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Odoya, storia di dieci anni di editoria italiana indipendente (di successo)

12 Giugno 2017

E’ nata a Bologna, e a Bologna continua ad avere il suo quartier generale. Il nome scelto non ha un significato particolare, come spiegano loro stessi.

Odoya attraversa misteriosamente diverse culture che non hanno in apparenza nulla in comune tra loro, compare e scompare nel corso della storia senza essere mai determinato da un significato preciso, è una invocazione, un saluto, un nome proprio, un’espressione fonetica, è divinità ed elemento naturale…

Odoya è il nome del nostro logo, un uccello che spiega le sue ali mentre nasce dalle acque.

Odoya è il nome del fiume Niger per gli Yoruba che abitano lungo le sue sponde, il fiume creato dalla divinità Oya, signora dei venti e delle acque, dispensatrice di vita e garante del suo rinnovarsi.

Odoya è il grido con cui si invoca Yemanjà, la bella dea madre del mare nel culto afro-brasiliano del Candomblè, un rito che giunge dallo Yoruba o dal Dahomey e i cui seguaci, cantando e ballando, gettano fiori e liquori come offerte al mare.

Odoya è un canto di lavoro della Georgia.

Odoya è la prima canzone dell’album “Kohuept, live in Leningrad” del 1987 di Billy Joel registrata presso il Djvari Monastary in Tbilisi, Georgia.

Sul mercato da dieci anni, Odoya ha dimostrato che anche in un mercato considerato asfittico come quello editoriale, possono esserci spazi di nicchia ancora da esplorare. Abbiamo pertanto, cercato di capire, come, rivolgendo alcune domande a Paola Papetti, responsabile dell’ufficio stampa.

Come nasce Odoya?

L’idea di Odoya è di Marco De Simoni, attuale presidente e direttore editoriale. Lavorando per Clueb con gli altri due soci dell’attuale casa editrice, ovvero Valerio Manieri e Mauro Cremonini,  notò come ci fosse una fetta di mercato inesplorata in Italia: quella della saggistica storica di taglio divulgativo. Mentre le pubblicazioni anglosassoni abbinavano all’approfondimento una prosa accessibile anche ai “non esperti”, in Italia la saggistica storica spessissimo prevedeva termini tecnici a bizzeffe e note a piè di pagina molto dettagliate. Quello che ha fatto Odoya nel 2007 è concepire e attuare la collana Odoya Library, ovvero una serie di pubblicazioni il cui titolo iniziava con “storia di…”.

Sono nate in questo modo La Storia della Pirateria di Philip Gosse (più volte ristampata) e la Storia della Coca Cola, dei Vampiri, dei Veleni, della Tortura (di Franco Di Bella, che grazie alla prefazione del figlio Antonio approdò a Che tempo che fa) e via dicendo. Erano libri, come quelli che pubblichiamo anche oggi, di cui si capivano i contenuti già dal titolo. Tutti illustrati e ricchi di apparati per la consultazione, posti alla fine dei volumi. Opere da conservare come tasselli del grande mosaico della cultura. Quell’idea e quella linea editoriale non sono mai state stravolte: sono il fulcro di Odoya anche oggi, a dieci anni di distanza. Certo si è spesso innovato e aggiunto, ma le origini sono queste.

Le aspirazioni dei soci all’oggi siano quelle di veder riconosciuto il proprio lavoro dalla comunità dei lettori.  Continuare a proporre titoli originali e oggetti  libro curati, in cui la cultura popolare incontra quella accademica per un dialogo tra le due equilibrato e innovativo.

Quante persone impiega attualmente?

Attualmente per il gruppo Odoya Srl lavorano una decina di persone più collaboratori vari. Nel  2016 Odoya ha messo in libreria volumi per un milione e seicentomila euro circa.

Avete acquisito la casa editrice Meridiano Zero: l’obiettivo, ampliare l’offerta di Odoya o salvare un marchio che rischiava di scomparire?

Direi entrambe le cose: per una casa editrice di saggistica, una potente collana di narrativa è un sogno. Quando Marco Vicentini propose a De Simoni l’acquisto di un marchio storico in difficoltà, l’editore prese la palla al balzo. C’era una storia importante: quella della prima casa editrice di noir in Italia e nomi davvero ghiotti come Pagan, Raymond, Brookmyre o Lee Burke. Così Odoya ha acquisito il marchio Meridiano Zero, facendo svariati tentativi di innovare la linea, per esempio ampliando l’area di provenienza degli autori. Siamo per esempio tra i pochi editori ad aver dedicato una parte della programmazione ai titoli di letteratura russa contemporanea, anche con nomi eccellenti, come per esempio Rubanov o Pavlov.

