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Il Gruppo Sole 24 ore finirà di nuovo in Tribunale?
Un’altra vicenda, dopo quella della grave discriminazione nei confronti della giornalista Lara Ricci (che ha recentemente vinto una causa per il demansionamento iniziato quando era in congedo di maternità) sta scuotendo il Gruppo Sole 24 Ore. Riguarda sette giornalisti (con contratto a tempo indeterminato ma reduci da un periodo di cassa integrazione) che il Gruppo utilizzerebbe per poter applicare a un bando ministeriale necessario per rimpinguare le casse.
Secondo quanto abbiamo appreso, i sette in questione sono in forza a Radio 24 e verranno in questi giorni ‘invitati’ a passare senza nessun altro valido motivo all’agenzia di stampa dello stesso gruppo, chiamata Radiocor, come condizione essenziale – ma non unica – per accedere a un fondo per l’editoria che ha una dotazione complessiva di 140 milioni di euro. Oggi, 10 agosto 2023, è un giorno decisivo, perché tra il Comitato di redazione (la rappresentanza sindacale interna) di Radio 24 e i vertici si terrà un incontro molto atteso, nel corso del quale si dovrebbero finalmente conoscere i nomi dei sette ‘prescelti’.
Ma andiamo con ordine e chiariamo chi sono i protagonisti: i redattori del gruppo (composto dai più testate, ossia l’Agenzia di stampa Radiocor, il quotidiano Il Sole 24 Ore, il portale www.ilsole24ore.com e l’emittente Radio24), i comitati di redazione delle varie testate (rappresentanza sindacale), e i vertici dell’azienda. La partita si gioca intorno a un contributo statale, ma le condizioni affinché il Gruppo sia candidabile sono ad oggi tutte da creare.
Il bando è quello più recente del Dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ovvero “la struttura di supporto al Presidente che opera nell’area funzionale relativa al coordinamento delle attività di comunicazione istituzionale, alla promozione delle politiche di sostegno all’editoria ed ai prodotti editoriali, ed al coordinamento delle attività volte alla tutela del diritto d’autore”. Lo scorso 11 luglio, con un Dpcm, il Dipartimento pubblicato infatti un avviso rivolto alle agenzie di stampa di rilevanza nazionale e ne ha definito requisiti e parametri. Il mancato rispetto di uno di questi comporta l’esclusione dal finanziamento. Ed è qui che cominciano i problemi per il Sole.
Il tempo per candidarsi non è molto: entro il 30 settembre bisogna presentare tutta la documentazione necessaria. Il Gruppo Sole 24 ore vorrebbe candidarsi con la sua agenzia Radiocor, ma il bando è riservato alle sole agenzie di rilevanza nazionale che abbiano almeno 50 giornalisti, mentre RadioCor plus ad oggi ne ha solo 43 (sommando tutti i redattori delle due sedi a Milano e a Roma). A questo punto chi lavora nel settore avrà già intuito quali mosse potrebbero essere avanzate.
Di recente l’azienda ha infatti convocato il Cdr di Radio 24 e ha mostrato la relazione finanziaria semestrale al 30 giugno, nella quale i conti che riguardano l’emittente sono in rosso. Per tornare in attivo sono stati identificati alcuni esuberi, in seguito quantificati in sette giornalisti. Ed è quindi con loro che i 43 di RadioCor potrebbero diventare 50, proprio il numero che serve per l’avvio della procedura di richiesta di accesso al Fondo.
La possibile migrazione da una testata all’altra è stata rivelata da un comunicato pubblicato il 20 luglio: “La redazione tutta e il cdr del Sole 24 Ore condividono la protesta delle colleghe e dei colleghi di Radio 24. Le loro ragioni sono le nostre ragioni: il trasferimento forzoso di sette giornalisti ad altra testata, prefigurato dall’azienda con l’assenso della direzione, oltre che una forzatura, appare evidentemente strumentale e condurrà all’impoverimento della spiccata fisionomia giornalistica che, sin dalle origini, ha caratterizzato Radio 24. Appare oltretutto paradossale dopo che il 2022 ha rappresentato il miglior anno di Radio 24 quanto a risultati economici. Alle amiche e agli amici con cui ogni giorno lavoriamo va allora tutto il nostro sostegno e l’appoggio a qualsiasi iniziativa di opposizione decideranno di intraprendere”.
