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I sondaggi impossibili
Sondaggi, sondaggi. Nessuno si fida, nessuno ammette di leggerli, nessuno gli dà credito. Però non finiscono di riempire i programmi televisivi, i quotidiani on-line e off-line, i telegiornali. Che periodicamente ci affliggono con l’annuncio di tonfi epocali o straordinarie avanzate, quanto meno nei titoli. Poi, vedendo i dati, ci accorgiamo che il tal partito incrementa di 0,5% dalla settimana precedente, o quell’altro retrocede di 0,3%. Senza che venga mai mostrato uno straccio di trend almeno dell’ultimo mese, o ancor meglio dell’ultimo anno, tanto per farci capire cosa sta accadendo realmente alle diverse forze politiche.
Per non parlare di indagini demoscopiche che prevedono campioni così numerosi che nemmeno Bill Gates, o Soros, potrebbero finanziare. L’ultima in ordine di tempo è stata quella pubblicata dal Sole 24 ore un paio di giorni fa, di cui taccio l’esecutore. Si trattava, come ricorda la nota metodologica, di un sondaggio eseguito in 18 regioni e in 105 comuni per testare il livello di gradimento dei rispettivi Presidenti e Sindaci da parte della loro popolazione elettorale. In ognuno di questi territori, cito sempre la nota, sono stati intervistati campioni di 1000 casi rappresentativi per genere, età e area di residenza.
Facciamo un po’ di conti: 105 comuni + 18 regioni fa 123 aree territoriali, per mille persone in ciascuna area darebbe un totale di circa 123000 interviste, effettuate durante gli ultimi 20 giorni di giugno, con tecnica mista (quindi al telefono, via web e con un sistema chiamato “Tempo reale”, che bene non si sa cosa sia, né ci viene spiegato…).
Tenendo conto che un’intervista costa mediamente dai 4 agli 8 euro, a seconda dello strumento utilizzato, il costo complessivo di questa operazione demoscopica non potrebbe essere inferiore ai 650mila euro. Sì, avete letto bene: ben oltre mezzo milione.
Se davvero qualcuno ha finanziato questa operazione, diventerebbe il benemerito di qualsiasi istituto di ricerca. Nemmeno Berlusconi al momento della sua scesa in campo nel 1993-94 era arrivato a quelle cifre. Ora delle due l’una: o si scopre il Grande Finanziatore, che dovrebbe uscire allo scoperto in tempi rapidi per ratificare di essere il deus ex-machina dell’impresa, oppure dobbiamo concludere che noi, di quei risultati, non possiamo proprio fidarci.
Può darsi che le tendenze che descrivono siano anche vere, ma certo sono state indovinate, se c’è un grande politologo o un grande sensitivo alle spalle. E annunciarle come risultato di un’indagine demoscopica non è certo corretto.
Sperando ovviamente di essere smentito, grazie al disvelamento del Grande Finanziatore.
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