Media

Un leader pop(olare), con il vizio di vincere

2 Luglio 2015

Nel seminario organizzato dalla nostra rivista ComPol insieme ad Antonio Palmieri (per molti anni responsabile della comunicazione elettorale di Forza Italia), il 25 giugno alla Camera, una delle dimensioni analizzate del “Big Bang” berlusconiano è stata quella delle fortune elettorali, generate in primo luogo proprio dalla sua capacità comunicativa.
Tema facile e un po’ scontato, certo, data l’occupazione più che ventennale della scena mediatica nazional-popolare di questo leader così longevo. C’è forse qualcuno che oggi, a differenza dei suoi esordi, dubita ancora che Berlusconi abbia avuto e abbia tuttora un forte appeal su segmenti rilevanti dell’elettorato italiano, a partire dalla mitica casalinga di Voghera? Penso di no, e anzi proprio questo suo ‘plus’ comunicativo è stato oggetto di critica e livore da parte di molti suoi avversari, per lo più sprovvisti di quello stesso carisma che i media contemporanei hanno sottolineato.

Tornando alla storia dei suoi successi mediatici, tra i tantissimi momenti memorabili (come quello della circumnavigazione della Penisola della nave “Azzurra” nelle regionali 2000), tre sono a mio parere quelli che scandiscono una parabola ascendente di intensità di favore e di consenso politico-elettorale:
1) 1994: il dibattito in TV con Achille Occhetto
2) 2001: la firma del “Contratto con gli italiani” a Porta a Porta
3) 2013: la ‘fossa dei leoni’ di Annozero.
Tre momenti non a caso televisivi, seguiti poi da buoni successi in termini di voti.

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Nell’esordio del ’94, Berlusconi era già un personaggio popolare ma non ancora ‘pop’ nel senso che il termine ha oggi, ossia da cronache di giornali gossip, di comparsate televisive nei programmi di intrattenimento. Nel dibattito, moderato da Mentana, il leader forzista appare ancora un po’ impacciato e in qualche misura intimidito dal confronto con l’erede di un grande partito di massa, lui novello capo di una forza politica appena inventata e già bollata come ‘di plastica’. Insomma un Berlusconi ancora lontano dalle performance da pokerista che esibirà anni dopo nel dibattito con Prodi, quando tirò fuori l’asso dalla manica dell’abolizione dell’Ici. Ma Berlusconi, al contrario di Occhetto, aveva dalla sua una davvero ‘gioiosa’ macchina da guerra, grazie agli efficaci interventi a suo favore nei programmi TV da parte delle sue star: Mike Buongiorno, Raimondo Vianello, Iva Zanicchi….che gli assicuravano la simpatia del pubblico delle reti Fininvest. Se a questo aggiungiamo i precedenti 15 anni di televisione berlusconiana che, come osservò Norberto Bobbio, avevano diffuso il lifestyle del divertimento e del going commercial, il fondatore di Forza Italia partiva già con un una solida base di popolarità. Che lo aiutò elettoralmente e lo portò a Palazzo Chigi.

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La messinscena studiatamente seria, ma che più pop non si può, della firma del contratto con gli italiani nel salotto nazional-popolare di Vespa (la cosiddetta ‘terza Camera’) è forse il momento più icastico dell’assunzione della politica-spettacolo a modello imprescindibile della comunicazione politica post-moderna. Il leader si presenta in forma smagliante a dimostrazione della sua ‘risurrezione’ (da morte data per certa dai suoi avversari), è preceduto nell’immaginario collettivo da una diffusione capillare della ‘rivista’ patinata “Una storia italiana” (la sua) che consacra una volta per sempre ‘il privato è pubblico’. Il successo è assicurato: 18,4 milioni di voti contro i 13 di Rutelli, che aveva tentato anch’esso la carta del pop, ma con minore ‘competenza’.

 

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Infine lo show nello show, quando Berlusconi, rompendo un tabù, si presenta ad Annozero, un palcoscenico decisamente ostile da dove si può uscire con le ossa rotte. Leone ferito da mesi di incertezza e di fuggi fuggi di molti suoi alleati, si batte con i due leoni arcinemici Santoro e Travaglio. E alla fine li batte entrambi. Annozero registra un boom di ascolto (8,6 milioni contro una media di 2,5), segno che lo spettacolo con un uomo di spettacolo come Berlusconi era assicurato. Berlusconi che pulisce la sedia su cui sedeva poco prima Travaglio è il momento teatrale più memorabile di tutta la serata, peraltro piena di suspense e di tensione, ma anche la performance più pop della sua lunga carriera politica. Quel 10 Gennaio 2013 Berlusconi apriva il giro dell’intero sistema dei media italiano con incursioni in tutti gli show televisivi e radiofonici (perfino a Isoradio, tra le notizie sul traffico) nel tentativo, pienamente riuscito, di rialzare le sorti del suo partito, riportandolo a pochi voti dal PD di Bersani.
Un leader molto odiato e molto amato, l’incarnazione del male per molti, idolo (pop) per molti altri. Comunque la si voglia giudicare, la traiettoria politica di Berlusconi lascia una traccia indelebile, imprescindibile, nella storia della comunicazione politica italiana.

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