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Silvia Romano e il qualunquismo di Gramellini (di cui non si sentiva il bisogno)

22 Novembre 2018

In queste ore in molti si stanno giustamente indignando per quella prima frase dell’editoriale di Massimo Gramellini, quella in cui definisce “smania di altruismo” il lavoro della cooperante Silvia Romano rapita in Kenya. Una frase rilanciata dallo stesso giornalista, forse per provocare, sui social network.

Personalmente, trovo assai più assurdo il resto dell’articolo: dall’ammonimento su quella che viene definita una “scelta avventata rischia di costare ai contribuenti italiani un corposo riscatto” alla paternale qualunquista sui “ventenni sognatori” che si illudono di poter cambiare il mondo perché ancora se lo possono permettere e che, in qualche modo, sarebbero belli proprio per questo.

Sul primo punto entriamo nel campo delle opinioni personali. In Italia, per fortuna, c’è ancora chi pensa che sia meglio utilizzare i soldi dei contribuenti per pagare un eventuale riscatto e salvare una cooperante in Kenya che per finanziare un reddito di cittadinanza a dei nullafacenti. A questo proposito consiglio al giornalista di leggere il bel comunicato degli studenti del liceo Tasso di Roma, dove vengono illustrati i motivi dell’occupazione partita ieri. Ne riporto due passaggi particolarmente significativi:

…”Ribadiamo anche energicamente come la Repubblica Italiana sia fondata, come si evince dal primo articolo della nostra Costituzione, sul lavoro e sulla dignità del lavoratore. Dignità svilita o addirittura cancellata da una forma di sussistenza sociale quale il reddito di Cittadinanza”.

… “Ci schieriamo altresì contro alla demagogia del governo Gialloverde, che continuamente strumentalizza e demolisce la solidarietà umana, trasformando in criminali coloro che cercano di dare dignità a tutti. Dignità alla vita di migranti, esseri umani, che, fuggendo da guerre, povertà, fame, passano poi come capri espiatori di tutti i mali del Paese”.

Quanto alla questione generazionale sollevata da Gramellini, forse il famoso collega ignora un bel po’ di cose sul mondo della cooperazione, o forse le omette perché non avrebbe potuto chiudere l’articolo con quella bella metafora sui “fantasmi della giovinezza”.

In realtà i cooperanti sono tanti, non hanno tutti vent’anni come Silvia Romano e nella maggior parte dei casi non sono mossi dall’illusione di poter cambiare il mondo. Sono persone che cercano la bellezza dove la bellezza sembra essere scomparsa. La bellezza di un sorriso che si disegna sul volto di un bambino malato di Hiv o su quello di una donna salvata dal naufragio di un barcone in mezzo al Mediterraneo. Sono dei cercatori d’oro che setacciano nel fango del mondo (beccatevi ‘sta metafora, altro che “fantasmi della giovinezza”) e per farlo talvolta possono rischiare persino la vita. Persone che non cambiano il mondo, ma proprio perché esistono lo rendono un posto migliore.

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