Media

Vogliono zittirci. Il Giornale di Sallusti rivendica il diritto all’islamofobia

18 Marzo 2015

“I maestrini del giornalismo ora vogliono zittirci sull’islam”. Il Giornale di Alessandro Sallusti risponde con non poco ritardo all’appello “Basta, Khalas” pubblicato lo scorso 20 gennaio da giornalisti, blogger, fotografi ed esperti di Medio Oriente “per denunciare la cattiva informazione che i media italiani stanno veicolando da settimane su tutto ciò che riguarda il mondo arabo e l’Islam”.

In quel testo si denunciava il clima di islamofobia dilagante sui media italiani all’indomani degli attentati terroristici di Parigi e della liberazione delle due cooperanti italiane Greta e Vanessa. Si condannavano diversi articoli pubblicati in quei giorni, alcuni dal tono beceramente scandalistico, altri apertamente diffamatori.

“Riteniamo questa solo l’ultima di una lunga serie di esempi di pessimo giornalismo ai quali, nelle ultime settimane – pur in una più vasta e generale crisi di contenuti in atto ormai da tempo – si assiste in modo sistematico e impotente.

Ci chiediamo quale senso possa avere oggi un giornalismo che al servizio al cittadino ha sostituito un voyeurismo sensazionalista per il quale non ci si ferma neanche davanti al rispetto umano, in costante e grave violazione di tutte le norme di deontologia professionale.

Quelle cioè che differenziano il mestiere del giornalista dal commentatore sui social network e dall’opinionista occasionale”.

Ma il Giornale non ci sta.

A distanza di 60 giorni dalla pubblicazione dell’appello, si accorge di essere chiamato in causa, e risponde di par suo, affidando la replica a una delle sue firma di punta Fausto Biloslavo.

Manco a dirlo, nella replica non c’è nessuna sostanza. Più che rispondere alle accuse, si preferisce sottolineare, ad esempio, che tra chi sottoscrive l’appello c’è un ex giornalista di al Jazeera “oggi cantautore”, così come l’autore di un libro sulle Primavere arabe in cui “sbaglia tutte le previsioni”.

In perfetto “stile Giornale“, si preferisce insomma limitarsi a delegittimare l’interlocutore. I firmatari vengono  definiti nell’ordine, “tagliapenne”, “i politicamente corretti con il patentino in tasca”, “le vestali dell’informazione con la schiena dritta”, “i maestrini del giornalismo” e “un’armata Brancaleone dell’islam ‘corretto’”.

Si sottolinea, ancora, come nell’elenco dei firmatari ci siano solo tre giornalisti noti (Amedeo Ricucci della Rai, Giuliana Sgrena del Manifesto e Anna Migotto di Mediaset) seguiti da tanti “illustri sconosciuti” (tra cui, il sottoscritto). In sintesi, scrive Biloslavo, una “lunga la schiera di esperti che sanno tutto sull’islam e si improvvisano maestrini di giornalismo”.

Di fatto si tratta di una semplice riaffermazione del diritto a mettere da parte la deontologia professionale e ad alimentare qualunque pregiudizio. Una rivendicazione di islamofobia in piena regola, senza però nemmeno il coraggio di affermarlo apertamente.

@carlomariamiele

Qui sotto, merita di essere ricordata, la celebre prima pagina del giornale del pubblicata all’indomani degli attentati di Oslo del 22 luglio 2011. “Sono sempre loro, ci attaccano”, titolava il quotidiano di Sallusti, con riferimento a presunti terroristi islamici, coronando il tutto con un editoriale anti-islamico della giornalista e deputata Pdl Fiamma Nirenstein. Solo dopo si sono accorti che l’attentatore era un norvegese purosangue, filo-nazista e molto cattolico.

 

Il Giornale doppia copertina Oslo prima versione - Nonleggerlo

 

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