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Una sberla da Oscar?
Nella notte più solenne delle star del cinema abbiamo assistito alla più classica delle scene che danno luogo alle risse da saloon, da discoteca, o da pub. Il bravo presentatore, Chris Rock, si lascia andare a una battuta infelice sul taglio di capelli di Jada Pinkett, la moglie di Will Smith, affetta da alopecia, e si prende uno sganassone dal vincitore dell’Oscar, che decide di rimediare all’offesa fatta alla sua consorte. Più tardi, in occasione del suo discorso per il prestigioso premio ricevuto, Will Smith torna sullo spiacevole episodio della serata, che lo ha visto ancora una volta come miglior protagonista: lo schiaffone, non c’è che dire, è stato rifilato con grande stile e abilità tecnica, e, a onor del vero, con altrettanta bravura è stato incassato. Smith, in lacrime dice che “l’amore ti fa fare cose folli.” Ecco, la frase potrebbe assurgere a presupposto perfetto per coloro che commettono violenze domestiche nei confronti della compagna di turno.
In effetti, più che l’amore è un senso di mascolinità tossica a spingere qualcuno a colpire un altro per ottenerne rispetto.
Si aggiunga che i media e i social hanno glorificato a dismisura il gesto di Smith, e tanto gli uomini quanto le donne ne hanno evidenziato il sacrosanto diritto a difendere la moglie nella maniera in cui lo ha fatto.
Credo, in verità, che la violenza a qualsiasi livello, non sia mai da considerarsi alla stregua di una cosiddetta “figata”.
Chi descrive, infatti, la reazione dell’attore picchiatore come un atto dovuto di un uomo innamorato della propria moglie è del tutto incapace di ravvedere nella stessa, autentica o falsa che sia, il “principio sacro” da cui prende origine la violenza arbitraria di ogni conflitto, anche di quello terribile e colossale inerente all’invasione russa in Ucraina. Sì, perché il morbo delle dispute più devastanti, come possono essere le guerre internazionali tra popoli e stati, si sviluppa in seguito ai comportamenti quotidiani e rituali delle società, nell’ambito di costumi sociali evidentemente sconvenienti e per niente adeguati a un bisogno di progresso civile e culturale. Credo anche che il punto nevralgico di un pensiero corrotto e inadeguato, inidoneo per prendere visione dei disagi di quest’epoca storica, sia dato dalla sopravvalutazione sistemica degli operatori dell’informazione e della comunicazione, dall’abitudine, cioè, a prendere per buone e ad accettare senza il filtro di una coscienza critica le opinioni propagandate dal mainstream, erroneamente non separate dai fatti.
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