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Il salvatore atteso da quelli del web
Sono una razza a parte, quelli del web. Sentono, pensano e reagiscono in modi del tutto particolari, lontani kilometri dagli altri cittadini, con i quali condividono poco o nulla. Se ne parla da un paio d’anni, tra i disperati metodologi degli istituti di ricerca, politici o di mercato, che non sanno più che pesci pigliare per catturare l’opinione degli italiani, visto che una parte significativa tra loro ha abbondato il telefono di casa, in favore di internet. E ora il dibattito è giusto che si affacci anche su questo giornale. Ne avevo parlato io qualche giorno fa, a proposito di Renzi; un ulteriore tassello l’ha aggiunto più recentemente Monica Fabris : è tempo che se ne parli in maniera più articolata, se si vuole capire quanto l’aria stia cambiando nel nostro paese.
Alcuni affermano che sono già loro, i digitalisti, il vento del futuro, quelli da cui escono le scelte più rilevanti, le più decisive per l’Italia. Altri sono più cauti, più attendisti, più restii a dar loro tutta questa importanza. Sia quel che sia, e i prossimi anni ci daranno un quadro esatto del problema, è interessante sottolineare come le loro opinioni, i loro atteggiamenti, sono già fin d’ora difficilmente comparabili con il resto della popolazione. Monica Fabris ha analizzato nel suo articolo il loro diverso modo di rapportarsi con la politica, un misto di disaffezione e, nel contempo, di voglia di sperimentare nuove forme di partecipazione, di cui i più attivi tra i militanti del Movimento 5 stelle ne sono i maggiori interpreti. Tanto è vero che è proprio il movimento creato da Grillo la formazione politica più amata dalla rete, come testimonia il risultato delle tendenze di voto rilevate attraverso il Cawi (le interviste realizzate su internet).
Ma il dato complessivo è ancora più drastico, perché sono i giudizi su tutti i più importanti uomini politici che sul web si presentano decisamente deficitari. La fiducia in Berlusconi è ad esempio di circa 12 punti più bassa rispetto agli intervistati con i classici metodi telefonici, lo stesso Salvini è sottostimato di 10 punti, di Renzi ho già detto (-20), Vendola è più basso di 13 punti, così come Giorgia Meloni. E se Alfano si posiziona ben 22 punti sotto (ed è in assoluto il meno amato), l’unico che non presenta significative differenze è proprio Beppe Grillo, anch’egli comunque – al contrario di ciò che ci si poteva aspettare – con giudizi positivi inferiori a quelli “telefonici”. Come dire: nonostante lo riconosciamo come il re del blog (anti)politico, ci fidiamo di lui soltanto relativamente.
Non parliamo poi delle altre opinioni sul governo, sul parlamento, sui partiti (in generale e nel dettaglio): tutto e tutti ne escono con le ossa rotte, fatti oggetto di giudizi che solo raramente arrivano alla sufficienza, con eccezioni che si possono contare sulla punta delle dita. Gli intervistati su internet sono sfiduciati, ipercritici, disincantati: per loro lo stesso Movimento 5 stelle è soltanto il minore dei mali, non certo l’ancora di salvezza. Le varie fonti di riferimento, da cui si traggono queste indicazioni, danno risultati concordi: per tutti il popolo di internet appare infuriato, in attesa di qualcosa, o qualcuno, che riesca a dare una svolta importante e decisiva alle sorti del nostro paese. Arriverà, prima o poi, il salvatore del Web?
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