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I media non si assolvano sull’isolamento della Lombardia
Le anticipazioni sull’isolamento della Lombardia per via dell’epidemia di coronavirus hanno dato origine a uno spettacolo indegno per la politica riguardo la gestione dell’emergenza. Il mondo dell’informazione, però, non dovrebbe auto assolversi da ogni responsabilità con una scrollata di spalle.
Dopo che nella serata di sabato 7 marzo è iniziata a circolare la notizia secondo la quale il Governo si preparava a isolare la Lombardia, impedendo l’ingresso e l’uscita dalla regione se non per emergenze o esigenze lavorative, la notizia è stata subito ripresa da moltissime testate. In Lombardia e in tutto il Paese è cresciuta subito (comprensibilmente) una certa agitazione, ma l’ufficialità da parte del Governo è arrivata molto più tardi: quasi alle tre del mattino, con una conferenza stampa di Giuseppe Conte.
Già da ieri sera, il Governo è stato accusato di non aver saputo gestire nella migliore maniera possibile una situazione così delicata. Effettivamente, la vicenda ricorda moltissimo quella di qualche giorno fa, quando la decisione di chiudere le scuole in tutta Italia era stata anticipata dai giornali, poi smentita dalla Ministra per l’Istruzione, e in seguito confermata nei fatti da un decreto. Difficile, oggi come in quel caso, negare un certo disordine nel modo di operare del Governo: una fuga d’informazioni su un tema del genere crea allarmismo, e questo è controproducente anche se le indiscrezioni vengono poi confermate.
Ma questa vicenda solleva questioni sulla responsabilità connessa al ruolo dell’informazione: è davvero necessario sfruttare una fuga di notizie interna al Governo (o nata dal conflitto tra questo e la Regione Lombardia, come qualcuno sostiene) per dare una notizia che, in attesa di ufficialità, rischia solo di creare allarme senza una reale utilità pubblica? In questo contesto, bisogna chiedersi se il diritto di cronaca non si scontri con la necessità di non vanificare gli sforzi di contenere il virus (mettendo quindi in pericolo la sicurezza nazionale). Non siamo di fronte a un caso Watergate: siamo anzi in una situazione dove i media, più che in altri momenti, possono avere un ruolo fondamentale nell’evitare il panico e fenomeni di psicosi collettiva. Di fronte al cortocircuito prodottosi ieri, l’informazione (o meglio: larghi settori di essa) può davvero assolversi dando tutta la colpa alla politica?
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