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La Dea Fortuna è una fata ignorante

27 Dicembre 2019

Ferzan Ozpetek piomba su questo Natale per parlare di una Roma popolare che non è quella meloniana o leghista, e che forse guardandosi con gli occhi di questo italiano che fino a 43 anni fa era turco, potrebbe anche smettere di sprofondare o di considerarsi troppo bella per dover essere pure intelligente.

Il cinema televisivo e rassicurante del regista romano, svolge una funzione solenne che solo i narratori sanno fare meglio degli scrittori e solo i registi di mestiere sanno fare meglio di quelli d’arte: raccontare il cambiamento senza rompere le palle a nessuno.

E per farlo prende due attori esageratamente carnali che sono Edoardo Leo e Stefano Accorsi e li trasforma in una coppia forse arrugginita ma solida, sempre capace di produrre umanità intorno facendosi abitare da feste, amici e disgrazie, una coppia solo apparentemente in crisi ma alla ricerca di una rinascita qui rappresentata dall’emergenza educativa di occuparsi dei figli di un’amica sciamannata, una fata ignorante che nel film è interpretata da Jasmine Trinca, perfetta nel suo essere insieme infantile e languida.

Ed ecco un’occasione educativa diventare occasione narrativa, la genitorialità per testimoniare il valore di un’unione o di una disfatta, e poiché le coppie vere sono quelle che magari finiscono ma mai sfiniscono, ai novelli genitori uno e due capita di essere gettati nei labirinti di specchi e di botole che sono gli sguardi dei figli.

La fortuna come ci dice Arturo/Accorsi per gli antichi romani non esiste poiché è solo il nostro modo di affidarci al caso a determinarne il senso, per questo la fortuna è una dea bendata, una fata che ignora i destinatari delle sue magie.

E un po’  bendato è pure Ozpetek, che con la fretta di trasformare il racconto in favola cambia improvvisamente registro, passa dal cesellare le parole d’amore tra due uomini all’illustrazione quasi fumettistica di una coppia di supereroi che salveranno la prole.

Eppure in questo inciampo sta la capacità di raccontare in modo diverso la stessa realtà, la stessa città, la stessa genitorialità e fare del film Il suo successo più grande.

 

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