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Giornalisti, ma davvero sul tumore di Bergoglio basta la versione del Vaticano?
Vi sono eventi che per il loro carattere «estremo» diventano esemplari di certi fenomeni, li mostrano con particolare evidenza e nettezza. E’ il caso dello schieramento uniforme, omogeneo, appiattito su un’unica versione fornita da un’ unica fonte, costruito sulla condivisione di argomentazioni che imbarazzano chiunque abbia qualche lettura ulteriore rispetto a periodici di gossip o cronaca “vera”, di buona parte dei giornali italiani – con in prima linea i grandi quotidiani – contro il Quotidiano Nazionale, reo di aver dato la notizia che Papa Francesco sarebbe affetto da un tumore benigno e curabile al cervello.
Non interessa qui entrare nel merito dello scoop. Ciò che è rilevante è il comportamento dei quotidiani e dei grandi quotidiani, che mette in evidenza poca professionalità, un acuto conformismo e la disinvoltura nell’utilizzare un tipo di argomentazione che appartiene al peggio della produzione culturale e intellettuale dell’Occidente e ha nutrito il peggio dei suoi frutti politici: il complottismo.
Scorriamo i titoli che compaiono in prima pagina: «Il Papa: falsità sulla mia salute». Il Vaticano parla di caso manipolato. Per Kasper «un’azione contro il sinodo» (Corriere della Sera); «Non è vero che il Papa è malato». L’ombra del complotto in Vaticano (Repubblica); «Il Papa sta bene». Francesco, l’ombra del complotto (La Stampa); appena appena un po’ più sobrio Il Sole 24 Ore: Giallo sul tumore del Papa. La Santa sede: notizie infondate e irresponsabili, occhiello: Osservatore Romano: «Intento manipolatorio»; L’ultima bufala contro il Papa «Ha un tumore al cervello», occhiello: Tornano i corvi. Il falso scoop del Quotidiano Nazionale di Riffeser (Il Fatto Quotidiano).
Rincarano poi la dose i titoli (sempre presenti in prima pagina) dei commenti: La Trappola per delegittimare il Pontefice; Gli avvoltoi; La calunnia per fermare il cambiamento; Un solo filo a unire troppi veleni; Sul Sinodo inutili pressioni.
Il gotha della stampa italiana il giorno dopo l’uscita della notizia data da QN sa già tutto, non ha dubbi su ciò che è accaduto; non sembra interessata a procedere ad alcuna verifica, non si pone alcun dubbio. Il gotha della stampa italiana amplifica con titoli e commenti la versione – cioè la smentita – del Vaticano, trattato come fonte della Verità, del quale non si può dubitare, e sposa con generosità, impegno e vigore la tesi del complotto. Senza alcun imbarazzo.
Nessun imbarazzo hanno anche fior di commentatori, i quali sviluppano tutti una tesi pressoché identica. Il 21 ottobre l’Osservatore Romano si aggiunge alle smentite già date da Padre Lombardi e afferma che è chiaro l’intento manipolatorio del polverone sollevato. Il giorno dopo come un sol uomo i vari commentatori declinano quell’ «intento manipolatorio» con le categorie del complotto e dell’unica regia. Poi, certo, sono uomini di mondo e spiegano che non bisogna farsi prendere dalla tentazione della spiegazione complottista, che non si può affermare con certezza che vi sia un’unica regia … però. Però sviluppano i loro argomenti come se quella regia e quel complotto ci fossero. E quasi tutti assemblano nella loro narrazione gli stessi tre fatti, che nel loro giustapporsi sono suggeriti come la «prova» che qualcosa di losco si sta verificando: il coming-out di Monsignor Charamsa che ha reso pubblica la sua omosessualità e la sua relazione; la strana vicenda della lettera dei tredici Cardinali a Papa Francesco relativa ai lavori del Sinodo; la notizia della malattia del Papa (e anche il Tg1 ha ben pensato di usare lo stesso «schema a tre»). Di quest’ultima, poi, si dà per scontato che sia una bufala, in quanto tale è stata definita dalle fonti vaticane e dal neurochirurgo Fukushima. QN e il suo direttore non sono esplicitamente accusati di far parte del complotto, ma di essere, sostanzialmente, degli utili idioti. Le spiegazioni di Andrea Cangini su come ha operato prima di decidere di dare la notizia sono totalmente ignorate, così come è ignorato il fatto da lui reso noto che ad essa il suo giornale lavorava da mesi: si è ragionato, cioè, come se quella che è stata definita la «polpetta avvelenata» fosse stata somministrata «al momento giusto».
L’idea del complotto è un’idea che fa presa sulle menti più deboli e allora ha davvero ragione Giuliano Ferrara (tra i quotidiani che non hanno partecipato all’allegra brigata dei complottisti vi sono Il Foglio e Libero) quando chiede «se ci vogliono prendere per scemi». Nell’introduzione a un volume di scritti di Machiavelli dedicati alle congiure, Alessandro Campi spiega bene come queste ultime attengano alla micro-fisica del potere, siano frutto di contrasti interni alla cerchia del potere, con protagonisti in carne ed ossa ben identificabili. Poi ci sono le fantasie morbose che la società è andata sviluppando sul Potere, dove le singole azioni degli uomini tendono a sparire e perdono di senso e lasciano posto a spiegazioni vaghe e semplicistiche e a soggetti collettivi e astratti. Come gli indistinti «nemici» di Bergoglio, di «ambienti curiali», ma anche «ambienti esterni», «persone senza volto» ancora non identificate, uno «stormo di neri avvoltoi» che ha fatto filtrare la notizia al momento giusto, e poi naturalmente una «non piccola parte di poteri politici, economici e finanziari», oltreché ecclesiastici. E così ogni azione che si ritieni danneggi Bergoglio e il suo operato (che coerentemente con la visione apocalittica del complotto viene interpretato come la crociata del bene contro il male) è ricondotta allo schema complottistico, e tutte vengono legate insieme e considerate l’espressione di un’unica volontà o di volontà legate da un complotto.
Papa Francesco sta tentando un’azione di cambiamento profondo e radicale nella Chiesa, a vari livelli, e certo avrà degli oppositori, così come dei sostenitori. Non vi è dubbio che siano in atto dei conflitti e dei tentativi di favorire o bloccare quel cambiamento. Ma di lotta politica si tratta e sarebbe bene lasciar perdere la lente deformante e paranoica del complotto se davvero si vuol capire cosa sta accadendo. E, soprattutto, i mezzi di informazione, che avrebbero un ruolo importante nella formazione della pubblica opinione, sarebbe bene che evitassero di spacciare certe tesi degne delle propagande populiste, rivolte agli umori più irrazionali delle persone, e si dedicassero maggiormente a serie ricostruzioni dei fatti.
Non so cosa abbia prodotto il coro unanime e sdegnato qui descritto. Non ho a mia volta il desiderio di farmi trascinare in elucubrazioni complottistiche. Osservo solo che grandi quotidiani nostrani in questa occasione hanno mostrato poca autonomia, molto conformismo e si sono dimenticati che i fatti non solo quelli dedotti da tesi più o meno plausibili, ma quelli che si ricostruiscono a partire dalla realtà empirica, che richiede non di essere immaginata, ma di essere indagata.
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