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Non solo Covid (ma quasi): il 2020 dei social network

28 Dicembre 2020

Alla fine di un anno, si sa, si fanno i bilanci. Sui social network l’equivalente è riproporre i momenti più significativi degli utenti. Il 2020 è stato un anno profondamente doloroso a livello globale. Se si dovesse sintetizzare in un certo numero di post, video o foto, avrebbero tutti un comune denominatore: la pandemia e le sue drammatiche conseguenze.

Facebook ha voluto ugualmente riassumere i dodici mesi che ci apprestiamo ad archiviare. “Non importa in quale parte del mondo vivi, le esperienze condivise del 2020 ci hanno uniti, anche mentre eravamo lontani”, ha scritto Naomi Gleit, VP Product e Social Impact del popolare social network, per introdurre i momenti salienti dell’anno, suddivisi per sei temi: icone, risveglio sociale, covid, politica globale, ambiente, fede e comunità. Tra le icone hanno trovato spazio Kobe Bryant, la cui morte è stato il momento più discusso su Facebook e, ovviamente, Ruth Bader Ginsburg, ricordata con più di 6 milioni di post su Facebook e Instagram in un solo giorno. Nella categoria risveglio sociale è entrato di diritto Black Lives Matter che ha generato milioni di post. Ovviamente la pandemia è stata un tema centrale. Da Facebook fanno sapere che, nel mese di marzo, oltre un milione e mezzo di spagnoli ha espresso gratitudine per il personale medico, che in Italia è raddoppiato il numero dei live su Facebook e Instagram durante il lockdown e che negli Stati Uniti le visualizzazioni delle dirette sono aumentate del 50%.

Tra i temi politici, l’annuncio di Kamala Harris come candidata democratica per la vicepresidenza Usa è stato il momento più menzionato ad agosto, quando si sono registrati più di 10 milioni di post in un giorno. Scorrere l’elenco dei temi più discussi e dei contenuti più frequenti equivale a riassumere l’anno che sta finendo, perché ormai siamo sempre online. Il Censis, nel suo 54° Rapporto sulla situazione sociale del Paese, dedica ampio spazio a comunicazione e media e fa sapere che la percentuale di utenti di Internet in Italia è passata dal 78,4% al 79,3% e che quella di coloro che usano uno smartphone è salita dal 73,8% al 75,7%. Se pensiamo al tempo trascorso online, il pensiero corre subito ai social network. Ma quali sono quelli più popolari in Italia? Al primo posto c’è YouTube, usato dal 56,7% dei nostri connazionali, segue Facebook con il 55,2%. A completare il podio ci pensa Instagram, un po’ più distaccato, con il 35,9%. Se la classifica fosse fatta sulla base delle fasce d’età, il risultato sarebbe diverso. Per chi ha tra 14 e 29 anni, infatti, al primo posto c’è ancora YouTube con il 76,1%, segue Instagram con il 65,6% e infine Facebook con il 60,3%. Dal rapporto Censis emerge anche che quasi la metà degli italiani reputa utili i social network, ma sono inutili per il 22,9% e dannosi per il 23,7%. A compensare ci pensa un quasi 5% che li considera indispensabili. Perché gli italiani trascorrono del tempo sui social network? Per rimanere in contatto con le persone e comunicare in maniera più veloce ed efficace, per avere compagnia, per avere informazioni, per lavoro o per approfondire i propri interessi. Infine, le app di messaggistica. WhatsApp è usato da più di sette italiani su dieci, con un salto in avanti di tre punti e mezzo percentuali in un anno. In questo caso, il divario generazionale si fa notare. La percentuale di utilizzo di chi ha tra 30 e 44 anni è quasi dell’89% ma scende al 30,3% tra chi ha più di 65 anni.

Commentare, esprimere un’opinione, condividere un momento della propria vita o un fatto di costume stanno diventando azioni automatiche a cui dedichiamo sempre più tempo, sebbene in maniera differente a seconda dell’età degli utenti. Il 2020 è stato l’anno del distanziamento fisico e i social network hanno permesso a molti di restare in contatto, reperire informazioni, godersi un momento di svago, lavorare o studiare. Stanno diventando sempre di più parte integrante della routine quotidiana. E mentre condividiamo una riflessione, un fatto di costume che ci ha colpito contribuiamo a scrivere una sorta di biografia virtuale individuale che, unita a quelle degli altri, crea un racconto collettivo e la fotografia di una società in evoluzione.

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