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Per l’Unita la morte di Dario Fo non merita la prima pagina?

14 Ottobre 2016

Sulla prima pagina dell’Unità che abbiamo potuto consultare di prima mattina nelle rassegne stampa e sul sito dell’Unità non c’è spazio, neanche un angolo, per la morte del premio Nobel e grande attore e regista Dario Fo. Neanche un bollino, neanche una riga. Unico tra i giornali italiani a non dedicare nemmeno un centimetro quadro della propria copertina odierna alla morte dell’ultimo nobel alla letteratura assegnato a un autore del nostro paese. Controllate voi, coi vostri occhi.

 

 

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È vero, assieme all’Unità oggi, in edicola, si trova un inserto integralmente dedicato a Dario Fo. Molto evidente per i pochi che lo avranno comprato in edicola: invisibile a tutti quelli (molti di più) che guardano la prima pagina online (e che, sicuramente in buona fede, sono stati “dimenticati” da questa scelta).  Lì, in quell’inserto, il direttore Sergio “Bobo” Staino scrive un pezzo riverente e prudente, in cui ricorda l’antica ammirazione e si scusa per essersi arrabbiato troppo a Sky con un grillino che aveva l’ansia di mettere il bollino di proprietà su Fo. Niente di male a sottrarre Fo delle bollinature; niente di male ad avere anche la forza e il coraggio di attaccarlo post-mortem, al limite. Ma perché non dire in prima pagina del quotidiano “fondato da Antonio Gramsci” che Fo era morto? Il titolo dell’articolo del direttore è: “Un uomo libero”. Che suona quasi beffardo: libero, e fuori dalla prima pagina.

 

p.s. delle ore 12.23: Dopo questo piccolo contributo da me scritto, l’Unità ha modificato la sua home page e ha messo come prima pagina dell’edizione “oggi in edicola” l’inserto con Dario Fo distribuito in edicola come sovracopertina, mentre questa mattina, sul sito del giornale e in tutte le rassegne stampa, la prima pagina che compariva è quella che vedete qui sopra. La correzione apportata dal’Unità conferma la buona fede e la scelta “non censorea” della testata, e per questo ho aggiunto un punto di domanda al titolo inizialmente dato all’indicativo presente: per evitare che il lettore di domani e dopodomani, che capiti sull’articolo e si fermi al titolo, pensi appunto che l’Unità volesse operare una impossibile censura. Semmai, in epoca di poche copie in edicola e di molta diffusione online, si è trattato di un errore di sottovalutazione e di poca comprensione del mezzo. La precisazione è doverosa, e non intende assolutamente essere una “lezione di giornalismo” (non abbiamo alcun titolo per), ma un contributo alla riflessione funzionano oggi i mezzi di produzione e distribuzione delle notizie. Questa la prima pagina dell’inserto distribuito in sovracopertina, e poi inserita anche come “prima” del giornale.

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