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Le bambine sexy di Letizia Battaglia
C’era una volta Letizia Battaglia. La fotografa nota in tutto il mondo per i suoi scatti capaci di raccontare un delitto di mafia, come l’infanzia, con la medesima cruda, poetica, drammatica verità. La fotografa che ha lavorato a lungo sulle bambine della sua città, restituendo ritratti toccanti che hanno segnato più di un’epoca.
C’era una volta, dunque, una professionista la cui carriera, iniziata con il giornale palermitano L’Ora nel 1969 – Battaglia è nata nel 1935 –, era proseguita fortunata e instancabile fino a esporre in tutto il mondo. Almeno fino a una manciata di giorni fa.
Poi Lamborghini ha coinvolto l’autrice per la campagna “With Italy, for Italy” e ha postato le foto di Letizia Battaglia (ritirandole dopo poco), che ritraevano delle minorenni, in pose ammiccanti, piazzate sensuali e succinte davanti a delle supercar gialle.
C’è voluto un attimo perché la polemica divampasse. Prima sui social (a dimostrazione che la coscienza sta cambiando), dunque arrivando alle orecchie del sindaco di Palermo – dove gli scatti sono stati prodotti a quanto pare senza un’autorizzazione nel merito; Orlando ha scritto una lettera in cui si è detto dispiaciuto, ha sottolineato la sua gratitudine nei confronti della Battaglia e ha cercato di porre un freno alla polemica (producendo con somma arguzia un gioco di equilibrismo). Per il resto, si è gridato allo scandalo. Comprensibilmente. Qualcuno (come Fulvio Abate) ha cercato di limitare la polemica bacchettando come bigotti quelli che contro gli scatti puntavano il dito. Qualche altro ha tuonato dicendo che chi criticava non aveva capito il senso dell’operazione firmata da Lamborghini.
Tutto lecito, naturalmente. Eppure, pur cercando di restare imparziali, a un occhio privo di sovrastrutture – e di rapporti politici o amicali con Battaglia – le immagini non possono non rivelarsi inaspettate e incomprensibili. La questione, ovviamente, apre poi a una serie di domande più complesse.
È lecito mettere in discussione il lavoro di una grande fotografa per uno scivolone? Di contro, è giusto considerare una campagna pubblicitaria così esplicitamente e inutilmente provocatoria come un semplice errore di valutazione? Non dovrebbe forse esserci una tutela superiore sulle immagini che hanno come protagoniste delle minorenni? E, i genitori, hanno dato il consenso agli scatti consapevoli di come le loro figlie sarebbero state mostrate?
Verrebbe quasi il dubbio che, poiché a promuovere l’ipersessualizzazione in questa situazione sia una fotografa con una lunga storia alle spalle di comprensione e di esercizio sulle bambine, sia lecito chiudere un occhio. Per fortuna, però, quel meccanismo censorio contemporaneo che sono i social non ha agito valutando che il presente. Eppure, non è possibile non domandarsi: quante campagne (anche di fotografi noti) ancora dovremo contestare perché le bambine non siano più mostrate come carne da macello?
In fin dei conti, fa molta tristezza che Lamborghini abbia promosso una campagna pubblicitaria del genere, del tutto priva di analisi nei confronti del messaggio pubblicitario e incentrata su un concept pubblicitario vecchissimo. Qui il binomio ragazza&auto diventa addirittura da manette: bambina maliziosa&macchina di lusso. Ma fa molta tristezza, forse perfino di più, comprendere che una grande fotografa come Letizia Battaglia non abbia compreso il messaggio esplicito dei suoi scatti. E qualora non fosse una provocazione ma un modo per richiamare alla mente la Palermo bambina, vorrebbe dire che non è più capace di leggere il tempo.
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