La solidarietà era arrivata anche dall’Associazione Lombarda dei Giornalisti, il cui presidente Paolo Perucchini aveva evidenziato come fino ad ora l’ordinaria programmazione della radio sia stata possibile “solo grazie alla disponibilità della redazione, nella sua attuale configurazione, che si è fatta carico di turni e servizi ben oltre l’ordinaria gestione”.
Nelle stesse ore il Cdr di Radio24 aveva convocato l’assemblea dei suoi giornalisti, conclusa proclamando all’unanimità lo stato di agitazione. Nel chiedere spiegazioni più precise all’azienda l’assemblea aveva rilasciato a sua volta un comunicato che evidenziava la mancanza di progettualità da parte dei vertici: “L’Assemblea dei Giornalisti di Radio24 respinge con forza l’ipotesi presentata dall’Azienda di trasferire presso altra realtà editoriale del Gruppo24ORE sette colleghi attualmente in organico presso la redazione di Gr24 dell’emittente radiofonica. Una riduzione pari al 20% dell’attuale componente giornalistica e al 30% dell’organico del giornale radio. Un’ipotesi, giustificata dall’azienda dalla necessità di ridurre i costi, ma presentata in modo estemporaneo, senza la contemporanea indicazione di percorsi di sviluppo, crescita, ed eventuali modelli complementari a quelli che hanno fatto di Radio24, anche attraverso la qualità della sua informazione giornalistica, un marchio d’eccellenza nel panorama radiofonico italiano. La comunicazione arriva dunque senza un progetto di effettiva valorizzazione delle professionalità coinvolte, in coincidenza con l’atteso via libera al Fondo Straordinario per gli interventi di Sostegno all’editoria 2023 e ai nuovi criteri per le agenzie stampa. L’Assemblea ha proclamato all’unanimità lo stato di agitazione, ripromettendosi ulteriori iniziative di protesta”.
Secondo quanto abbiamo appreso, inoltre, nello scegliere le sette persone da spedire a forza a RadioCor, l’azienda non avrebbe individuato solamente redattori ordinari (ossia il grado più basso nella gerarchia redazionale, ma con maggiori possibilità di integrarsi nelle nuove mansioni) ma anche capiredattore e vicecapiredattore, oltre a un caposervizio. I quali nel passaggio a RadioCor Plus manterrebbero il medesimo stipendio (al quale si aggiungerebbe in busta paga l’indennità di agenzia relativa alla qualifica) e anche eventuali rubriche o trasmissioni da loro curate in radio. Un trattamento di rispetto, a fronte di un contributo al lavoro della redazione tutto da verificare.
Questa riorganizzazione, come ci spiegano le nostre fonti, non farebbe affatto bene al Gruppo sul lungo termine, in quanto i ‘precettati’ arriverebbero con una qualifica superiore, ma non operativa per quanto riguarda le mansioni pratiche “di cucina” (come si dice in gergo riprendendo un’espressione utilizzata da Dino Buzzati che fa riferimento al lavoro redazionale, inteso come un piatto per il quale sono necessari cuochi e aiutanti). Con tutta probabilità, quindi, i precettati non entrerebbero nelle mansioni di organizzazione e gestione pratica del lavoro di redazione che attualmente sono svolte dal desk milanese di RadioCor Plus, composto da cinque persone (una caporedattrice, tre capiservizio e un vicecaposervizio). Al desk, in sostanza, rimarrebbero sempre in cinque in totale, senza poter contare sul rinforzo dei nuovi colleghi provenienti da Radio 24. Inoltre, secondo le fonti con cui siamo in contatto, a questi verrebbe poi fatto pesare l’aggravio del conto economico di RadioCor Plus (il costo stimato annuo del trasferimento dei sette sarebbe di circa 700mila euro), più tutte le altre conseguenze di un’operazione che parte, come già ora risulta evidente, malissimo.
