casinò, né cinema, né teatri, né ristoranti. Comunque difficile se non impossibile.
Perché impossibile? Per mille ragioni, tutte legate alla morfologia del pianeta e alla biologia dell’essere umano, che è incompatibile con qualsiasi corpo celeste che non sia quello su cui si è evoluto e adattato, ossia la Terra.
Se hai studiato un minimo di biologia capisci come gira il fumo, altrimenti i testi di fantascienza potrebbero sostituire quelli della scienza vera, così come la Patafisica potrebbe prendere il posto della Fisica. E assolutamente patafisico sembra il progetto di Musk, un Dottor Faustroll d’oggidì.
D’altro canto se c’è ancora chi pensa che l’Universo sia stato costruito in sette giorni senza tener conto dei permessi delle sovrintendenze, delle lungaggini burocratiche e, soprattutto, delle imprese edili, che trovano sempre l’imprevisto per specularci su, o del vicino che si lamenta che hai invaso la sua proprietà, degli eventuali resti archeologici che puoi trovare scavando per la fossa settica, eccetera, e ha pure il coraggio di insegnarlo a scuola come verità, non vedo perché la Patafisica, scienza delle soluzioni immaginarie, inventata da Alfred Jarry nel 1893, non sia una soluzione possibile. Per questo è patafisico il progetto muskiano di andare ad abitare il pianeta rosso.
Cominciamo innanzitutto colla distanza tra la Terra e Marte.
Viaggiare nello spazio non è proprio così salutare per il corpo umano. Sembra che l’assenza di gravità provochi degli squilibri agli organi interni, per non parlare della digestione e dell’espulsione dei rifiuti corporei. La circolazione, anche quella, si sente un po’ in un ambiente bizzarro. Fatevelo raccontare da quegli astronauti che stanno ancora sulla stazione spaziale internazionale, dopo tutti quei mesi, cosa succede al loro corpo. Appena rientreranno sai le maledizioni che manderanno a chi li ha abbandonati lì.
E poi le radiazioni cosmiche, da cui ci protegge, sul nostro pianeta, il campo magnetico terrestre. Le radiazioni cosmiche ci cuocerebbero, così come cuocerebbero ogni forma di vita, almeno quella che conosciamo noi. Nello spazio codeste radiazioni sono abbastanza fortine, eh. Ma anche sulla superficie di Marte, che oltre a non avere un campo magnetico paragonabile a quello terrestre, ha un’atmosfera sottilissima. Non è un dettaglio di poco conto. È pur vero che chi ha già il cervello cotto non rischierebbe molto di più di ciò che ha già conseguito sulla Terra.
Poi, ammettiamo che si arrivi pure ad approdare su Marte. La gravità del pianeta è un settimo di quella terrestre, e quindi sarebbe difficile camminare, spostarsi, ricalibrare le proprie forze. Forze che dovrebbero essere sostenute da un’alimentazione di un certo tipo. E, se sei su Marte, non puoi chiamare il servizio clienti del supermercato e farti arrivare la spesa a domicilio. Dovrai coltivare il suolo marziano (come? dove? quanto?), allevare animali non se ne parla perché li dovresti nutrire con vegetali coltivati, ma come si fa a rendere fertile un suolo quasi perennemente congelato? Solo nei film (Sopravvissuto. Il marziano, 2015). Niente latte né crema pasticcera, ricordi di una Terra fa.
E già, perché, nonostante siano presenti delle stagioni anche lì, le temperature marziane vanno dai -140° ai +20° (media -60°) e l’acqua, qualora si captasse, bisognerebbe estrarla dalle rocce o dal permafrost per utilizzarla. E, senz’acqua, si sa, la vita, sempre quella che conosciamo noi, non si può mantenere. Quindi, senza coltivazioni e il resto, non si potrebbe andare avanti per molto. E quanta energia ci vuole, peraltro?
