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Ha senso un antifascismo nell’epoca del post-berlusconismo?
Una riflessione, anche seria, sulla censura al discorso di Scurati non può non suscitare qualche ilarità. Mi viene da chiedere, pertanto: chi sono (o chi sarebbero) i neo-fascisti contemporanei al governo? D’impatto, la risposta più logica e immediata è: degli utili idioti che ancora non hanno capito che, nell’epoca della comunicazione, esacerbata e trasandata, la censura funge da cassa risonante per qualsiasi argomento, ancor di più se si tratta di un’invettiva d’autore che muove da presupposti politici. Se mai avessimo, dunque, un simil-fascismo alla guida della nazione, ossia un apparato strutturale di controllo che ricalca parzialmente e buffamente le angherie perpetrate dal regime originale del Novecento, ci ritroveremmo un corrispondente antifascismo che non è minimamente paragonabile a quello che ci è stato tramandato dai padri della Costituzione, l’elemento di riferimento imprescindibile per la vita pubblica del paese. E, qui, si apre un varco per continuare in un esercizio certamente dialettico, ma che prescinde dalle posizioni assunte sin ora sul caso in argomento. La domanda successiva è: può esistere un antifascismo in assenza di fascismo, o in presenza di qualcosa che ne è la deformità grottesca, il residuo ridicolo, lo scarto più inutilizzabile? Perché trattare da fascisti gente che non ne ha il talento crudele e perverso, ma proprio per questo ancora peggio, riducibile a trascurate combriccole in adunanza che simulano intelligenza e risolutezza, illudendosi di poter raggiungere la bassezza esemplare che sta all’apice di un potere dispotico?
Siamo un paese dove la stragrande maggioranza delle forze politiche in competizione si adegua alla strategia della guerra come forma di relazione tra gli stati: nella fattispecie coesistono, senza scontrarsi tra di loro, trovandosi dalla stessa parte politica, i censori e i difensori di Scurati. Dove voglio andare a parare? Signore e signori il ciclo delle rivoluzioni ideologiche, con tutte le concettualità che hanno dato luogo al liberalismo, socialismo, comunismo, destra, sinistra, conservatori, progressisti e via dicendo… (il fascismo, come sosteneva Pertini non ha dignità di idea e, quindi, non va annoverato in questo elenco), è da considerarsi esaurito, e con esso la fase storica in cui si concepiva la politica come strumento atto a risolvere i problemi dell’umanità. Pertanto, potrebbero ritenersi inadeguate e consunte le categorie dell’antifascismo o dell’anticomunismo, confinate nel XX secolo, per spiegare le turbolenze tragiche del nostro presente. In sostanza, vi è certamente una soddisfazione generale per la collettiva e pronta azione di sostegno al discorso inquisito; e una certa contentezza emerge finanche per la reazione intellettuale di una categoria dormiente, come quella della maggioranza dei letterati della nazione, in difesa, appunto, della libertà di parola. Penso, come tanti, che il veto deprecabile, assurdo e ingiusto applicato al discorso da 6+ di Scurati, sia sempre da denunciare, poiché il principio che ne stabilisce l’attuazione attenta a un altro che garantisce la piena libertà di opinione. Peccato, però, che, ancor prima, nessuno si sia mosso per protestare contro la censura nei riguardi di una brava e coraggiosa scrittrice, come Nadia Terranova, che affrontava un argomento altrettanto increscioso, relativo agli studenti manganellati di Pisa. A ogni modo e a onor del vero, non punterei sull’antifascismo per contribuire all’evoluzione di un pensiero pacifista, moderno, utile alla necessità di ricostruire paradigmi di decenza. Non fosse altro per rivolgere lo sguardo al futuro, senza lasciarsi distrarre dal presente momentaneo e fugace.
Attenzione! Il fascismo è un Proteo dalle mille forme e si adegua alle situazioni. Proprio quando crediamo che assistiamo a una sua caricatura, e perciò non ce ne preoccupiamo, il fascismo ha la capacità di occupare tutti gli spazi e non lasciare scampo. Non dimentichiamoci che anche il fascismo del ventennio aveva tutti gli aspetti di una caricatura.