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La pensione di Vendola e la faziosità di Repubblica
Sfogliando Repubblica, giornale che ormai vive una fase di irreversibile decadenza, arrivo a pagina 4 e trasalisco.
Sotto una notizia firmata da Liana Milella (l’addetta stampa delle procure e dell’ANM), appare questo titolo tendenzioso: “Grillo anti-Vendola attacchi omofobi per la pensione”.
Facciamo un passo indietro e spieghiamo di cosa si tratta.
Il Fatto Quotidiano del 2 ottobre, in un articolo firmato da Tommaso Rodano, riporta la notizia che Vendola, 57 anni, incassa già dal primo settembre un vitalizio come ex presidente della Regione Puglia (quegli stessi vitalizi aboliti nel 2013 dalla giunta guidata da Vendola).
Dopo 10 anni da Presidente di Regione – e 8 di contributi versati -, Vendola percepirà 5618 euro lordi al mese; a questi bisogna sommare un altro vitalizio, come ex deputato (ha fatto quattro legislature, 13 anni consecutivi come parlamentare), di circa 5.000 euro netti al mese.
Ai due vitalizi si deve aggiungere – scrive Rodano nel suo articolo – un’ulteriore “indennità di fine mandato” (anche questa abolita, ma solo per i successori) del valore di 198.000 euro lordi.
Non interessa qui discettare di questa incresciosa vicenda che riguarda Vendola o dell’immoralità dei cosiddetti vitalizi, cioè esose pensioni slegate da qualsiasi logica previdenziale che la classe politica si concede a spese dei cittadini-contribuenti.
Procediamo oltre. A seguito di questa notizia, il leader del M5S Beppe Grillo si scaglia contro Vendola dal suo blog con i soliti toni triviali e sopra le righe, e su twitter con un profluvio di retweet a commenti di alcuni utenti, altrettanto grevi e alcuni di questi di natura omofoba.
Nell’articolo menzionato, Annalisa Cuzzocrea accenna sbrigativamente al vitalizio di Vendola e poi, con tono indignato, parte lancia in resta contro i grillini e a difesa di Vendola, di cui riporta quasi integralmente un comunicato stampa.
Repubblica è libera di dare, stabilendo una propria gerarchia, le notizie che più ritiene rilevanti e interessanti per il suo lettorato ed è indubbio che la linea editoriale del giornale è esplicitamente ostile al partito di Grillo e vicina alla sinistra, di governo e di opposizione.
Ma tra le due, cioè la notizia della reazione (come al solito deplorevole) di Grillo e quella che concerne la pensione di Vendola, un giornalista minimamente obbiettivo (o più o meno neutrale) non avrebbe avuto dubbi su quale fosse meritevole di essere riportata.
Difatti nessun altro giornale ha presentato la notizia in modo così scandalosamente fazioso.
Nulla impediva a Repubblica, alla fine dell’articolo, di descrivere (e al limite anche esecrare) il becero comportamento tenuto nell’occasione da Grillo e dai suoi.
Confezionare un articolo come quello è paradigmatico di un giornalismo militante e politicizzato, a cui il racconto dei fatti (e la loro importanza) non interessa, dal momento che questi vengono piegati a logiche di bieca partigianeria politica.
Un tipo di giornalismo, questo, di cui vorremmo necessariamente fare a meno.
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