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“Metti la Cei in apertura”. I nostri giornali tra cronaca e sudditanza culturale
C’è una notizia che ha “invaso” le edizioni online dei maggiori quotidiani italiani, una notizia che resterà per diverse ore sulle homepage e che scalerà con il passare delle ore al secondo o al terzo posto, restando a portata di “click” almeno fino a domenica, fatidico giorno del “Family Day”, la singolare manifestazione dove chi protesta non chiede diritti per sé ma chiede che non vengano concessi diritti ad altri. Per la cronaca, la notizia in questione tratta del rendiconto dei lavori del Consiglio Episcopale (la famigerata Cei) che si è espresso contro il ddl Cirinnà e le Unioni Civili, a difesa della cosiddetta famiglia naturale. Sempre per la cronaca, è l’ennesima volta che la Chiesa Cattolica ribadisce la sua “sacrosanta” posizione sul medesimo argomento tramite le sue figure apicali.
Restando quindi sulla cronaca, in una normale redazione di un laico e moderno stato occidentale, il direttore o il caposervizio di turno avrebbero dovuto bollare la notizia come “aria fritta”, relegandola a doveroso trafiletto e magari facendola coincidere sul rullo con argomenti simili come l’oroscopo o il banner di qualche cartomante che per pochi euro ti può svelare se la tenuta della tua “famiglia naturale” è messa a rischio dalla tua avvenente colf moldava come sospetti da mesi.
Ma diamo anche per scontato – non senza un certo fastidio – che l’Italia non sia un laico e moderno stato occidentale e che nel 2016 l’influenza dell’autorità religiosa rappresentata da un monarca assoluto (molto “pop”, ma pur sempre un monarca) sia ancora così forte da condizionare le scelte di parte del mondo politico, dell’opinione pubblica e di pezzi di economia del paese. Ammettiamo insomma che il paese – o almeno parte di esso – viva ancora in una condizione di sudditanza culturale verso la Chiesa.
Pur ammettendo ciò, restano incomprensibili le scelte delle maggiori testate italiane che spesso sembrano confondere il dovere di cronaca con la funzione di ufficio stampa della Santa Sede. Finito il Consiglio dei vescovi, l’ordine è stato univoco: “Metti la Cei in apertura”. Ma non sarà che tutta questa eccessiva attenzione per il “Vaticano pensiero”, interesse di una parte sempre più esigua dell’opinione pubblica, sia in realtà solo una tradizione stanca? Una regola non scritta che impone tacitamente il risalto ad ogni dichiarazione dei suoi vertici?
Il Mondo sta cambiando, il concetto di famiglia anche (che passi o non passi il ddl Cirinnà). Persino la Chiesa, pur con i suoi tempi lunghissimi, ha avviato un difficile percorso di cambiamento. Forse i grandi giornali italiani dovrebbero meditare su questo, perché nel XXI secolo di tradizione si può morire…
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