Media
Un quarto di secolo di Maria De Filippi
Il 5 dicembre del 1991, un giovedì, la pagina 20 della Stampa, sezione Spettacoli, apre con un articolo intitolato “Cara Marta, fatti più in là”. L’autrice del pezzo, Simonetta Robiony, ancora non lo sa, ma battezza, con le parole pubblicate quel giovedì, l’esordio pubblico della donna che dominerà la televisione dei successivi venticinque anni.
“L’edizione del sabato di ‘Agenzia matrimoniale’ con l’appendice di ‘Ti amo, parliamone’, condotta da Marta Flavi, sarà sostituita dall’11 gennaio su Canale 5 con un appuntamento settimanale dedicato al tema dell’amicizia condotto da Lella Costa. L’idea è di Maria De Filippi.”
Così, una De Filippi ancora giovane – proprio quel 5 dicembre compie trent’anni – fa timidamente capolino nelle cronache nazionali. Come protagonista, suo malgrado, di un triangolo (scaleno) amoroso: quasi ad anticipare i sotterfugi, i tradimenti e le passioni di quello che diventerà uno dei suoi programmi più famosi, Uomini e Donne. Scrive la Robiony:
“Marta Flavi, infatti, è la moglie separata di Maurizio Costanzo e Maria De Filippi è l’attuale compagna. Ovvio, quindi, che questo cambio della guardia tra due Dame di un medesimo Principe del Teleschermo susciti una ridda di interrogativi pettegoli. Giusto o sbagliato che la lei in carica allontani la lei non più in carica dal video, sia pure per un solo giorno a settimana? Giusto o sbagliato che un grande network come Canale 5 dia spazio a modeste rivalse sentimentali? Ma anche giusto o sbagliato supporre che un network come Canale 5 possa piegarsi a esigenze diverse da quelle dell’ascolto?”
Oggi che Maria De Filippi parla di marijuana con J-Ax a Sorci Verdi, abbraccia un bambino in mutande a Tu sì que vales e caccia bruscamente dallo studio di Uomini e Donne Laura Lella (non è importante che sappiate chi sia; anzi, forse è meglio), viene quasi da sorridere a leggere i legittimi dubbi e i pudici interrogativi di inizio anni Novanta.
Di Maria De Filippi, negli ultimi cinque lustri, hanno parlato in tanti.
Pippo Baudo: “Chi sarà mai questa De Filippi? È la corazzata Potemkin della tv? Ma allora può affondare”, novembre 2008.
Paolo Bonolis: “Un personaggio anomalo, è androgina, ha una voce come Sandro Ciotti, ma ha una bellezza particolare”, dicembre 2010.
Carlo Freccero: “È una malefica terribile che seduce persino Saviano dai cui programmi dipende il fatturato Mediaset”, giugno 2015.
Ma proprio in tanti: perfino Licio Gelli (“Secondo me per lavorare in tv dovrebbe correggere o esercitare meglio il tono della sua voce. Probabilmente, quello che fa è dovuto proprio a Maurizio Costanzo”, dicembre 2008), perfino don Luigi Merola (“È la vera cattiva maestra d’Italia”, maggio 2013), perfino Vittorio Feltri (“Un autentico fenomeno che non tramonta mai e che col trascorrere del tempo, anziché appannarsi, riluce sempre di più e riscuote consensi crescenti”, marzo 2015), perfino Dan Peterson (“Maestra della conduzione”, gennaio 2016).
Anche lei parla. E parlava. E parla. E parla. Lo ammetteva lei stessa in un’intervista dell’estate del 1993, sempre alla Stampa.
“Io so solo parlare a chi mi sta davanti. Non ho tecnica: sono quella che sono. E per mia sfortuna ho una personalità controversa: piaccio o dispiaccio con uguale intensità.”
Sempre in quell’intervista si scorgeva un’altra caratteristica peculiare della De Filippi: l’understatement, l’ostentata modestia.
“Il potere non è nelle mani di chi fa tv. Noi contiamo pochissimo. E incidiamo ancora meno.”
