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Giornalisti, rivelazioni di una gola profonda: Articoli scritti sotto dettatura
Il seguente articolo non riporta fatti o dichiarazioni di cui io sia personalmente a conoscenza, ma, come quasi tutti gli articoli che leggete, costituisce un copia-incolla di un altro pezzo con poche modifiche.
Solo che io, dato che sono una persona onesta (a volte), riporto qua sotto il link da cui ho copiato.
Credo sia utile al lettore consultare l’originale prima della copia, oppure lanciarsi in una lettura comparata.
Chiedo anche scusa per alcune forme sintattiche discutibili, per le numerose ripetizioni e per alcune espressioni volgari la cui responsabilità va imputata all’originale.
Ecco il link:
Ecco la mia versione:
La rivelazione shock a Quotidiano Nazionale di un collaboratore di redazione che vuole rimanere anonimo, impiegato per una testata di Mediaset: “I rapporti tra gruppi di potere politico ed economico e molte testate giornalistiche sono evidenti”
“Ho visto pochi giornalisti lavorare davvero, non abbiamo mai cercato di capire come fossero andate le cose o quali cause avesse un certo fenomeno: sembrava più una gara a chi arrivava prima, a chi diffonde più velocemente una dichiarazione ad effetto di chiunque abbia un minimo di popolarità o una voce che inizia a circolare sui social”. Ha gli effetti di una bomba l’intervista rilasciata a Quotidiano Nazionale Qn da un collaboratore di redazione di tgcom24 che vuole mantenere l’anonimato. “Una volta abbiamo preso un post di un noto politico con alcune buone frasi ad effetto e ne abbiamo fatto una sorta di linea editoriale, fino a che il problema posto per meri interessi propagandistici fosse percepito come un’urgenza dalla gente comune. Lo scopo è dettare l’agenda e plasmare la sensibilità del pubblico sugli interessi dei potenti. Sono evidenti i rapporti tra poteri politici, economici e molte testate giornalistiche. Non importa a nessuno dei lettori, è un business”.
“Per me un problema di coscienza” “Forse qualche giornale è animato davvero da spirito critico e desiderio di informare. Ma questo discorso di creare percezioni per interessi politici non sta né in cielo né in terra. Su migliaia di articoli scritti forse solo il 20-25% corrisponde ad un lavoro di ricerca o di libera riflessione critica”, prosegue l’anonimo testimone nell’intervista-shock a Qn. “Abbiamo copiato e incollato migliaia di pezzi a loro volta copiati da altri, senza che nessuno potesse verificarne la credibilità. Ma dico io, che contributo abbiamo portato all’Italia? Non abbiamo raccontato dei siriani disperati o di quelli del Mali che scappano dalla fame. Per me è stato personalmente anche un problema di coscienza”.
L’accusa: “Della gente, delle persone, ai giornali, non gliene frega un cavolo” “Spesso è l’ufficio stampa del politico, o dell’azienda o della lobby che detta la notizia al telefono, – continua l’anonimo – Quando si trova un caso con decine di articoli che ripetono le stesse frasi fatte, le stesse affermazioni vaghe, ma capaci di creare scandalo e indignazione sembra quasi che si siano dati appuntamento…”. “Mi sentivo un po’ complice di un’attività vergognosa. Con Mediaset c’erano scontri anche perché non potevo riferire nulla alle autorità di controllo o all’ordine dei giornalisti”. “Sono stato 30 anni in redazione, – prosegue l’uomo, – so come vanno le cose: bisogna sempre seguire la pista dei soldi. Io vorrei capire: il governo quanti soldi ha dato agli editori? Nelle redazioni mi hanno detto che sono operazioni da mezzo milione al mese, 6 milioni l’anno”, ma in realtà credo sia molto, molto di più. “Dei lettori, ai giornali, non gliene frega un cavolo – sostiene -, è solamente un business del momento”.
I ricordi della “gola profonda”
“Ricordo che avevamo una stagista inglese brava, parlava anche l’arabo. A un certo punto viene lasciata a casa e al suo posto arriva un ragazzo indolente e senza competenze. Guarda caso… due giorni dopo che si scopre? Era figlio di un ricco imprenditore che comincia a comprare spazi pubblicitari sul nostro giornale.
Una volta eravamo in redazione, era agosto e non c’erano molte notizie da dare, poi chiama un capo redattore e dice ‘abbiamo una gola profonda da una nave di una Ong’. Ma noi, di fatto non abbiamo visto nessuno! E poi, se in una mattina scrivi tutti quei pezzi, mi dici dove trovi il tempo per documentarti, leggere, pensare? Allora vuol dire li hai copiati, o che te li ha dettati qualcuno”
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