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Guido Saraceni: «Ridendo castigo mores». Intervista al docente web star
Molti suoi fans saranno probabilmente rimasti delusi, ma lui l’ha spiegato così:
Stavo pensando di fare ironia sulla geniale intuizione di Rai1, proponendovi una lista di sei motivi per sposare una laureata in Scienze della Pastorizia – una cuoca genovese o un giornalaio tedesco. Ma non vorrei che i miei amici restassero spiazzati da una dose così elevata di originale creatività.
Guido Saraceni, anzi, il prof. Guido Saraceni, è diventato un faro per molti utenti di Facebook; un incubo per tanti altri, soprattutto per coloro che “condividi se sei indignato”, clicca “Amen e condividi”. Abbiamo deciso di conoscerlo meglio.
Professor Saraceni, favorisca la sua carta d’identità.
Guido Saraceni, professione: docente universitario, stato civile: celibe, nato a Roma nel 1974 e ivi residente, statura: 1,87 cm, capelli castani, occhi castani, segni particolari: indiscutibilmente geniale.
Moralizzatore del popolo del web, cacciatore di bufale, teorico del buon senso, web influencer: quale definizione l’aggrada di più?
Io direi più semplicemente “docente universitario e blogger”, ma andrebbe bene anche “web influencer” o, se preferisce, “web star”.
Su Facebook, con i suoi post, è diventato una vera celebrità: ormai la sua pagina ha superato i 60mila “mi piace”: a cosa pensa sia dovuto questo exploit? Al fatto che lei scrive con chiarezza quello che molti pensano ma che non trovano le parole giuste per esprimere?
Questo è uno dei complimenti più ricorrenti. Molte persone commentano i miei post scrivendo “è esattamente quello che avrei voluto dire, ma lei l’ha reso meglio”. Credo tuttavia che il mio successo sui social network sia dovuto anche ad altri fattori più complessi e difficili da analizzare. Uno di questi è sicuramente il fatto che amo giocare con diversi registri della comunicazione, contaminando un tono serioso, che spesso può risultare addirittura antico e “bacchettone”, con improvvise svolte (auto)ironiche. Altre volte mi limito a sanzionare affermazioni o comportamenti che dal punto di vista giuridico non sono corretti, altre ancora pubblico link che rimandano ad articoli di carattere filosofico, o socio-antropologico, pubblicati sul mio blog www.guidosaraceni.com. Credo che il motivo principale del successo che ha avuto la pagina debba essere rintracciato in un mix di questi e altri elementi. Non è una pagina monotematica; non utilizza un solo stile comunicativo; non ha un “target” specifico.
Pensa davvero che i social hanno dato diritto di parola a legioni di imbecilli, come affermato da Umberto Eco, o semplicemente che gli imbecilli hanno finalmente trovato terreno fertile e soprattutto libero dove potersi esprimere?
Assolutamente no. Non mi è mai piaciuta quella frase di Eco, l’ho criticata più volte, nei miei post e sul blog. Sono invece convinto che i social rappresentino una immensa possibilità di crescita e di sviluppo. Ovviamente ci sono dei problemi, fenomeni deleteri contro cui combattere… non possiamo lasciare i social in mano al populismo, agli hater e ai troll. Io credo che stia proprio alle persone dotate di buon senso – e di una specifica formazione culturale – accettare questa sfida e fare in modo che il circuito diffonda contenuti validi.
Uno dei suoi post più famosi è quello in cui “intimava” agli studenti del suo corso di informatica giuridica di cambiare indirizzo di studio se fossero stati tra quelli che avevano condiviso la dichiarazione in cui inibivano Facebook dall’utilizzare le nuove impostazioni sulla privacy con i propri profili. Un altro post famoso, quello sul presidente del Consiglio “eletto”: quando legge o vede certi post, lei decide solo di scherzarci su le sale proprio l’acidità di stomaco?
Decido di scherzarci su. L’avviso agli studenti è solo un espediente retorico per smentire ironicamente una bufala. L’acidità di stomaco mi viene quando leggo certi commenti. Perché qualsiasi cosa faccia o dica, quando supero una determinata soglia di visibilità e diffusione, vengo immancabilmente assalito da orde di capre urlanti che si lamentano e criticano pur non avendo compreso nulla – o quasi – di ciò che ho scritto. Quando scrissi il primo messaggio virale venni addirittura criticato da alcuni Avvocati che sostenevano di aver fatto bene a consigliare ai loro assistiti di pubblicare quel messaggio… una follia. Ultimamente ho analizzato l’istituto della legittima difesa, un giovane collega di un altro Ateneo ha pensato bene di venirmi a dileggiare sulla pagina pubblica. Una cosa profondamente scorretta sotto tutti i punti di vista. In questi casi sono effettivamente costretto a prendere qualche digestivo.
Qual è il suo post che più le ha dato soddisfazioni e uno, invece, che non riscriverebbe?
Mi ha fatto molto piacere smentire un meme che stava avendo molto successo lo scorso anno e che diceva “non capirò mai per quale motivo se commenti un omicidio sotto l’effetto di stupefacenti hai diritto ad una attenuante e non ad una aggravante”. Si tratta chiaramente di una aberrazione giuridica, perché il codice penale prevede chiaramente un’aggravante per chi commette un omicidio dopo aver consapevolmente assunto degli stupefacenti – il caso di cronaca da cui nasceva quel meme era appunto un caso di volontaria assunzione. Eppure, quella aberrazione stava avendo grosso successo. Sono contento di aver fatto la mia parte, perché concetti come questi devono essere trattati con le molle, può essere molto pericoloso diffondere un’idea sbagliata. Non c’è nulla che abbia scritto che non riscriverei. Sebbene abbia fatto arrabbiare molte e diverse persone, ho sempre espresso il mio pensiero in maniera educata e soprattutto rispettosa. Mi dispiace che qualcuno possa essersi comunque offeso ma non posso farci nulla, non è un caso se l’intestazione della pagina recita “l’ironia è il vestito elegante dell’intelligenza. A giudicare dalle discussioni che si vedono su Facebook, questa deve essere una spiaggia di nudisti”.
Come sceglie il terreno di “scontro”: scorre i social e individua l’argomento per cui “il popolo del web si indigna” in un determinato momento?
No, questo non lo faccio mai. La mia non è una pagina “gentista”. Il blog due minuti di lucidità (www.guidosaraceni.com) ha da poco superato le 400.000 visualizzazioni. Se dà un’occhiata agli articoli, troverà recensioni di romanzi, racconti di vita quotidiana e riflessioni filosofiche. Scrivo semplicemente quello che penso. Quando posso, provo a generare e non a seguire un’onda.
Quali categorie di utenti social devono temere di più i suoi “strali”?
Io non sopporto la standardizzazione del pensiero, l’omologazione del linguaggio, la mancanza di originalità di alcuni utenti che si limitano semplicemente a riprodurre input che vengono lanciati dalle pubblicità, dalle televisioni e dai giornali. Credo che avere un profilo sia una bellissima occasione per esprimere la propria personalità e che dovremmo sforzarci per cogliere questa possibilità. Detto questo, ritengo che ciascuno debba essere assolutamente libero di pubblicare e condividere le catene che vuole utilizzando gli slogan che ama – ovviamente nel rispetto delle leggi. Ma anche io devo essere libero di poterlo fare ed eventualmente criticare quello che fanno gli altri. Ridendo Castigo Mores. Niente di più.
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