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Quelle esistenze invisibili toccate dalla delicatezza
Un bambino dagli occhi chiarissimi, quasi trasparenti, che guarda l’obiettivo è sorride; accanto un pesce rosso. Una bimba dai capelli ricci che mantiene lo sguardo basso. Un’altra ancora che sta chinata, con un vestito ampio, verso il pavimento: di fronte a lei un coniglio bianco. Frammenti di vita. Frammenti di “Esistenze Invisibili”. Di bambini “affetti da malattie rare, come la sindrome di Rett, la sindrome di Lubs o l’autismo”. Fotografie per ricordare che tutti i bambini hanno “il diritto inalienabile ad una vita libera e tutelata, il più possibile indipendente nel rispetto della loro dignità e del principio delle pari opportunità”. Un viaggio nei destini, quello operato da Arteinte Social Project di Ravenna che trova la sua dimensione nel viaggio fotografico di Riccardo Bandiera. Il ricavato del volume, pubblicato da Danilo Montanari Editore, sarà devoluto a tutte le famiglie in difficoltà con figli affetti da malattie rare o incurabili.
Come è nato “Esistenze Invisibili”?
L’anno scorso sono stato contattato dall’Onlus Arteinte Social Project di Ravenna per fotografare la loro testimonial Chirine, una bimba con la sindrome di Rett. Con le foto di quel servizio si è fatta una piccola esposizione per raccogliere fondi ed alcuni mesi dopo il presidente dell’associazione, Valeria Leoni, ha voluto coinvolgere altri bambini da fotografare, così ho pensato che fosse una buona idea fotografarli in abiti vintage, in una villa d’epoca, abbinando ad ognuno di loro un piccolo animale che potesse in qualche modo sintetizzare la personalità di ognuno. E così abbiamo fatto.
Nella prefazione è riportata una frase molto bella di Leonard Cohen: “C’è una crepa in ogni cosa. Ed è da lì che entra la luce”. Ecco, come sei riuscito a far convivere le crepe con la luce?
La mission dell’associazione è rendere visibili queste problematiche attraverso l’arte, porre l’attenzione necessaria sulla disabilità, cercando appunto con piccoli-grandi gesti di far arrivare la ‘luce’ necessaria per poter aiutare questi bambini e le loro famiglie, per le cure che necessitano tutti i giorni. La location che ci ha ospitati godeva di una bellissima luce che arrivava dalle grandi finestre e da un lucernaio che illuminava la tromba della scala centrale, entrava delicata, filtrata da tendoni e vetri, eppure riusciva ad arrivare sui visi di questi bellissimi bimbi. E’ quello che tutti noi coinvolti in “Essenze Invisibili” vorremmo, che più persone scoprissero queste tematiche, con delicatezza e voglia di aiutare.
Chi sono i protagonisti dei tuoi scatti?
I bambini di “Essenze Invisibili” sono tre, c’è Rareş con il suo pesciolino rosso e la sindrome di Lubs, Ginevra con il coniglietto bianco, che è autistica e la protagonista del primo shooting, Chirine che gioca con le farfalle ed ha la sindrome di Rett.
Come sono nate queste fotografie?
Il progetto ha preso forma nei primi mesi di quest’anno e le idee che avevo in testa si son trasformate in foto a maggio, quando abbiamo fissato gli shooting e sono andato a Ravenna, trascorrendovi alcuni giorni. Il mio approccio alla fotografia è sempre molto istintivo e semplice, quindi dopo avermi intrattenuto un pochino con i bambini abbiamo iniziato immediatamente a scattare, in maniera del tutto naturale, seguendo la spontaneità dei singoli bimbi. Mi son limitato ad allestire le diverse stanze e a fotografare quello che succedeva in ognuna di esse, conferendo un taglio prettamente fine-art alle immagini finali.
Quali sono state le difficoltà maggiori?
Ovviamente mi son imposto un tempo piuttosto breve per ogni sessione di scatti, per non stressarli troppo e stancarli, quindi abbiamo cercato di essere molto veloci, puntando ad un “buona la prima” che, in generale, da sempre il risultato migliore.
E qual è la bellezza che hai scoperto?
Sinceramente è stata la mia prima esperienza nel trattare fotograficamente queste tematiche e avendo quindi conosciuto questi bambini e le loro famiglie, ho scoperto una bellezza assoluta, priva di qualsiasi filtro e fronzolo. Loro hanno una forza incredibile e un cuore enorme. E’ stato davvero emozionante aver dato vita a questo progetto ed è proprio per questo che vorrei che il libro raggiungesse più persone possibili, per poter permettere a queste famiglie l’aiuto che necessitano costantemente.
Perché abbiamo così paura della disabilità?
Me lo sono chiesto più volte, quando ho fotografato “Essenze Invisibili” e in questo periodo che ha accompagnato l’uscita del libro. La disabilità ci spaventa perché è qualcosa che può colpirci senza preavviso e ci destabilizza completamente la vita. Perché è insita nell’uomo la paura del “diverso”, di ciò che non si conosce. Soprattutto nel caso dei bambini, è qualcosa che li rende ancor più vulnerabili, facendoci sentire incapaci di poterne aver cura per alleviarne le sofferenze. Questo non sentirsi all’altezza della situazione, credo che sia il timore più grande.
Come può essere utile la fotografia?
La fotografia – se fatta bene con tutti i crismi – non inganna, arriva dove magari le parole non riescono a giungere, è un mezzo potentissimo, soprattutto oggigiorno, perché può veicolare in modo velocissimo un concetto, una situazione, descrive qualcosa arrivando subito al punto. Usandola in maniera artistica, coinvolge lo spettatore stimolandone la fantasia, accrescendone il concetto iniziale.
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