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Grillo contro Corriere e Repubblica e l’arma spuntata del traffico web

18 Febbraio 2015

Beppe Grillo è l’unico blogger in Italia che non si è accontentato della visibilità. Chi altri può dire di esser riuscito a partire da un blog per poi arrivare a costruire una rete politica fino a raggiungere il Parlamento, convertendo il capitale sociale in politico e economico?

 

1. Il guanto della sfida è il traffico di utenti

 

Repubblica e Corriere, informati da Oggi, pubblicano la stessa analisi in cui si sostiene che il blog di Beppe Grillo ha perso l’interesse che vantava sui milioni di utenti nel 2006. In particolare, il Corriere scrive che “sembrano finiti gli anni d’oro per il blog creato e gestito dalla Casaleggio associati e diventato nel tempo il principale organo (non solo informativo) del Movimento a 5 Stelle”. Mentre Repubblica titola “mai così male” riferendosi al riscontro di popolarità del blog.

Beppe Grillo risponde in tre modi. In primo luogo, sottolinea l’incapacità dei giornalisti di utilizzare gli strumenti di analytics: Alexa è inaffidabile nel misurare il traffico italiano perché si basa su dati americani. Secondariamente,  Grillo evidenzia la trivialità delle notizie più condivise e cliccate dal Corriere oggi, titoli da “Stati Uniti, le città illuminate con l’acqua del rubinetto” a “L’aragosta di Flashdance e altri capolavori gastrosexual”. (A onor del vero lo fa anche il blog di Grillo ripubblicando contenuti di Tzetze.it, solo che si tratta di un sito privato e non un giornale prestigioso). Infine chiosa mostrando i muscoli e lancia l’hashtag #IoNonLeggoRepubblica, che al momento è il primo trending topic del Twitter italiano. (Un mercato piccolo, però dà il senso di come gestire un attacco giornalistico con gli strumenti della comunicazione online).

 

2. Il blog di Beppe Grillo perde colpi

 

Ci sono pochi dubbi a riguardo, ma la situazione è tutt’altro che semplice. Chiaramente la mossa di Corriere e Repubblica è di tipo politico, ma non coglie la vera natura del fenomeno Grillo. Nella seconda metà degli anni ‘00 il Blog di Grillo è stato a tutti gli effetti un fenomeno internazionale. Ancora nel 2009, Forbes lo piazzava al settimo posto nella sua classifica delle top 25 celebrità del web. È solo nel 2010 che il comico genovese scivola fuori dalla classifica, proprio in concomitanza al suo crescente impegno nel mondo politico. Quindi paradossalmente ciò non ha giovato al blog: Grillo ha senza dubbio sfruttato al massimo il suo capitale di visibilità, infondendolo senza risparmiarsi nella sua creatura politica, il Movimento 5 Stelle. Grillo inoltre, dalla sua “discesa in campo” è passato dall’essere un commentatore indipendente a rappresentare una delle parti in gioco. Ciò ha polarizzato sia i contenuti che il pubblico, privandolo di quell’imparzialità che aveva avuto in precedenza.

 

3. I dati sono opachi senza il contesto

 

Confrontando i vari siti che offrono questo tipo di stime salta all’occhio come Corriere e Repubblica, specialmente la seconda, utilizzino le fonti che danno i dati più scarsi riguardo al traffico sul blog di Grillo: “il sito viene dato in caduta libera anche da Traffic Estimate che certifica un calo particolarmente accentuato negli ultimi 8 mesi: dai 5 milioni di visite a giugno ai 2,2 di oggi”. Ma se si confrontano i dati su un serviazio simile, Similar Web, il calo di Grillo non è così accentuato: si passa dai 5,6 milioni di Agosto a poco più di 4 milioni di Gennaio 2015. È da notare tuttavia che Similar Web pone il Blog di Grillo al 345° posto in Italia, mentre Alexa lo pone al 174°.

Anzitutto bisogna leggere la notizia a fronte di un contesto differente da quello del 2006. Negli ultimi anni il web è molto cambiato. Le fonti d’informazione si sono moltiplicate e, soprattutto, il blog di Grillo non è più l’unica piazza dove si incontrano i sostenitori dei 5 stelle. Oggi Grillo non è l’unico protagonista e il suo blog non è più il solo centro di interesse del movimento. Esiste infatti una comunicazione politica su social (Facebook, Twitter) che non viene conteggiata perché non se ne può conoscere la portata reale. Se non alcuni dati che Facebook rilascia, da cui sappiamo che Alessandro Di Battista ha 436.267 utenti che lo seguono, e che 250.909 persone hanno interagito con i suoi post recentemente. Beppe Grillo ha 1.766.416 persone che lo seguono su Facebook e 265.140 persone che hanno interagito con i suoi post recentemente. il Corriere della Sera ha 1.699.641 follower e 401.841 persone che hanno interagito con le notizie recentemente.

 

4. La credibilità dei giornali o dei blog si gioca solo sul traffico utenti?

 

La risposta è ovviamente no. Il traffico serve ma non è l’unico fattore di successo per un attore che opera sul web. Ha gioco facile Grillo nel difendersi dagli attacchi di chi recentemente ha gonfiano i propri numeri, come ha fatto il Corriere. Cogliamo quest’occasione per considerare il tipo di traffico prodotto: vale la pena gonfiare i numeri o pubblicare video e fotogallery per fare traffico (al solo scopo di essere appetibili per gli inserzionisti pubblicitari), quando poi ti ritrovi con un pubblico distratto che molto probabilmente non leggerà le notizie nel resto del giornale? L’utilizzo intelligente degli analytics è invece quello che ci consente di sondare il comportamento degli utenti-lettori. La domanda da cui partire per stilare un report soddisfacente e utilizzabile è “da chi è composto il tuo pubblico?”, e successivamente chiedersi: “è un pubblico di qualità o no?”. Vale a dire sapere se chi ci visita ci  legge effettivamente o si limita a visitare e aprire link che paiono accattivanti ma poi non lo sono

Proprio ieri, Derek Thompson, senior editor di Atlantic, ha pubblicato l’analisi della portata di un tweet e l’effettiva efficacia in termini di raggiungimento di un pubblico. Era un articolo in cui si evincevano un paio di cose importanti: Il primo è che tra le grandi e sconvolgenti innovazioni, quella del feedback istantaneo è la più rivoluzionaria per i giornalisti. Siamo finalmente in condizione di sapere se quello che scriviamo interessa a qualcuno. La seconda è che l’articolo si pone seriamente la questione di come raggiungere il proprio pubblico. Manca il passaggio successivo, quello in cui ci si chiede quanti di quelli che arrivano nel sito leggano effettivamente l’articolo: il grado di attenzione non è più secondario. E commentare il dato secco sul traffico non può essere considerato un’arma sufficiente, da nessuno dei contendenti.

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