Le materie prime? Bisognerebbe prima individuare dove si trovano e poi estrarle, così anche Marte avrebbe la sua età del bronzo, età del ferro ed età dell’oro. O di qualche altro metallo sconosciuto. Ma prima ci sarebbe l’età della pietra e forse non si riuscirebbe ad andare oltre quest’ultima.
Il vento. Il vento su Marte ti porta via, con mulinelli abbastanza violenti che sono stati anche fotografati dallo spazio. E resistici ai venti marziani, alle tempeste di sabbia che oscurano il pianeta intero per mesi.
Altro problema rappresentano i terremoti, sia causati dall’impatto di meteoriti, più comune che sulla Terra perché l’atmosfera marziana è molto più rarefatta che da noi, essendo il pianeta molto più piccolo del nostro, sia da cause endogene ancora tutte da scoprire. L’impatto di meteoriti potrebbe causare la distruzione di eventuali manufatti dell’uomo oltre a mettere in pericolo gli eventuali coloni. E, dalle misurazioni effettuate dai macchinari presenti sulla superficie del pianeta ci dicono che i sismi possono durare per delle ore. Figurarsi che strutture antisismiche ci vorrebbero. Ma nemmeno gli ingegneri del Ponte sullo Stretto.
Soprattutto, l’aria dell’atmosfera di Marte sarebbe irrespirabile per l’uomo, che dovrebbe riciclare di continuo l’ossigeno, o estrarlo dalle rocce, per potersene nutrire. Sai quanto costa?
Ma poi ci sarebbero mille altre cause d’incompatibilità colla nostra biologia, non c’è nulla da fare.
Musk però insiste e il suo obiettivo principale, per il quale passerebbe sul cadavere di milioni di terrestri, è quello di colonizzare Marte e di piantarvi la bandiera a stelle e strisce. Anche se, prima o poi, sono convinto che emetterà una bandiera propria così come una valuta propria, forse proprio su Marte, chi lo sa.
Perché Musk insiste tanto?
Le ragioni posso essere diverse, ognuna delle quali può avere una sua vita autonoma oppure interagire colle altre.
Io ne ho trovato alcune, semplicemente riflettendo e osservando i suoi comportamenti. Ma, certamente, chi lo conosce meglio può fare un quadro clinico più approfondito.
La prima è che ha i soldi e devono avergli inculcato, o se l’è inculcato da sé, che se hai i soldi puoi fare tutto. Questo è il motore immobile che mette in funzione il tormentato cervello di Musk.
Un’altra delle ragioni è che, come Trump, Musk mira a distruggere l’unità europea per poter fare affari miliardari coi singoli stati, ignorando che esistono regole europee e una Corte Internazionale. Lui, come Trump, le regole non le sopporta perché è convinto di essere un outsider. Difatti anche il ricorrere alle maternità surrogate, bestemmia e reato universale per l’amica Giorgia, non è un problema né per lui né per Giorgia, grande esempio di coerenza. Per questo corteggia i neonazisti in Germania, prevede guerre civili in Gran Bretagna e l’eliminazione dei giudici italiani che molestano la sua Giorgina, così invaghita di lui.
Ma Musk fa di più, e come spesso succede, piscia fuori dal pitale. Forte dello slogan Make America Great Again, MAGA, vorrebbe estenderlo all’Europa, immaginando forse un’Europa depressa e incerottata, non avendo idea di come l’Europa funziona né che cosa sia: Make Europa Great Again, MEGA. Non avendone idea, non sapendo quindi, o facendo finta di ignorarlo, crede che Bruxelles possa decidere di diventare grande o più grande, mentre l’Europa è già grande così com’è, soprattutto dopo i clamorosi errori del Novecento, causati proprio da coloro che Musk adesso supporta, i neonazisti e i nostrani psicofascisti. È una povera pazza.
