Media
Deutsche Welle fa causa ad Ankara
Ancora screzi tra Germania e Turchia. L’emittente pubblica tedesca per l’estero Deutsche Welle ha reso noto attraverso il suo sito di avere citato il Ministero per la Gioventù e lo Sport turco. Vuole ottenere la riconsegna di una registrazione sequestrata. Un’intervista concessa dal ministro Akif Cagatay Kilic il 5 settembre 2016 al proprio anchormen Michel Friedman per il programma Conflict Zone (foto di copertina Deutsche Welle/Conflict Zone/Flickr.com). Un talk show in lingua inglese in cui gli intervistati sono incalzati con domande dirette dai moderatori Julien Michel Friedman e Tim Sebastian. Nel faccia a faccia il Ministro turco aveva dovuto rispondere a interrogativi sul fallito putsch di luglio e le successive campagne di licenziamenti ed arresti, così come sulla libertà di stampa ed il ruolo delle donne tra modernità e tradizionalismo religioso, l’atteggiamento verso la pena di morte e la liberalizzazione dei visti. Al termine del colloquio però Il suo portavoce ha cercato di convincere il team ad assicurare che l’intervista non sarebbe andata in onda e quindi ha richiesto la consegna della registrazione.
Dopo due ultimatum andati a vuoto per riaverla -cita ora l’emittente- è stata indetta causa innanzi al Tribunale di Ankara. Per Deutsche Welle c’è una chiara violazione al diritto di informazione. “Questo modo di agire non ha più nulla a che vedere con la legalità e la democrazia. Invitiamo la parte turca per via giudiziaria a restituirci immediatamente il video materiale”, ha dichiarato l’intendente Peter Limbourg.
Per il Ministero turco invece Friedman avrebbe perso la sua imparzialità durante l’intervista, sollevando accuse politiche. Di conseguenza l’intervista non poteva essere più autorizzata. La squadra di tecnici poi avrebbe consegnato liberamente il materiale, senza che siano intervenute costrizioni od arresti.
Interrogato dalla tedesca ARD Michel Friedman ha ribadito che un’intervista concessa non è vincolabile ad un’autorizzazione successiva. Ha difeso il lavoro della sua redazione e spiegato che le domande erano meditate, attuali e con largo spettro. Non sono però evidentemente risultate gradite al Ministro. Friedman è effettivamente un giornalista dalle domande ficcanti. Non è perciò da escludere che, per quanto membro del Governo, il Ministro dello Sport non si sia sentito investito a dare risposte a tutto campo ed abbia avuto paura di ripercussioni interne.
Anche se ne 2003 la carriera di Friedman fu segnata da una pausa e dovette rinunciare a cariche di rilievo in istituzioni ebraiche, è un giornalista televisivo e columnist apprezzato. Avvocato abilitato, si è anche laureato in filosofia e dal febbraio di quest’anno è professore di diritto immobiliare e dei media all’università di scienze applicate di Francoforte. La vicenda non poteva quindi passare inascoltata ed anche il portavoce del Governo tedesco Steffen Seibert due giorni dopo l’accaduto ha indicato che il sequestro del materiale “non riflette la nostra idea di libertà di stampa .. un bene per noi di alto ed irrinunciabile valore”.
I rapporti tra Ankara e Berlino sono d’altronde difficili da quando il Bundestag in una risoluzione all’inizio di giugno ha riconosciuto che il massacro degli Armeni ad opera dell’Impero ottomano è stato un genocidio. Da allora Ankara ha impedito in più occasioni a parlamentari tedeschi di accedere alle proprie truppe di stanza alla base NATO di Incirlik. Ma Berlino non può prescindere da Ankara per calmierare l’arrivo di profughi.
Devi fare login per commentare
Accedi