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Perché un intellettuale come Galli della Loggia legge (solo) il Fatto Quotidiano

11 Settembre 2015

Questa mattina intorno alle dieci il professor Galli della Loggia si aggirava per il grande salone centrale della Stazione Termini. Forse partiva, ma non è escluso che fosse lì per ricevere un amico, un parente, questo alla fine del tutto ininfluente. Fatto sta che appena entrato, il professore si è diretto all’edicola. Con fare gentile, ha chiesto due soli giornali. Uno, scontato, era il Corriere della Sera, il “suo” Corriere, di cui è colonna da una vita. L’altro? Beh, qui la questione tocca la vostra sensibilità. Dovrebbe sorreggervi la vostra idea degli intellettuali intellettuali italiani, l’idea che vi siete fatti nel tempo, se siano noiosissimi raccontatori del nulla, celebratori di se stessi, prestatori d’opera in nome e per conto del potere, oppure persone che sanno di mondo, non abbassano il crapino, hanno visione, sguardo moderno e sottile sulle cose. Immaginando soprattutto cosa possano leggere, a quali letture quotidiane siano affezionati, pensando che la vulgata generale porterebbe a concludere che a intellettuale dichiarato corrisponda sempre e comunque una lettura intelligente ma anche un po’ troppo pesante.

Bene, il professore come secondo giornale – e poi perchè secondo, magari lo considera addirittura primo – ha comprato «Il Fatto Quotidiano» diretto da Marco Travaglio. Diremo subito qui, per quelli che eccepiscano sulle nostre sicurezze riferite alle preferenze editoriali di Galli della Loggia, che è tecnicamente impossibile ch’egli avesse già potuto leggere, a quell’ora, altro che non quei due quotidiani citati. Non Repubblica, non La Stampa, figuriamoci il Foglio poi. E neppure, questo sì che ci dispiace un po’, il Sole 24 Ore. Per un motivo semplice: avendo comprato con i suoi soldini il cartaceo del Corriere della Sera, che anche un taccagno come Scott Jovine avrebbe potuto concedergli gratuitamente su tablet, era dunque escluso che ne avesse potuti leggere altri. Per cui, Corriere e Il Fatto erano le sue scelte, evidentemente ponderate.

La motivazione per cui uno storico come il professor Galli della Loggia compra sostanzialmente solo il Fatto Quotidiano è chiara come acqua di fonte: cerca delle notizie. Vuole stare nel suo mondo, il mondo italiano, vuole capirne meglio certi magheggi, si informa se qualcuno ruba, se qualcuno ha intenzione di farlo, annota i nomi di coloro che fanno strage di stile politico, annusa l’aria sul governo Renzi, chè almeno il giornalaccio di Travaglio prova a farsene un’idea. In un concetto, fa quello che vorrebbe (o dovrebbe) fare un semplice cittadino-lettore, meno intellettuale di Galli della Loggia ma altrettanto interessato ai destini del suo Paese.

Perché Galli della Loggia non degni di uno sguardo i grandi giornali italiani, comprendendo il Corriere della Sera che comprerà per antica devozione, è presto detto. Su questi giornali non ci sono le notizie. Abolite totalmente quelle sul governo (Renzi). O meglio: sui giornali compaiono sì le notizie, ma sono quelle che gentilmente il Sinodo renziano distribuisce verso sera a ogni redazione e che ogni redazione prende necessariamente per buone, non eccependo nulla. Il perchè di questo  piovere veline, di questo appiattimento preventivo, ancora non ci è del tutto chiaro, un motivo certamente è che Renzi attualmente è il meglio che c’è e dunque bisogna farselo (molto) bastare. Ce lo chiede l’Europa, ce lo chiede la ragionevolezza, queste sarebbero le giustificazioni. Il problema è che in questo modo i giornali perdono progressivamente autorevolezza, virtù sulla quale hanno costruito nel tempo le loro fortune.

Al tempo del Caimano, paragone inevitabile per i contemporanei, una simile  visione dei rapporti tra stampa e politica avrebbe comportato una mobilitazione  generale, richiami alla sacra Carta, e la creazione di strutture ad hoc dedicate alla guerriglia quotidiana contro il Grande Dittatore. Se solo un Bonaiuti, ma anche un Gawronsky d’annata o un Tajani mesozoico si fossero permessi di far piovere una velina in una delle redazione dei cosiddetti quotidiani liberal-riformisti, sarebbero stati mandati a cagare singolarmente da tutti i cronisti politici – una cinquantina di vaffanculo pesantissimi – con relativo pistolotto durissimo dei rispettivi direttori. (E la beffa è che alcuni direttori sono gli stessi di quel tempo).

Oggi che non è più il tempo delle mele ma della melassa, anche un intellettuale come Galli della Loggia si è ampiamente rotto i coglioni di leggere il nulla. Benvenuto prof, e sparga la voce.

Ps. Opportunamente Massimiliano Gallo ci aveva invitato a controllare che il “Fatto” di oggi non contenesse un’intervista a Galli della Loggia. Cosa che abbiamo fatto prima di scrivere il pezzo.

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