Tornando al viaggio su Marte, un’altra ragione è caratteriale. Lui è il creatore di aziende che hanno lo spazio siderale come oggetto principale del loro esistere, sia che si tratti di satelliti artificiali che orbitano intorno alla Terra per le comunicazioni sia per i viaggi spaziali. Musk si è infatuato dell’idea di andare su Marte e vuol convincere il mondo intero che ci riuscirà. Un po’ come Greta Thunberg e i suoi venerdì climatici. Infatti sono autistici entrambi, non è un caso.
Ma lui vorrebbe colonizzarlo, Marte, questo è il punto, e per le ragioni che ho elencato prima, ma ce ne sarebbero mille altre, sempre di ordine biologico e logistico, non è possibile. Questo sì è veramente contro natura, non il gender, spauracchio inesistente di tutte le destre.
Lui ha tanti tipi di famiglia in una sola e forse proietta questa sua voglia di riproduzione su altri pianeti. Inseminator. Come s’intitolava uno degli ultimi film di 007 con Pierce Brosnan, Il mondo non basta (1999).
Ecco, Elon Musk, in una trama da 007, sembra uno di quei miliardari che possiedono tutto e che vogliono avere sempre di più e, come in un film di spionaggio, influenzano le elezioni statunitensi ed europee, stringono patti con capi di stato, scambiano favori, e incrementano il proprio patrimonio mentre la gente comune di tutto il pianeta ignora questo mondo carsico che sta sotto i suoi piedi. E, diciamo, non sentono per niente la mancanza di una vita marziana alternativa. Si potrà cucinare la pasta alla carbonara e bere un buon marsala invecchiato su Marte? Io dico di no, quindi dove sta la qualità della vita?
L’idea dell’auto elettrica che così tanto piace anche agli ecologisti della domenica che popolano certe aree progressiste, per lui diventa secondaria rispetto al popolamento di Marte. Ora, bisognerà vedere se continuerà a svilupparla, visto che Trump, in apparenza il suo capo politico sebbene lui sia ricco mille volte di più di Trump, vuole tornare all’auto a combustione, essendo i petrolieri tutti dalla sua parte, o se Musk privilegerà altre cose, come, appunto, lo spazio.
Io tornerei al mezzo del futuro, ossia l’asino e il carretto siciliano, tutto dipinto colle gesta dei paladini di Francia: come carburante solo erba o paglia e, se si mettono le mutandine all’asino, si può raccogliere abbastanza sterco. Eventualmente si può regalare a Musk per fertilizzare i campi marziani del futuro.
Però, come uomo più ricco del mondo, Musk può permettersi tutto, mette i bitcoin in un vaso e li annaffia, e il giorno dopo ha una foresta di bitcoin che vale il doppio.
Non mi meraviglierei che l’auto elettrica diventasse e restasse un giocattolo per bambini ricchi. Anzi, lo è già.
Non parliamo poi dei rifiuti, che fai metti un inceneritore pure su Marte e lo inquini come hai fatto colla Terra? Musk usa e getta, come sono soliti fare oltremare. Già tutti i rottami delle macchine che sono state mandate su Marte cominciano a porre problemi. Chissà i marziani che contenti. Terrestrials go home! I satelliti hanno avvistato uno striscione prima che fosse portato via dall’implacabile vento marziano e finito in chissà quale cratere. Faremo ricerche.
Il profilo psichico di Elon Musk è complesso e semplice allo stesso tempo. Ha una facciata di semplicità, perché deve comunicare alle masse un mondo futuro che sia semplice da capire, anche mentendo spudoratamente, ma questa è un’attitudine comune ai demagoghi. E le masse, dicono, sembra che stravedano per lui. Ma sarà vero o è la diceria messa in giro da sé stesso?
C’è anche, ad ogni modo, una complessità che deriva dai rapporti coi poteri, che non si vedono, e che vanno oltre le stucchevoli smancerie con Giorgia o con altri leader del mondo. Quest’ultima è la facciata da telenovela americana. Non che ci sia un complotto, ma di certo degli accordi invisibili sì, perché in gioco ci sono miliardi e miliardi e avere il controllo dei dati e delle comunicazioni, in tempi d’intelligenza artificiale, significa avere una finestra perennemente spalancata su qualsiasi famiglia possieda uno smartphone o un computer.
