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“Thronisti”

18 Maggio 2019

Ebbene si. Lo ammetto. Sono uno di quelli che la sveglia alle 2.55 – no facciamo le 2.50 che non si sa mai; vabbè, dai, le 2.45, per sicurezza – l’ha puntata. Eccome se l’ha puntata. Ché dopo un anno e mezzo abbondante d’attesa, di #winteriscoming, di voglio-proprio-vedere-adesso-cosa-si-sono-inventati, di massì-diamo-un’occhiata-alle-vecchie-stagioni-non-sia–mai-mi-sia-sfuggito-qualcosa, una levataccia notturna per essere in linea perfetta con gli Stati Uniti è il minimo sindacale. Ma minimo-minimo. Ché ‘Game of Thrones’, ormai è una cosa seria. Serissima. E i Lannister e i Targaryen e gli Stark e i Mormont e i Bruti e gli Estranei e il Night King e gli Immacolati e Sam e Varys e Dito Corto e il Mastino e Missandei e Verme Grigio e Melisandre e Daenerys e Jon Snow e Arya e Sansa e Bran e Cersei e Jaime e Tyrion e Brienne e Tormund e tutti i settordicimila personaggi della saga quasi amici di tutti giorni. Anzi, quasi parenti. Anzi no, parenti stretti. E George R. R. Martin, lo scrittore ( per diverse stagioni pure sceneggiatore) ai cui testi la serie di Hbo si è abbeverata, quasi un nonno buono. Anzi, un padre amorevole. Geniale. Quasi venerabile.

Ebbene si. Lo ammetto. Come milioni di persone in giro per il mondo, la sveglia – alle nostre 3 – per essere sul divano a veder scorrere sullo schermo l’ultima stagione del ‘Trono di Spade’ l’ho puntata. Con piacere e curiosità. Verso quel caleidoscopio di fantasia e scrittura brillante, sceneggiatura sapida e dialoghi taglienti che, in un decennio, ha sedotto gli spettatori avviluppandoli – di settimana in settimana – a un canovaccio pieno zeppo di chiaroscuri, fini strategie, battaglie epiche, segreti e rivelazioni brucianti. La lotta tra il Bene e il Male, in cui il Bene e il Male, assumono contorni mai netti, scolorando l’uno nell’altro ad ogni giro di pagina. Un bel mondo, per una serie televisiva. Che adesso – con l’ultima puntata di lunedì – volge al termine. In maniera seria. Serissima.

Già perché l’ultima stagione, l’ottava, attesa spasmodicamente dai fans della serie, andrà in archivio come la più tribolata di tutte. La più discussa, criticata, commentata. E vituperata. Eh, si, incredibilmente vituperata. Quella che sarebbe dovuta essere la stagione delle verità spiazzanti, del ‘redde rationem’ tra i Vivi e i Non Morti, dei nodi disseminati nel corso degli anni che si sciolgono nei modi più inaspettati, sarà ricordata come quella in cui il ‘popolo’ di #Got, sceso dal divano e spenta la Tivvù – un’oretta abbondante dopo le 3 di notte o in qualunque altra ora del giorno – si è messo al pc, allo smartphone o a un tablet per attaccare i due sceneggiatori dell’opera – D&D: David Benioff e D.B. Weiss – accusandoli di ogni nefandezza per una stagione considerato molto al di sotto delle precedenti, senza lesinare su stilettate assortite e – almeno sul fronte italiano – toni persino volgari, da haters della Rete di tutti i giorni.

Da popolo di santi, poeti e navigatori a 60 milioni di Cittì della Nazionale di calcio a 60 milioni di abili sceneggiatori, esperti di cinematografia, il passo – via Web – è brevissimo. Basta picchiettare un po’ sui tasti e via a una sarabanda di commenti che vanno dal ‘bella stagione di m…’ a ‘ho investito anni su questa serie e ora me la chiudono così?’, dal ‘ho speso soldi in un abbonamento e questo è il trattamento?’ a ‘offendono l’intelligenza degli spettatori’ fino a ‘si vede che Martin non segue più la sceneggiatura, cacciateli quei due’. Un uragano di critiche, tanto che a fianco delle decine e decine di pagine dedicate a ‘Game of Thrones’, ai meme, alle riflessioni degli addetti ai lavori piene dei commenti più disparati è spuntata perfino una petizione – cui hanno aderito in pochissime ore 300.000 persone e il conto è ancora aperto – per chiedere alla Hbo, di riscrivere l’intera ottava stagione.

Un uragano che travolge tutti – fans compresi – visto che nessuno, ma proprio nessuno, sembra volere abdicare alla propria idea sulla serie. Possibilmente corrosiva. Basta scrivere un innocuo ‘ma dai, è solo una serie televisiva, guardatevela con serenità’ per scatenare la fossa dei leoni, feriti da cotanta ignavia, a colpi di ‘allora ve la meritata ‘sta roba’, ‘tornate a guardare la Dottoressa Giò e Don Matteo’, ‘che ignoranza ma come si fa a non capire quanto sia caduto in basso questo programma’. E via dicendo. Uno spettacolo nello spettacolo: mostruosamente seguito in Tivvù, sulla Rete, ‘Game of Thrones’ vive ancora di più, rilanciando esaltazioni e frustrazioni dei navigatori che vestono, a turno, i panni dell’esperto: c’è chi giura di sapere tutto, ma proprio tutto, sull’arte della sceneggiatura che è tutt’altra cosa, ovviamente, rispetto all’operato di D&D; chi se ne intende, a pacchi, di fotografia; il tattico militare che fornisce millanta e millanta varianti su come gestire una battaglia e boccia quella di Winterfell nella terza puntata della serie; l’esperto di balliste antidrago; il conoscitore di draghi che ‘Hagrid di Harry Potter scansati proprio’; il fine traduttore dal valiriano; il parrucchiere che legge il futuro nelle acconciature di Daenerys; il lettore di tutta l’opera di Martin che ‘a me proprio non la si fa’, l’infiltrato patito de ll Signore degli Anelli che ‘ma volete mettere la battaglia di Winterfell con quella del Fosso di Helm? No, dico…’. Uno spettacolo nello spettacolo. Roba da mettersi comodi davanti al pc con un bel cestino di pop corn. Altro che. Thronisti di tutto il mondo unitevi.

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