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Non cadono così anche le aquile?
Sul Robinson di oggi si chiariscono molte cose che avevo già capito da tempo, e che mi hanno spinto a lasciare la collaborazione, ma esse non si erano mai manifestate in maniera così esplicita, come appaiono oggi sfogliando Robinson. Mi confermano, pur troppo, nella giustezza della ferma decisione di declinare qualunque tipo di collaborazione con un foglio che, per inseguire consensi di basso profilo, calpesta così platealmente qualunque ragionevole impostazione di un discorso che pretenda di essere decentemente anche discorso culturale.
Ho criticato, tempo fa, il Bach di Ramin Bahrami, e non sto qui a ripeterne le ragioni, ma ecco, a conferma che la mia critica fosse risultata sgradita alla direzione del giornale, che esce sul Robinson un’intervista di Leonetta Bentivoglio che copre due intere pagine, con una gigantografia del pianista tra le due. L’idolo pop non si tocca. Anzi ha una “verità sulla malinconia” da rivelare, come recita il titolo. E diventato anche un guru. E, poche pagine dopo, Beethoven diretto da Currentzis diventa “punk”, un’offesa sia a Beethoven sia all’intelligenza interpretativa di Currentzis.
Ma il tonfo perfetto è lo sbracamento del torneo letterario: “Che pasticciaccio! Gadda eliminato!” Gadda? Liquidato da quattro lettori imbranati? Sarebbe come dire che Manzoni è uno scrittorucolo, Pirandello un ciurmadore, Svevo un rompiscatole. Eliminati, viene da dire, siete voi, che ormai vi tirate fuori da qualsiasi proposta che appaia quanto meno passabile di comunicazione letteraria.
Da una parte dovrei mostrarmi lieto di riscontrare una conferma della discesa nel baratro populistico anche di un giornale che era nato come foglio di riflessione culturale e politica, ma dall’altro questo impudico sfasciarsi di ogni controllo di dignità culturale – e dunque anche politica – mi addolora, perché potrei vedervi uno specchio dell’Italia di oggi e mi rifiuto di crederlo. Spero anzi che sia solo la sbandata di sbandati che non sanno come riconquistare le vendite perdute.
Ma se pensano di riguadagnarsele in questo modo, credo che facciano male i conti. Oggi la notizia strillata (“Candeggina social club” non è male!), la scoperta irrinunciabile, il linguaggio speciosamente scioccante dilaga nel web, che arriverà sempre almeno un minuto prima della carta stampata. E allora o i giornali cartacei si decidono a essere lo spazio della riflessione o sono destinati a scomparire. Qualcuno fuori d’Italia, ma anche in Italia, sembra averlo capito. “La Repubblica” di Verdelli, no.
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