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Salone Internazionale del Libro: a quanto pare, si legge eccome!
Si è appena conclusa la 34esima edizione del “Salone Internazionale del Libro” di Torino, registrando un’affluenza record calcolabile sopra le 150.000 presenze. Il libro come bene di consumo, prodotto da un’impresa culturale, oltre ad avere un suo rituale di produzione è interessato, ormai, come è giusto che sia, da un marketing sempre più moderno ed efficace che ne supporta adeguatamente la promozione e la vendita. In Italia, attualmente, ci sono circa 1600 editori, mentre i titoli pubblicati ogni anno si aggirano intorno ai 60mila per un totale di 250 milioni di copie stampate. Più libri per meno lettori? Non credo. Forse, non si è mai scritto e letto tanto come oggi. La domanda da farsi, allora, potrebbe essere un’altra: cosa si legge in questo frangente, considerato che un chiacchiericcio convenzionale ha preso il posto della critica letteraria, e, pertanto, viene meno un giudizio di valore che sappia convenientemente orientare il pubblico? In molti casi pare evidente che la letteratura sia scollegata dalla realtà, finendo per ridurre drasticamente il suo spazio sociale, riservato unicamente agli addetti ai lavori. Ecco perché la critica non dovrebbe allontanarsi dal suo compito di analizzare, approfondire, problematizzare, entrando nel merito del valore letterario delle opere. Certo, i modi e gli spazi della critica letteraria cambiano, si trasformano, si ammodernano, ma ciò che non deve mutare, restando a tutti i costi invariabile, è lo spirito critico!
Da diversi decenni il settore editoriale ha avuto qualche importante trasformazione, da cui sono scaturiti differenti modelli di casa editrice: da una parte, troviamo i grandi gruppi, che in virtù dei privilegi ottenuti dalle concentrazioni controllano o hanno partecipazioni in vari marchi editoriali, affiancando alla produzione libraria quella della stampa periodica, delle tv e dei prodotti multimediali; dall’altra ci sono gli editori medio-piccoli, definiti indipendenti rispetto ai grandi gruppi. Anche in quest’ultima edizione del Salone di Torino, a colpire sempre più e in maniera piuttosto immediata, è stata la parabola ascendente di alcuni medio-piccoli editori, che hanno allestito con molta cura i loro stand, offrendo esperienze significative e mostrando una spiccata capacità di scoprire il nuovo, fare, cioè, editoria di scoperta, nel segno dell’ambizione e della qualità. Tra questi, l'”Arkadia Editore”, per esempio, ha dato vita a un coerente progetto editoriale, dimostrando una identità letteraria autorevole. Al suo stand si toccava con mano come un libro possa rappresentare un atto d’amore non solo di chi lo scrive, ma anche di chi lo confeziona e gli dà forma. Non a caso questa editrice è connotata da specifiche basi professionali grazie alle quali ha acquisito una distinta capacità di penetrazione nel mercato, proponendo al pubblico una vasta gamma di prodotti editoriali, dalla narrativa al libro per ragazzi, dalla saggistica storica a quella di inchiesta, passando per i saggi di carattere etnico-antropologico. Da rimarcare che, in questi ultimi anni, diverse opere dell’Arkadia, scritte da bravi autori come Ciampi, Carrino, Palazzolo, hanno concorso al Premio Strega. Particolare appeal dimostra avere anche il catalogo di “Tempesta Editore”, un’editrice indipendente specializzata in saggistica, le cui pubblicazioni, di alto contenuto scientifico, fuoriescono da un abitudinario percorso accademico, prediligendo il campo della ricerca approfondita. Il saggio “Le parolacce di Dante”, del filologo Federico Sanguineti ne è un esempio eclatante ed eccellente.
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