La consapevolezza che la trentunenne Maria aveva di sé, delle proprie capacità e delle proprie virtù era straordinaria: i virgolettati che avete appena letto potrebbero essere tranquillamente del 2015. E infatti, nell’estate del 2015, un’intervista rilasciata a Grazia fa ascoltare più o meno la stessa solfa:
“Lo spettatore ha un potere potente che si chiama telecomando. Se uno ti sceglie ogni giorno, hai il dovere di fermarti a salutarlo.”
E poi, nel consueto sfoggio di modestia:
“Non mi piace la mia voce, non mi vedo naturale, ma tesa. Ho l’espressione di una donna che sta pensando. Magari, a telecamere spente, mi accorgo che mi sono morsa l’interno del labbro per tutto il tempo. Devo tenere sotto controllo la situazione, sono sempre all’erta. Succedeva anche all’università. In trasmissione, se avete notato, rido raramente. Posso piacere o no, ma finta non sono mai.”
Di Maria De Filippi, negli ultimi cinque lustri, hanno parlato, ma di Maria De Filippi hanno anche scritto. Non solo su quotidiani, blog, settimanali, mensili, forum, social network. C’è chi si è cimentato in libri, vere fatiche letterarie: come Maria De Filippi ti odio (Caratteri Mobili), di Carmine Castoro, una “critica al vetriolo sulle logiche di retrovia, i meccanismi di falsificazione, i linguaggi di massa, il grande inganno dell’intrattenimento ‘facile’ che hanno trasformato i suoi format in centri di raccolta e smistamento delle nostre identità, sempre più bisognose degli scintillii della televisione per consistere e sopravvivere di fronte all’anonimato dilagante”; o come Maria de Filippi (Alet), di Emanuele Kraushaar; o come Il mistero di Maria (Mimesis Edizioni), di Salvatore Patriarca; o come La signora della tv. Fenomenologia di Maria De Filippi (Edizioni Unicopli), di Nicolò Barretta e Maria Elisabetta Santon.
Venticinque anni di Maria De Filippi sono passati, e in due decenni e mezzo lei ha anticipato, sdoganato e illuso tutti noi.
Ha anticipato le blasfemie degli sms di Capodanno (nell’autunno del 1999, una lite tra moglie e marito durante una puntata di Coppie degenerava in una bestemmia in diretta da parte dell’uomo) e il benaltrismo (“Sono più volgari le ballerine a seno nudo di Domenica In“, il suo commento a proposito di quello stesso episodio), per esempio. Ma ha anche anticipato la rappresentazione sul piccolo schermo di un’Italia di nuove generazioni multiculturali (dimostrata dall’invasione di ballerini albanesi nelle prime edizioni di Amici, da Anbeta Toromani a Leon Cino).
Ha sdoganato l’amore e il sesso della terza età, con il suo Uomini e Donne Over (e si aprono le scommesse: arriverà prima Uomini e Donne Gay o Uomini e Donne Baby?).
Ha illuso, non solo perché nel gennaio del ’94 dichiarava “Sono sicura che un varietà condotto da Fiorello e da Antonella Elia potrebbe funzionare”, e Dio solo sa quanto quell’idea avrebbe potuto cambiare la storia della tv, di Antonella Elia ma soprattutto di Fiorello, ma – dicevamo – ha illuso anche perché ha fatto credere a chiunque che si possa diventare star della televisione avendo la voce roca e la erre arrotata, che si possa ballare il sabato sera davanti a milioni di spettatori non essendone palesemente capaci, che si possano ottenere ascolti eccellenti mostrando degli sconosciuti che si cimentano in conversazioni banali con il solo scopo di ottenere un rapporto sessuale. Che si possa essere ammirate e rispettate per il proprio lavoro facendo dimenticare che tutto è iniziato grazie a una evidente e inconfutabile raccomandazione.
Ma forse il segreto del quarto di secolo televisivo di Maria De Filippi è proprio questo: ha illuso e illude persone che quell’illusione la bramano, non la disdegnano ma la pretendono. Che sia l’illusione della popolarità, di un’emozione o di un po’ meno di solitudine.
(Foto: https://www.facebook.com/Wittytv)
Devi fare login per commentare
Login