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Non siamo tutti un po’ psicologi
Non siamo tutti un po’ psicologi siamo tutti probabili pazienti. Questa è la verità che ci piaccia o no e il titolo di questo libro vuole sfatare un detto che fa leva sulla presunzione di chi pretende di sondare il prossimo senza conoscere se stesso. Siamo tutti un po’ psicologi? No! E’ la risposta perentoria di Pier Paolo Giusti che con questo saggio edito da Il Filo di Arianna, dà istruzioni su come stanare chi fa lo psicologo ma non lo è, rivela informazioni preziose a chi vuole intraprendere un percorso introspettivo avvalendosi dell’aiuto di un/a professionista. L’autore Pier Paolo Giusti, classe 1979, vive a Firenze dove svolge l’attività di psicologo e psicoterapeuta in ambito clinico, nelle formazione di risorse umane, in percorsi di educazione sessuale, in attività di sostegno ai detenuti e come orientatore scolastico.
Nel suo bignami semiserio scritto a tratti con tono scanzonato e per questo divertente, Giusti si aggiunge alla lunga lista di professionisti del settore che avvisa il pubblico su come di ciarlatani sia pieno il mondo, di gente colma di problemi che per non pensare ai propri vuole dedicarsi a quelli altrui. Personalmente ho conosciuto una psicologa iscritta all’ordine che ha allestito lo studio nella propria abitazione a cui si accede solo dopo essersi tolti le scarpe come in un tempio, si diletta con tarocchi, racconta di voci che sente nelle ore più impensate e pratica massaggi olistici su un lettino apposito facendo viaggi nel mondo astrale. Un ambiente irreale da lei creato per sopperire al suo isolamento sociale e divertirsi un po’ parlando male della signora appena uscita a quella appena entrata. Quando mi sono imbattuta nel saggio del dottor Giusti mai un libro mi è parso più opportuno, era ora che si smascherasse finalmente chi si avvale dell’iscrizione all’ordine per creare un parco giochi, che si creasse un ostacolo a tutti gli improvvisati che non meritano eco e pazienti.
Se la signora e il suo circolo casalingo sono l’emblema della poca serietà che vige nell’ambiente, l’autore introduce anche l’archetipo dello psicologo di successo a cui siamo abituati e al quale diamo credito: il medico che riceve nello studio in radica di noce, esponendo antichi volumi in pelle sugli scaffali, con indosso il vestito firmato che trasuda autorevolezza e lusso, anch’esso estremamente pericoloso perché simbolo di un narcisismo che stride con il dare aiuto a chi ha bisogno.
Ma quindi chi è uno bravo psicologo secondo Giusti? Partiamo subito dalla preparazione: psicologo è colui che ha studiato, studi scelti non per ripiego ma per una propensione innata all’ascolto del disagio altrui e rendersi utile, si è preso una laurea, si è sottoposto ad un percorso di analisi, ha frequentato un tirocinio formativo, ha superato un esame di stato per iscriversi ad un ordine professionale. Non è certo la persona che ha seguito per due anni un corso di counseling in una scuola serale sconosciuta, sull’orlo del suicidio dopo una brutta separazione, la perdita del lavoro o un amore mancato. Non è un coach dell’ultima ora nato sulla tendenza del momento né un operatore olistico che parla con gli angeli. Si è psicologi dopo avere imparato il “mestiere” sul campo e lo si è svolto senza pregiudizi, avidità , smania di protagonismo reale e virtuale. Quando e riporto testuale “si è visto un po’ di merda” e quindi aggiungo si ha voglia di ripulirne un po’.
Si è bravi psicologi quando si ha rispetto del vissuto altrui senza oltrepassare il loro bisogno di ascolto, una sorta di pattinaggio sul ghiaccio, una passeggiata sull’orlo dell’abisso tenendo per mano chi ha chiesto un sostegno. Guardare il burrone con distacco ma non con indifferenza. Si capisce quanto poco di ordinario ci sia in questa professione straordinaria troppo spesso vilipesa e tradita perché abbracciata per convenienza o voglia di sperimentare e non per passione.
Questo libro è un piccolo gioiello che nonostante il tono leggero ha il merito di chiarire in tempi brevi chi è uno psicologo e chi no. Da leggere subito perché dobbiamo sempre ricordare che siamo tutti possibili pazienti.
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