 Come si diventa autori di Odoya? 

Odoya Srl comprende tre marchi. Oltre a Odoya e Meridiano Zero, c’è I libri di Emil, che pubblica tra le altre cose i testi di docenti universitari giovandosi dei relativi fondi accademici.

Odoya non chiede acquisto copie o contributi, ma per diventare un nostro autore bisogna comprendere a fondo il progetto. È capitato che dal confronto con l’editore nascessero libri completamente nuovi rispetto a quel che si era immaginato l’autore. Bisogna capire cos’è un saggio per tutti: dalla scrittura scorrevole e coinvolgente, ma dal background scientificamente attendibile. Il mio consiglio è di addentrarsi nel catalogo (si trova sul sito www.odoya.it) per capire quale potrebbe essere la successiva “perla” di una collana e a quel punto chiedersi se il taglio e l’argomento del proprio progetto di pubblicazione siano coerenti oppure dei “cavoli a merenda”.

In un mercato caratterizzato da grandi gruppi e piccoli editori APS (Autori a Proprie Spese), come li definiva Eco, voi andate controcorrente in tutti i sensi: siete una casa editrice di dimensioni ridotte, eppure avete avviato il progetto Libera la ricerca, col quale pubblicate a costo zero il lavoro dei ricercatori precari…

Ci fa piacere che qualcuno abbia notato quel progetto: nasceva proprio come differenziazione tra i docenti di ruolo e i ricercatori talentuosi in campo umanistico. Spesso i secondi non hanno fondi per pubblicare, ma bisogno di codici ISBN per i concorsi. Quindi, con il meccanismo della Peer Review (doppio controllo “blind” dei testi, fatto da ricercatori e docenti volontari, esperti nella stessa disciplina), abbiamo messo in piedi una collana di libri senza costi per i ricercatori, dedicati all’uso in ambito accademico. Penso attualmente la collana sia “a tacere”, ma per gli interessati,  altre informazioni si trovano a questo url.

E’ il vostro decimo anniversario, festeggiate con oltre trecento candeline (quanti sono i vostri titoli in catalogo), un compleanno importante. Come immagini il 20° compleanno? 

In dieci anni l’editoria è cambiata tantissimo. Se penso che tre anni fa non avevamo nemmeno un titolo in formato eBook ed ora ne produciamo svariati al mese… Ci vorrebbe una sfera di cristallo. Confidiamo però che il meccanismo che sta premiando l’editoria indipendente e di qualità (vedi grossi gruppi che perdono fette di mercato a favore degli indipendenti) preluda a un futuro in cui le nostre Guide alla pop culture (Super Robot, cultura vittoriana, Eroi Marvel, Letteratura degli Stati Uniti etc ), le nostre “Storie di…”, le sex guides oppure i ritratti di città continuino ad avere un folto pubblico di appassionati. Da parte nostra promettiamo costante rilancio e cura in quello che facciamo.

Quale regalo vi siete fatti e quali sono i progetti per l’immediato futuro?

Il periodo clou del decennale sarà l’autunno, quindi seguiteci sulla pagina FB Odoya editore,  per non perdervi feste e giveaway. Il regalo principale che ci siamo fatti quest’anno e che speriamo molti abbiano apprezzato è una sorta di never ending tour:  da Gennaio a Dicembre ogni mese una fiera o un festival in un posto diverso, per dire grazie a autori, librai e lettori. Per esempio mentre vi scrivo, un folto drappello dei nostri (tra cui editore e caporedattrice) è a Palermo, per  Una marina di libri, il festival organizzato tra gli altri da Sellerio nella splendida cornice dell’Orto Botanico. Prossima tappa sarà l’Elba Book Festival…

Nell’immediato futuro ci dedicheremo alle nostre nuove guide orienteering illustrate. Delle vere e proprie strenne. Entro l’anno usciranno quelle al grottesco, al cinema documentario, al cinema fantasy e bellico.

Poi un libro sul Frankenstein come non l’avete mai immaginato (2018 è il bicentenario dall’uscita), una guida psicogeografica di Venezia e l’avvincente Ufo Revision che racconterà gli “X files” meno conosciuti. E poi il libro di Marinella Manicardi sulle mestruazioni: uno degli ultimi tabù da superare. Insomma, tanta carne al fuoco per una stagione di pubblicazioni nuove ed esaltanti, in perfetto stile Odoya.

 

 

 

 

 

 

 

 

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