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Fabio Fazio guadagna tanto, ma non guadagna troppo
Dopo un lungo tira e molla e salvo colpi di scena dell’ultima ora, la Rai sembra voler trattenere a tutti i costi Fabio Fazio, rispondendo alle minacce di fuga dello storico conduttore con un cospicuo aumento del suo cachet, che salirà a 2,8 milioni l’anno, un milione in più del precedente contratto. Contestualmente, il fortunato format “Che tempo che fa” dovrebbe traslocare su Rai1, con un calendario di 32 prime serate e 32 seconde serate a stagione.
Lo stipendio del conduttore va decisamente in deroga al tetto massimo di 240mila euro l’anno che il Parlamento aveva deciso di fissare per i compensi dell’azienda pubblica e come prevedibile non sono mancate le polemiche, animate soprattutto da una parte del mondo politico e dell’informazione da sempre ostili al conduttore – primi fra tutti Lega e M5S – ma anche da esponenti del Partito Democratico. «Quando era stato preventivato di toccare lo stipendio a Fazio, classico comunista col cuore a sinistra e portafogli a destra, il presentatore voleva scappare in un’altra tv. Ora che è arrivato il suo compare Orfeo e gli aumentano lo stipendio non vuole più scappare dalla Rai». Queste le parole del Presidente della Commissione parlamentare di Vigilanza Rai, il grillino Roberto Fico. Una posizione – per una volta – molto simile a quella del collega Michele Anzaldi del Partito Democratico, che sulla sua pagina Facebook ha espresso così il suo disappunto: «Il rinnovo del contratto a Fazio per ben 4 anni, più della durata di questo e del prossimo Cda Rai, con un aumento di ben il 50% sul compenso, fino ad arrivare a quasi 12 milioni di euro totali, è un vero schiaffo agli italiani che fanno sacrifici e alla povertà, uno schiaffo che arriva da una piccolissima casta di intoccabili. È uno schiaffo al parlamento che ha approvato una legge ora disattesa con il tetto a 240mila euro e alla commissione di Vigilanza, che ha approvato all’unanimità un parere con il quale permetteva alla Rai di emettere bond solo con l’impegno di applicare il tetto agli stipendi. La presunta riduzione del 10% a tutti i compensi annunciata nei giorni scorsi, si è rivelata una incredibile presa in giro, di cui ora i consiglieri saranno chiamati a rispondere. È opportuno e urgente che la Corte dei Conti si occupi in maniera decisa di questa vicenda. Non si era mai visto che un Cda ben oltre la metà del proprio mandato, che scade tra un anno, rinnovi un contratto con raddoppio dei costi e una scadenza addirittura superiore anche al prossimo Consiglio. Presenterò un’interrogazione per chiedere massima trasparenza, a partire dalla quota che in questo maxi contratto è prevista per l’agente di Fazio».
Non poteva mancare l’affondo del leader della Lega, Matteo Salvini, che tra il pericolo di un’invasione e una “sostituzione etnica” resa possibile dal terribile Ius Soli, non ha perso l’occasione per la consueta puntualizzazione populista: «E poi chiedono il canone a disoccupati e pensionati, è una vergogna», ha scritto in una nota. Per la cronaca, lo stipendio del presentatore era già stato contestato sul blog Beppe Grillo in questo post dal titolo “L’ipocrisia di Rai 3” pubblicato il 14 ottobre del 2013: «Domenica 13 ottobre 2013 il TG3 su RAI3 alle ore 19:15 (minuto 13:58, ndr) manda in onda un servizio su una famiglia composta dalla nonna, marito, moglie e tre bambine che vivono (si fa per dire) con la pensione di reversibilità della nonna settecento (700) euro al mese. Alle 21:00 circa va in onda sempre su RAI3 “Che tempo che fa” condotto da Fabio Fazio, conduttore televisivo, al quale la RAI ha rinnovato il contratto per tre anni per un importo pari a 5.400.000 (cinquemilioniquattrocentomila) euro cioè 1.800.000 all’anno. Chiedo che i portavoce del M5S denuncino tutte le volte che vanno in una qualsiasi televisione queste enormi ingiustizie. Anche tenendo presente che sono i pensionati al minimo che pagano il canone». La denuncia – a suo tempo rilanciata su tutti i social del partito della Casaleggio Associati – fu firmata da un attivista di Firenze, forse per togliere lo stesso Grillo dall’imbarazzo di dover parlare degli altrui cachet avendo alle spalle un passato di esosa comparsa sui canali Rai, dove – per dirne una – fu pagato 350 milioni di vecchie lire per dei monologhi di pochi minuti durante il Festival di Sanremo del 1988.
Ma è davvero così ingiusto e insensato strapagare un volto noto della televisione? Francamente, quella sul cachet di Fabio Fazio sembra una polemica un po’ pretestuosa, come tutte le polemiche (di marca grillina, anche quando a farle non sono solo i grillini) che guardano nel portafoglio altrui con fare inquisitorio. Proviamo dunque a contestualizzare quei tanti zeri che visti così fanno indignare un po’ tutti.
Fabio Fazio e il suo programma sono un valore aggiunto quantificabile per la TV pubblica?
Evidentemente sì, perché altri prima di lui sono stati accompagnati serenamente alla porta malgrado offrissero in molti casi dei servizi di qualità. Il 5 giugno, “Che tempo che fa” ha chiuso la sua quattordicesima edizione registrando 3 milioni 338 mila spettatori e il 15,56% di share, il miglior risultato della stagione con picchi di oltre 5.100.000 spettatori e circa il 22% di share. Ma al di là dell’exploit finale, la trasmissione ha una pubblico ormai fidelizzato di oltre 2 milioni di telespettatori a serata, un vero e proprio “tesoretto”. Va inoltre detto che il programma condotto da Fabio Fazio offre approfondimenti culturali in linea con la mission del servizio pubblico. Che le modalità possano piacere o non piacere è un altro discorso. Insomma, non stiamo parlando dell’Isola dei famosi, ma di un varietà che tocca temi di stretta attualità ospitando personalità di livello del mondo della politica, del giornalismo, dello spettacolo e della cultura.
Quanto guadagna la Rai con la raccolta pubblicitaria quando il “Che tempo che fa” va in onda?
A giudicare dagli ascolti molto più del cachet del conduttore e di tutti quelli che lavorano con lui. Nel bilancio 2016, la tv pubblica ha dichiarato ricavi pubblicitari per 700 milioni di euro (+ 7,8% rispetto al 2015) a fronte di uno share complessivo del 36,69% con punte del 38,58% nel prime time. Va da sé che l’incidenza delle trasmissioni di successo è fondamentale, perché il festival di Sanremo o gli europei di calcio non durano tutto l’anno. Nessun canone dei poveri pensionati dunque, il format della Endemol non solo si paga da sé, ma porta anche ottimi incassi nelle casse dell’azienda.
Cosa accadrebbe se Fazio e il “suo” programma si trasferissero su una rete concorrente?
Probabilmente lo seguirebbero gran parte degli attuali telespettatori, danneggiando la Rai nella fascia oraria più ambita che è appunto il “prime time”.
Morale della favola. Al netto degli sprechi e dei mega stipendi di molti dirigenti della tv pubblica (quelli che non conosce nessuno e di cui nessuno si occupa, compresi gli onesti grillini), il ricco cachet di Fabio Fazio ha una sua semplice giustificazione: il conduttore fa incassare molti più soldi di quelli che guadagna.
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