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“Slutshaming”. Come togliere l’offesa
Il suicidio di Tiziana Cantone. Piovono ancora lacrime di coccodrillo su questa triste storia. Molti danno la colpa ai cretini che hanno diffuso e sfottuto con cinica leggerezza i videotrash in cui Tiziana si era fatta riprendere mentre faceva sesso. Altri sottolineano, con cinica leggerezza pure loro, che era consenziente e non era più una ragazzina. Qualcuno tira fuori la Legge sulla Privacy, che poi qualcun altro riporrà nel solito scaffale polveroso. La querela intentata contro il Web da Tiziana è stata un boomerang, ha solo acutizzato il danno e la beffa. C’è da trovare una soluzione che faccia un passo avanti, superi i vaghi discorsi sulla moralità, le cattive abitudini, il dato personale dei carnefici e delle vittime. La definizione tecnica che il Web usa per casi come questo è “Slutshaming”, chi conosce l’inglese da filmporno noterà come anche il termine “tecnico” contenga l’offesa. Non se ne esce. C’è da bucare l’idea di una Rete irresponsabile. C’è da rifondare i concetti di violazione della Privacy e di diffamazione su strumenti che non agiscano a-posteriori (quando si tenta di svuotare un mare di merda con il cucchiaino del procedimento giudiziario), ma invece a-priori, nell’istante della pubblicazione on-line e un attimo prima. Come?
Se l’utilizzo dell’altrui corpo fisico, e della altrui persona, fosse inteso a prescindere come non-autorizzato in scene di nudo e di sesso, e se in ogni angolo della rete globale legalmente normata fosse fatto obbligo a chi posta qualunque filmato “hot” di auto-certificare il consenso delle persone coinvolte, pena una multa in danaro secca e chiara come un Autovelox, secondo me un passo sulla strada giusta lo faremmo. Basta un click in più , tracciabile, fra le opzioni che già selezioniamo quando condividiamo un post. Dopo di che l’ammassarsi gigantesco di quella valangata di porno-video “amatoriali” dove i confini fra liberà sessuale, gioco, inganno e costrizione violenta sono (psicologicamente e fisicamente) labilissimi, potrebbe forse avere un freno.
Altrimenti, gli ipocriti che hanno inchiodato Tiziana alla battuta di un istante (“Stai riprendendo, bravo..”) continueranno a credersi irresponsabili, e a pensare che “se l’è cercata”. Ma Tiziana non cercava la morte: cercava sesso, gioco, piacere, potere, una sua sfumatura d’amore… chissà! Quel che cercava lo sapeva lei. Aveva trovato un fidanzato cretino, questo è sicuro. Ma il punto è un altro: non si è uccisa per quello che era, ma per come la hanno raccontata gli altri. Che, dunque, irresponsabili non sono.
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