Mentre io scrivo e voi leggete l’AI lavora e si istruisce (anche lì, secondo me studia su testi sbagliati, visti gli errori che combina). E, se già è un pericolo nelle mani del potere politico, a seconda di chi la gestisce, figuriamoci nelle mani di un privato o di un consorzio di privati a cui interessano solo i quattrini, non importa se debbano passare sulle salme delle persone. Tutti, agli occhi degli imprenditori come Musk, non siamo persone, siamo consumatori e qualsiasi mezzo è buono per vendere anche cose di cui non abbiamo bisogno. Lo fanno Zuckerberg, lo fa Bezos, lo faceva Berlusconi, lo fa persino quell’inetta della Santanchè che fa fallire tutte le proprie imprese. Ecco, lei è totalmente patatafisica.
Anche l’accumulo di ricchezza è una patologia tutta capitalistica. L’antico racconto di Ovidio, nelle Metamorfosi, di Mida e del suo tocco che rendeva tutto d’oro, dono di Dioniso, per poi pentirsene perché non poteva più mangiare nulla in quanto l’oro è un po’ duretto da mandar giù, non tocca tutti questi riccastri che soffrono della sindrome di zio Paperone: accumulare ricchezze. Che se ne farà mai Elon Musk di tutti quei soldi? Perché non prova, lui e i suoi colleghi, a rimettere a posto quello che è stato ammalorato sulla Terra anziché incaponirsi di colonizzare Marte? È più difficile, vero, Elonuccio caro? È inevitabile, sono le idee fisse degli autistici. Non c’è verso di fargliele cambiare e chi non è d’accordo è un retrogrado, tanto lui è Musk, l’uomo più ricco del mondo e voi non siete un cazzo.
Giusto un aneddoto in più sul re Mida. Apollo lo punì per uno sgarbo che gli aveva fatto, una questione di priorità in una gara musicale con Marsia, e gli fece crescere le orecchie d’asino, come fu per Pinocchio. Non meravigliamoci se un giorno ci vedessimo spuntare Musk colle orecchie d’asino. Sarebbero meritate. Apollo, pensaci tu.
Proiettandosi in un mondo alieno, suggestivamente attraente perché ormai mitologizzato come Marte, Musk rinverdisce il sogno americano. Per questo piace ai più sprovveduti, che però sono quelli che più hanno bisogno di sognare, forse perché delusi dalla politica o, forse, anche perché sempre più logorati dal consumo e dalla smania di sentirsi sempre i primi della classe, in quanto americani. Di sicuro perché disinformati di com’è fatto il mondo fuori dei patrî confini, essendo fermamente convinti che l’America sia il centro intorno a cui gira tutto. Ma magari Musk andasse su Marte e si levasse di torno.
In genere tutte queste smanie nel giro di poco tempo passano di moda, perché la gente, soprattutto quella con mentalità consumistica, vuole sempre cose nuove, i giocattoli il giorno dopo diventano obsoleti o si rompono. Oggi tutto ha vita breve, brevissima.
Accadrà anche a Musk, si romperà pure lui, quando non saprei dirvelo, ma dopo questa sovraesposizione molesta di cui non sentiamo la necessità, profetizzo che non durerà molto.
Perché? Perché poi tutto, alla fine, si scontra col principio di realtà. E, quando la realtà scuote l’uomo, poi so’ cazzi. Per tutti.
Un tempo, negli anni Settanta, si usava l’aggettivo “spaziale” per decretare che una persona, in genere una bella ragazza o un bel ragazzo, era veramente fuori dell’ordinario. Bisognerebbe rispolverarlo come attributo per gli imbecilli: imbecilli spaziali. Suona bene.
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