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L’aria fritta che tira e si racconta

6 Dicembre 2021

Molti consumatori di notizie e frequentatori del web si saranno accorti da tempo della scarsa incidenza della stampa sulla formazione dell’opinione pubblica e della sterilità degli editorialisti. Il vertiginoso calo delle vendite dei giornali, che ne sta decretando la fine, non è dovuto, evidentemente, solo alla crisi economica o alla scarsa attitudine a leggere e a informarsi degli italiani. A rendere infruttuosa l’intera stampa è un’insana attività editoriale che non rispecchia per niente i gusti e le esigenze di quella parte della popolazione, abituata a essere informata  e non refrattaria a una comunicazione critica, cresciuta enormemente dal punto di vista culturale e dell’autostima.

Tranne che ai tromboni disarmonici da prima pagina, è noto a tutti come l’informazione, perseverando nel suo triste ruolo acritico, che si manifesta soprattutto nella pesantezza stilistica e nella morbosità di giudizi morali, abbia finito per stancare e affliggere i lettori, riservando loro una lettura da consumare come una sorta di penitenza. Pare abbastanza evidente come una componente massiccia del giornalismo abbia contribuito, anche se con un demerito minore rispetto alla politica, ad abbassare, miserabilmente, il livello generale della comunicazione, comportando scompensi nel campo dell’informazione.

Basta rileggere un’edizione qualsiasi dei principali quotidiani nazionali di qualche anno fa per accorgersi dei colossali abbagli dei suoi fini pensatori: bisognava essere dei creduloni per attendersi davvero una rivoluzione liberale tanto annunciata, ma mai iniziata e men che meno progettata, o vedere nel destino in continuo divenire del Pd le stigmate di un partito moderno trans-europeo. Il giornalismo nazionale degli ultimi vent’anni è zeppo di previsioni sbagliate, analisi politiche scriteriate, giudizi precari e affrettati. E, ancora oggi, anziché cercare di raddrizzare il tiro, si persevera nell’ostentazione di un opinionismo nevrastenico, scarsamente pertinente e lontano dalla sperimentazione di qualsiasi verità, come se i fatti e le persone che li determinano non costituissero un frangente storico da analizzare e raccontare, ma un tempo morto, fine a se stesso, da rappresentare con una prosa scadente e vuota, a illustrare, come meglio non si potrebbe, l’aria fritta.

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