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“Sulla soglia del filo spinato”, di Fabiana Cusumano e Fabio Gabrielli
Un libro che è sempre attuale perché, come hanno dichiarato gli autori, ancora oggi è in atto «un altro olocausto, quello dei bambini russi e ucraini. Perché l’uomo non impara dal proprio passato, purtroppo»
«Sono una bambina trasparente perché non ho una storia e dei ricordi. O forse ho la storia di tutti i bimbi che non hanno nome, non hanno mamma, non hanno casa, non hanno bambole e libri».
Due storie. Due vite. Una bambina trasparente e un bambino con un nome. Due lettere. 445537 e Numa. Un non nome e un nome. Due tempi diversi. Due autori, una scrittrice e un filosofo, che mettono a confronto due storie, entrambe raccontate in prima persona.
Questo Sulla soglia del filo spinato, scritto da Fabiana Cusumano e Fabio Gabrielli e edito da Libridine, riesce a mettere sulla carta ansie, paure, incertezze e, contemporaneamente, dubbi, perplessità e ancora incertezze. Dubbi sul ruolo che ognuno ha all’interno del proprio tempo, del proprio contesto, del proprio, anche se limitato dalla giovane età, vissuto.
Una scrittura agile da parte entrambi gli autori permette al lettore di vivere questa lettura con un livello di empatia molto alto. Due lettere, mai spedite ma ricevute. Una corrispondenza impossibile da realizzare.
«Ove lo sguardo si fa attesa e accoglienza, ogni numero è nome, ogni lager è terra ospitale» scrive Numa mentre 445537 ricorda che «forse i bambini trasparenti non avranno mai un nome ma se sono esistiti vuol dire che dovevano portare in questo mondo qualcosa. E io ho portato le mie parole. Non ho altro. Se serviranno a non far fare più del male ad altri bambini, usale tutte le mie parole. A te forse sembrano fragili ma le parole sono creature potenti, più degli schiaffi, delle urla e dei pugni. Più delle menzogne. Sono creature che ti permettono di non impazzire dal dolore e di salvarti la vita. Io la mia l’ho salvata così, grazie a te, bambino con un nome».
Nessuna pretesa moraleggiante è rivolta al lettore, gli autori con un profondo senso di responsabilità e rispetto della memoria, raccontano una storia, due storie, tutte le storie del mondo.
Un libro che è sempre attuale perché, come hanno dichiarato gli autori, ancora oggi è in atto «un altro olocausto, quello dei bambini russi e ucraini. Perché l’uomo non impara dal proprio passato, purtroppo».
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