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Da manovratore a opinionista: Bisignani diventa star televisiva… sulla Rai

12 Gennaio 2016

Una condanna, si sa, cambia la vita. È un fatto noto per chiunque, in qualsiasi angolo del globo. Come è altrettanto noto che in Italia i problemi con la Giustizia aiutano a costruire un personaggio pubblico: non sono affatto un ostacolo alla fama televisiva. Anzi. E può accadere anche se in precedenza una persona era poco conosciuta. O meglio era conosciuta negli ambienti giusti, quelli che contano.

Il caso di Luigi Bisignani è da alta scuola: a lungo è stato descritto come una sorta di esempio del “male”, un manovratore pericoloso. Ora, passata un po’ di acqua sotto i ponti, tutto è finito in archivio. E così gli è concessa la vetrina in Rai: nel programma Virus, condotto da Nicola Porro, Bisignani rivela i “retroscena” in una rubrica tutta sua. Ebbene sì: è diventata una star televisiva, per gentile concessione del servizio pubblico, ça va sans dire. Sotto il suo nome campeggia in bella vista la definizione di scrittore, non più faccendiere, lobbista, massone: tutte etichette usate un tempo in senso dispregiativo per l’uomo coinvolto nell’inchiesta sulla P4.

Infatti non bisogna sforzare troppo la memoria per ricordare quando il nome di Luigi Bisignani era da evitare? Accostare il nome di un esponente pubblico a quello di Bisignani evocava qualcosa di oscuro, connesso a trame nascoste. Venivano costruiti ritratti intorno a questo misterioso profilo, spesso tratteggiato come un possibile burattinaio molto lontano dai riflettori dei media. Invece adesso è opinionista e scrittore. E davanti a una telecamera risulta a suo agio.

Emiliano Fittipaldi lo raccontava così, nel marzo 2011, su L’Espresso.

Del Bisignani privato pochi osano parlare. Il suo profilo è bassissimo. Impossibile vederlo a un appuntamento mondano, a una festa o a un cocktail. Laziale doc, allo stadio non è mai apparso. Non fuma, non beve: l’unico vizio è la Coca-Cola (non più di due dita). Risponde al suo cellulare una volta su dieci, chi vuole parlare con lui deve contattare la sua storica segretaria Rita. Gli appuntamenti importanti vengono organizzati a casa della madre (lui vive in affitto), quelli di routine in mezzo alla strada (“Gli piace passeggiare, si sente più tranquillo”) o nel mitico ufficio della Ilte.

Di certo, già in precedenza, c’era che Luigi Bisignani era un uomo molto potente. E che aveva avuto precedenti problemi con la giustizia, come testimonia il verdetto di condanna nell’ambito dell’inchiesta Enimont (due anni e sei mesi). Alla fine ha patteggiato anche una condanna di un anno e sette mesi anche per quanto riguarda il procedimento sulla P4. Un paradosso tutto italiano: il Bisignani, che agiva nell’ombra, ha potuto costruire la sua immagine pubblica “beneficiando” del (secondo) processo a suo carico. Il mito, prima avvolto nel mistero, ha potuto alimentarsi delle narrazioni giornalistiche uscendo dal cono d’ombra degli incontri privati. Dopo anni di riservatezza è arrivata una vetrina di prestigio messa a disposizione da Mamma Rai, che da mamma benevola abbraccia tutti i suoi figli, anche i più discoli. Beninteso, nulla vieta a Viale Mazzini di omaggiarlo con una tribuna personale. Ma, a uno sguardo più attento, qualche dubbio sorge di fronte alla presenza in diretta di un personaggio tanto chiacchierato. E due volte condannato.

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