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La vita è un sogno o i sogni aiutano a vivere meglio?
La notte scorsa ho fatto diversi sogni. Ho avuto una notte parecchio disturbata da sirene per strada, sudori vari, sollecitazioni emotive.
Avendo visto ieri sera techetechetè, perché ogni tanto capita, mi ha fatto impressione che il 90% delle persone che cantavano, presentavano, recitavano non esistesse più. Un po’ malinconico, a dire il vero, per quanto quegli artisti fossero fenomenali e facesse anche piacere rivederli, anche per costatare la loro preparazione e l’improvvisazione irrisolta di molti degli attuali. La mente, nelle sue enigmatiche evoluzioni notturne, ha probabilmente ricordato alcune informazioni che da quelle techetechetè arrivavano e le ha riassemblate secondo criteri ignoti.
Così ho sognato che il Quartetto Cetra (tutti estinti) faceva una tribuna elettorale in cui proponevano Mina come Presidente del Consiglio. Insomma, mica male, alla fine. Mina diventa così Presidente del Consiglio. E poi, Mina ha pure inciso una canzone con Beppe Grillo, Dottore, quindi in qualche maniera è assimilabile alla politica. A un certo punto Mina prendeva tutto in mano, senza più ministeri né altro, e delegava tutto a sé stessa: presidente e basta, mi sun Mina. Il suo primo atto fu di annettere all’Italia il Canton Ticino, con banche, casinò e fabbriche di cioccolato. Vacche viola pezzate di bianco comprese. Berna, marameo. Subito dopo anche il Canton Grigioni, dove parlano una lingua assimilabile a qualcosa che si parla sulle Alpi Atesine, chiedeva di entrare nella Nuova Italia. La condizione per entrare in Italia era di conoscere a memoria tutte le canzoni dei Festival di Sanremo, anche quelle escluse dopo la prima serata. Il Canton Grigioni seppe superare la prova brillantemente cantando perfino “Che brutto affare” presentata a Sanremo da Jo Chiarello e presto dimenticata. Radio Monteceneri annunciò la disgregazione della Svizzera così come era conosciuta per opera della nuova presidente italiana ma senza disappunto. Anzi l’annunciatore ne era quasi contento: finalmente un po’ d’aria nuova, anziché sempre gli Alphorn e i Lederhosen. Vogliamo vestirci anche noi coi pantaloncini D&G! Mina annunciava ogni cambiamento con un nuovo album: Cantoni animati, orchestrazioni del figliolo, naturalmente, con l’orchestra dell’ex RTSI.
La Lega era sparita dalla circolazione. Annientata da Mina, non aveva più senso. Chiara Ferragni era stata scelta da lei come Ambasciatrice d’Italia in tutti i paesi, unica. Sempre sul suo aereo a visitare il mondo e a dare lezioni di eleganza. Ecco, il migliore brand italiano da vendere era l’eleganza. E Mina ne aveva da vendere, e la vendeva. La casa di Lugano, ormai in territorio italiano, divenne la Casa Bianca della presidente, e Lugano stessa la capitale della Nuova Italia.
Il sogno continuò per un bel po’, con varie parti del mondo che volevano unirsi all’Italia, sempre dietro l’esame obbligatorio della conoscenza delle canzoni sanremesi. L’Albania fu il primo stato straniero a essere totalmente inglobato, per plebiscito, dopo aver sfornato fior di cantanti che conoscevano da “L’edera” a “Minchia, signor tenente”. Malta non tardò. La Tunisia fu il terzo. Mina era sempre più felice e Chiara Ferragni pure perché così il suo lavoro si riduceva, diminuendo gli stati nel mondo.
L’italiano sostituì l’inglese come lingua diplomatica. Ormai, dopo le vittorie dell’Eurofestival, la lingua era nota perfino in Patagonia e, in Africa, poteva accadere di ascoltare un Masai a caccia che, per stanare le belve dai loro nascondigli, cantava a squarciagola siamo fuori di testa ma diversi da loro, anche perché la canzone era stata davvero propagata (e superpagata) dappertutto. Mina era orgogliosa di questo brand italiano, la musica sopra tutto e tutti. Chiara Ferragni propose alla Cina di adottare i jeans sdruciti come divisa per l’esercito, si sarebbe risparmiato parecchio e la Cina fu d’accordo. In cambio dell’idea geniale la Cina avrebbe fornito all’Italia tanto pesce crudo per i finti ristoranti giapponesi che in realtà erano cinesi. Subito dopo gente che vomitava per il pesce marcio fornito dall’Oriente.
Il sogno continuava. Il mio sudore pure. A un certo punto sentii un dolore lancinante. Era un crampo. Nel sogno vidi Mina che si trasformava in una mongolfiera che mi guardava ghignante dall’alto. Dalla mongolfiera ondeggiava nel vento una scritta: Non più dolori con Canna Bis. Una densa nebbia, forse il fumo della canna, inghiottì la mongolfiera e la risata brillante di Mina echeggiò dovunque. Un presagio per le future elezioni. Chi mi smorfia il sogno e mi suggerisce qualche numero da giocare? Magari vinco qualcosa, perché qui, nei Brains del mese premiati, non ci sono mai.
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