Media

La sofferenza dietro la cronaca nera

9 Dicembre 2014

Capita sempre così. I fatti di cronaca nera occupano le prime pagine di tutti i giornali, la vita delle persone coinvolte viene scandagliata fin nei minimi dettagli e sbattuta in faccia a perfetti sconosciuti, felici di essere legittimati, per una volta, a guardare nel buco delle serrature altrui. 

Non è stato diverso il caso di Loris Stival, a maggior ragione ora che la madre è stata individuata come presunta colpevole. Nei giorni in cui il sistema criminale romano veniva a galla, le notizie in prima pagina sui giornali online non erano dedicate alla corruzione della politica della capitale, in tutte le implicazioni che porta con sé per l’intero paese, ma al caso di Ragusa.

Che lo spazio dedicato dai giornali a fatti come questo sia troppo è, credo, fuori discussione: e mi pare chiaro che la motivazione sia più da ricercare nel numero di click ricevuti dagli articoli piuttosto che in una valutazione di importanza oggettiva dei fatti in questione (importanza, si intende, per la collettività: non si vuole togliere nulla alla drammaticità dei singoli eventi per chi vi è coinvolto).

A stupirmi ogni volta è piuttosto l’assenza quasi totale, nella maggior parte dei contributi, di cenni alla sofferenza psichica dei protagonisti, all’idea che molte di queste situazioni siano frutto (anche) di situazioni dolorose sottovalutate. Sarà che negli anni mi sono abituata a pensare che le patologie psichiche, proprio come tutte le altre patologie, non vadano trascurate; sarà forse anche che vivo in Germania, dove la psicoterapia non è solo per i pochi che possono permettersela ma è pagata dall’assicurazione sanitaria per chiunque ne abbia bisogno, come normale prestazione medica (non è anche questa una forma di diritto alla salute?). 

Ma se c’è una cosa che, forse, i giornali potrebbero fare approfittando dell’interesse morboso e quasi catartico del pubblico per le tragedie altrui è una seria sensibilizzazione sulla sofferenza psichica, sulle forme più acute di depressione, su quegli stati patologici che possono essere più vicini a noi di quanto immaginiamo e che non vanno stigmatizzati o ignorati: vanno semplicemente curati. 

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