Media
Quando la politica pop fa flop: c’era una volta Alessandra Moretti
A distanza di una settimana dal responso delle urne venete, una delle tante possibili analisi del voto riguarda la parabola di Alessandra Moretti, candidata PD con visibilità nazionale, iniziata con le elezioni politiche del 2013 accanto a Bersani, continuata con le elezioni europee del 2014 e conclusasi nel 2015 con la peggiore sconfitta del PD in terra veneta.
Lungi dal dare un giudizio sulla persona – senza dubbio preparata, impegnata, generosa, e gradevole nei rapporti privati e pubblici – voglio qui tentare di inquadrare la sua figura politica in una cornice analitica che può essere applicata anche ad altri casi di costruzione della visibilità (all’estero la chiamano ‘celebrity’).
Si sa che i media, e specialmente la televisione, sono da sempre ritenuti i creatori di molte figure politiche, ma anche capacissimi di distruggere le stesse in men che non si dica. La politica pop, fatta via i media popolari, è un fenomeno ‘normale’, aiuta a farti conoscere, veicola insieme all’intrattenimento anche i contenuti, che la Moretti era capace di trasmettere, ma poi con lei è stata matrigna. I media italiani hanno giocato un ruolo primario nel lanciare sul palcoscenico televisivo nazional-popolare la sconosciuta vicesindaca di Vicenza. La sua parlantina sciolta e la sua indubbia bella presenza hanno subito stuzzicato l’attenzione dei conduttori dei talk-show. La sua prima performance a 8 e ½ dalla Gruber è stato il provino che l’ha promossa nella compagnia di giro degli ospiti dei salotti televisivi. Da quell’esordio in poi, la Moretti è stata un po’ come Salvini oggi, richiestissima perché ‘bucava lo schermo’ (per motivi ben diversi, naturalmente). Insomma è diventata ‘pop’, al punto di essere al centro per un breve tempo del gossip nazionale per un presunto flirt con Giletti. Chi ne osservava la crescita di statura politica – grazie appunto alla visibilità accumulata nei talk-show – cominciò a storcere il naso su quella storia non proprio esemplare per una esponente politica del PD. Il naso esplose in un tremendo raffreddore quando la Moretti, ormai una celebrità, si lasciò prendere la mano in un’intervista al CorriereTv esponendo la sua filosofia….politica con le famose argomentazioni racchiuse nel nuovo vocabolo del dizionario politico italiano: “Ladylike”: la bellezza sdoganata come asset per il successo politico. Da un punto di vista mediatico può essere visto anche come un coup de théatre magistrale. Infatti la sua notorietà e popolarità – sia pure intrisa di sfottò – ne guadagnò, al punto che in prossimità della scelta del candidato PD per il Veneto, chi più di lei poteva… toccare il cuore del pubblico dei suoi concittadini veneti?
Il resto è cronaca recente, ma anche l’epilogo triste di una storia italiana che racconta come la politica quando si fa troppo pop, al punto di privilegiare le logiche dello spettacolo rispetto ad altre più importanti logiche politiche, può portare al flop. La candidata Moretti ha tentato durante la campagna elettorale per la presidenza del Veneto di dismettere l’abbigliamento Ladylike cucitole addosso con il suo consenso dai media, ma non c’è riuscita. I media le hanno dato grande visibilità ma le hanno tolto la credibilità. Gli elettori le hanno preferito un candidato che ha meno appeal televisivo ma che è suonato più convincente al popolo veneto.
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