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Dal Citoyen rivoluzionario al Cittadino qualunque del M5S

27 Agosto 2015

DAL CITOYEN RIVOLUZIONARIO AL CITTADINO QUALUNQUE DEL M5S

La comunicazione del Movimento 5 Stelle (M5S) è al centro di molti studi, analisi, elogi e critiche. In realtà, a parte il leader Beppe Grillo e qualche accenno a Casaleggio, gli altri esponenti godono di minor attenzione per svariati motivi, in sintesi tutti riconducibili ad una dirigenza che non vuole (forse non può!) fare emergere comunicatori forti che godano di una propria autonoma fisonomia.
Un tratto “qualificante” però merita di essere messo in luce nella comunicazione dei pentastellati: l’uso quasi ossessivo nelle proprie esternazioni del termine Cittadino. “Sentiamo i cittadini!”, “i cittadini sono stufi…”, “il cittadino vuole…”, “noi siamo vicini ai cittadini…”. Il tono è questo, ripetuto con convinzione e con l’idea di poter qualificare la propria identità con un termine sicuramente carico di storia.
Il Cittadino ha una lunga tradizione che va dalla cultura dell’antica Roma e culmina con la rivoluzione francese. La celeberrima Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino inserisce il termine cittadino nell’atto fondativo delle moderne democrazie.

L’idea di farne un elemento caratterizzante la propria identità in prima istanza sembra una scelta azzeccata. Il Cittadino può diventare l’equivalente del Fratello per i cristiani, del Compagno per socialisti, comunisti e radicali, dell’Amico per i democristiani, del Camerata per i fascisti. La modernità del termine Cittadino porta con sé tutto il mondo dei diritti, della partecipazione, della trasformazione e dell’aura dell’onestà (quasi la purezza) dei principi rivoluzionari. Icasticamente, Robespierre o Danton, che iniziano un infuocato discorso con: “Cittadini!”. E il reddito di cittadinanza, la richiesta pass-partout dei Cinquestelle, chiude il cerchio: con quella proposta si sintetizza concretamente (!) il progetto della cittadinanza democratica inclusiva e solidaristica. Insomma chiamarsi Cittadino è un’efficace sintesi di tutto il mondo evocato dal M5S. Ma allora perché nei mezzi di comunicazione (giornali e telegiornali) il termine non passa? Praticamente nessun giornalista chiama gli esponenti del M5S “Cittadino”, una loro riunione “riunione dei cittadini cinquestelle”. Sembra quasi che, sparato in video, il Cittadino scompaia nel nulla come una bolla di sapone esplosa. Non lascia traccia nel lessico giornalistico e di rimando in quello dell’opinione pubblica.

Il mancato successo del brand Cittadino può essere uno spunto per alcune riflessioni sulla comunicazione del M5S e in fondo su che cosa rappresenti questo movimento. Cittadino, come si è accennato, è un termine carico di storia ma assume la sua massima espressione valoriale nella Rivoluzione francese, durante la quale appunto si sono tagliate molte teste per affermarne i diritti. Ma con il passare del tempo, e l’affermarsi di quei diritti borghesi, Cittadino ha perso la valenza rivoluzionaria per diventare quasi l’emblema della normalità, dell’universalità di una condizione, quella dell’appartenenza piena ad una comunità (T.H Marshall). Il cittadino è l’uomo “qualunque” che ha un vettore di diritti (civili, politici, sociali e poi culturali, sessuali, ecc.) estendibili (e a volte comprimibili) da far valere nelle modalità previste dal diritto in vigore o da rivendicare per fare in modo che vengano riconosciuti.

Se il Fratello dei cristiani rimanda ad un universo valoriale della totale dedizione all’altro, il Compagno dei social-comunisti alla solidarietà del dividersi il pane faticosamente guadagnato e il Camerata alle stanze delle virili caserme, il Cittadino è scarsamente identitario, va bene per tutti i casi in cui si deve rivendicare il rispetto di un diritto calpestato, soprattutto verso comportamenti illegali della politica, o un generico ampliamento della prassi democratica. Niente (o quasi) identità, pochissima ideologia, molta eticità (e qualche moralismo) e tanta critica della politica identitaria, ideologica e poco etica. Il Cittadino a 5 Stelle è una sintesi della postmodernità, della fine delle grandi narrazioni. Può fare della lotta contro un inceneritore, una galleria o un gasdotto una ragione di vita (politica) così come combattere le variegate forme di corruzione, malversazione o semplicemente incapacità della vecchia classe politica e poi passare ad un’altra lotta magari conto le multinazionali, gli Ogm o un radar. D’altronde un movimento che si “incontra” in internet annienta la dimensione identitaria: sono nomi senza qualifica, persone che valgono tutte Uno, senza gerarchie, strutture rigide e dirigenze. Cittadini, appunto! Allora questo appellativo è perfetto anche se non diventa un nuovo Fratello, Compagno, Camerata ecc. Anzi proprio per questo: siamo tutti cittadini, siamo tutti potenzialmente pentastellati.

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