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Quando le false notizie social sono un problema politico
Internet è stracolmo di false notizie (fake news) e Facebook è stato perfino accusato di aver favorito la vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti a causa delle bufale circolate sul social network.
Qualche esempio? “Papa Francesco shock : appoggia Donald Trump per la presidenza Usa”, articolo comparso sul sito Ending the FED; “Wikileaks conferma che Hillary Clinton ha venduto armi all’ISIS”, altro pezzo fasullo pubblicato su The Political Insider; “Suicidio sospetto di un agente dell’FBI coinvolto nello scandalo delle email di Hillary Clinton”, bufala del Denver Guardian.
Queste notizie, veri e propri falsi autentici, hanno circolato all’interno di Facebook, catturando l’attenzione di moltissimi utenti. Eppure, Mark Zuckerberg ha respinto ogni addebito, da un lato, bollando come pazzia il solo pensare che la sua piattaforma potesse aver condizionato le elezioni presidenziali Usa; dall’altro, minimizzando il fenomeno delle fake news, che, a suo dire, si riducono a una quantità trascurabile (1%) dell’informazione inserita nel social network.
Quante fake news su Facebook?
Secondo Timothy B. Lee, senior editor di Vox, rimane difficile stimare la percentuale del falso sui social media, non esistendo ancora dati e statistiche approfonditi sul problema.
Tuttavia, aumenta l’impatto di questo fenomeno che assume un’importanza crescente e si ripercuote nella sfera politica.
Il fatto è che sempre più persone si affidano a Internet per acquisire informazione. Negli Stati Uniti, il 44% degli adulti, in base a un’indagine di Pew Research Center, accede alle notizie tramite Facebook. Che costituisce, quindi, la fonte più comune per attingere all’informazione.
Più in generale, i social network e le piattaforme social come Reddit, Twitter, Instagram, Snapchat o Youtube, rappresentano un veicolo fondamentale per l’ottenimento e la circolazione delle notizie online.
Altro aspetto degno di nota, è l’eco potenziato della disinformazione nell’universo social. Grazie a Facebook e Twitter, le bufale guadagnano più interesse rispetto all’informazione autentica e verificata. La moneta cattiva delle news patacca, in altri termini, tende ad avere il sopravvento e a scacciare quella buona.
Secondo una ricerca di BuzzFeed, nei tre mesi finali della campagna per l’elezione del presidente Usa, le 20 principali notizie false condivise sui social network hanno ottenuto maggiore audience ed engagement (commenti, like, retweet ecc.) rispetto alle prime 20 vere pubblicate su siti come New York Times, Washington Post, o Huffington Post.
D’altra parte, i contenuti online sono in grado di influenzare e spostare le opinioni politiche degli utenti. Stando ai risultati di un sondaggio curato dal Pew Research Center, il 20% delle persone ha cambiato parere sui candidati dell’ultima elezione presidenziale in virtù dei post visti e letti sui social media.
Centrali del falso e manipolazione politica online
In questo quadro, non si possono ignorare e sottovalutare le implicazioni della presenza della disinformazione sul web. Le macchine della produzione del falso sono continuamente all’opera perché chi le costruisce sa di poter lucrare anche un tornaconto politico. Durante le presidenziali Usa 2016, le pagine di Facebook sono state scientemente riempite di falsità sia dai siti di estrazione repubblicana sia da quelli di marca democratica.
Siamo davanti a un nuovo e più possente intervento della più bieca e becera propaganda politica che si è messo in moto online per cercare di sfregiare la verità e di manipolare l’opinione pubblica.
Per raggiungere questi obiettivi sono stati creati, per giunta, account falsi, algoritmi e bot.
Questo esercizio e attivismo del falso trova terreno fertile in un cyberspazio – in cui agiscono a vario titolo professionisti della falsificazione – che sempre più mostra la sua vulnerabilità e permeabilità alla bugia propagandistica e all’informazione farlocca. Grazie anche a internauti troppo spesso creduloni, oppure, se politicizzati, propensi a rinchiudersi nelle loro convinzioni e a cercare solo conferme del loro credo condiviso e consolidato, a volte da bufale, radicate online dall’effetto echo chamber.
Bufale contro democrazia
La realtà della disinformazione, quindi, si aggiorna e si rinnova nel mondo della comunicazione digitale, acquistando un chiaro connotato politico.
Non a caso, Barack Obama, presidente uscente degli Stati Uniti, ha denunciato senza reticenze la gravità della proliferazione delle false notizie su Facebook e altre piattaforme. Non diversamente, Angela Merkel, primo ministro della Germania, in un discorso in Parlamento, ha pronunciato parole forti contro il diffondersi delle fake news sui social media che, a suo giudizio, ha effetti manipolatori e contribuisce ad alimentare estremismo e populismo in politica.
A queste autorevoli voci si è aggiunta quella di Tom Watson, vice segretario del Labour Party britannico che ha annunciato sulla testata The Indipendent l’impegno del partito su questo fronte e promesso l’avvio di un’inchiesta per comprendere e contrastare meglio il fenomeno. Le notizie false – ha argomentato – non fanno bene alla democrazia che si regge su scelte operate dagli elettori basate su una informazione vera e accurata, aderente ai fatti.
Perciò, difendere la verità contro la disinformazione, separare il vero dal falso che si traveste da fatto, è un modo per proteggere i sistemi democratici da chi li minaccia.
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