Se invece questo non dovesse accadere, c’è già un’altra ipotesi, esito delle dure proteste dei tre diversi Comitati di redazione: i sette professionisti necessari per partecipare al bando del Governo potrebbero non provenire tutti da Radio 24. L’azienda potrebbe infatti optare per un numero minore di arrivi a Radiocor (tre o al massimo quattro) e per riuscire ad arrivare a quota 50 assumerebbe dei redattori under 35, ottenendo così contributi e sgravi fiscali, e un miglior punteggio al momento della candidatura al bando, in quanto questo intende favorire “gli investimenti delle imprese editoriali, anche di nuova costituzione, orientati all’innovazione tecnologica e alla transizione digitale, l’ingresso di giovani professionisti qualificati nel campo dei nuovi media, nonché a sostenere le ristrutturazioni aziendali e gli ammortizzatori sociali e a sostegno della domanda di informazione”. In più, tale soluzione permetterebbe di mantenere quasi inalterata la formula news di Radio 24, che sarebbe invece snaturata in modo irreversibile se le partenze fossero sette, finendo con ridurre l’organico del giornale radio al minino, al punto da non poter garantire la qualità dello stesso.
Ma è la terza e ultima ipotesi a far volare scintille in azienda: tutti sanno infatti che la dirigenza potrebbe anche rinunciare all’operazione di persuasione, oppure considerarla già fallita, e decidere in modo arbitrario chi e dove precettare. Però allora il Gruppo non potrebbe scrivere la fine di questa già triste storia, perché i precettati potrebbero scegliere di portare il Gruppo in tribunale, con tempi ben più lunghi di quelli previsti dalla scadenza del bando ministeriale.
Oppure potrebbero aprire un nuovo stato di crisi, dopo quello concluso appena il 31 luglio scorso, che ha significato cassa integrazione per ben 17 mesi. Sarebbero necessari alcuni passaggi, tutti oltre la scadenza del bando, di conseguenza il Gruppo non potrebbe nemmeno in questo caso parteciparvi.
Non finisce qui, perché non è solo l’obiettivo dei 50 redattori a dover essere raggiunto per poter applicare al Fondo per le agenzie di stampa di rilevanza nazionale. Per farlo è necessario anche possedere un rating di legalità (rilasciato dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato) per il quale i tempi sono di 60 giorni dalla richiesta. E l’aver discriminato la giornalista Lara Ricci potrebbe pesare sul rating.
E ci sono almeno altre due condizioni da soddisfare per il famoso bando. Una prevede “il possesso di un bilancio, certificato da parte di società di revisione iscritte all’albo Consob, che per almeno la metà sia alimentato da risorse acquisite per attività svolte a favore del settore privato e comunque sul mercato”. Ad oggi RadioCor Plus non ha un proprio bilancio autonomo consolidato e certificato. Per ottenerlo, l’azienda dovrebbe procedere in tempi brevissimi alla creazione di una newco, ossia una nuova società. Il timore della redazione di RadioCor Plus è che la sua newco, una volta esauriti i fondi del bando agenzie, nel giro di qualche anno finanziario possa essere ceduta, chiusa, ristrutturata e finire per far fuori i 50 giornalisti. Il Cdr di RadioCor Plus ha perciò chiesto rassicurazioni all’azienda.
L’ultimo ostacolo, ma il più serio da un punto di vista giornalistico, riguarda il vincolo previsto dal bando relativamente i lanci di agenzia: si richiede “la capacità di garantire giornalmente un numero minimo di lanci pari a 400 con un loro frazionamento non superiore a due lanci”. Ma con un organico di sole cinquanta persone sarebbe impraticabile. Se invece i redattori fossero di più – con nuove assunzioni o trasferimenti davvero spontanei – anche le finanze dell’azienda ne beneficerebbero, perché il Fondo editoria riconoscerebbe “un corrispettivo superiore a quello minimo” con un incremento “proporzionale al numero maggiore di giornalisti assunti a tempo pieno e indeterminato”.
Una soluzione a una parte dei problemi aziendali potrebbe essere la mobilità interna (da una testata del Gruppo ad un altra) su reale richiesta degli interessati. I giornalisti del quotidiano salveranno la partita, volenti o nolenti? Bisogna considerare però che negli ultimi anni le domande di mobilità tendono ad essere diniegate.
In conclusione, se la qualifica di agenzia di stampa di rilevanza nazionale venisse a mancare, Radiocor sarebbe esclusa dal famoso bando e rimarrebbe un’agenzia di seconda fascia, perciò il Gruppo Sole 24 ore dovrebbe accontentarsi di un contributo statale inferiore.
L’estate 2023 rimane quindi caldissima per i vertici dell’azienda. Al solito, i media sono imprese, ma svalutare il lavoro delle persone e mortificarle può significare un danno anche per gli stessi imprenditori.
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