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Cosa ci insegna Demopatìa: la narrazione sui migranti deforma la realtà

23 Giugno 2019

Demopatìa, il libro-gioiellino di Luigi di Gregorio discusso un paio di giorni fa nel Brainsday degli “Stati Generali”, ci fornisce diverse chiavi di lettura per comprendere meglio il presente ed il funzionamento della mente debole del cittadino-elettore. Sempre più vittima di narrazioni semplificatrici, utili però a strutturare meglio il proprio difficoltoso rapporto con il reale.

Un reale che, ovviamente, non è tanto reale, quanto la proiezione che l’agone politico vincente compie per determinare la cifra e la forma specifica dell’immaginario collettivo. Ne è un classico esempio il dato già raccontato da Nando Pagnoncelli nell’interessante saggio “Dare i numeri”, in cui si sottolinea come l’Italia sia il Paese europeo in cui, non a caso, è più distorta la percezione dell’immigrazione da parte dell’opinione pubblica.

I sondaggi effettuati da Ipsos nei principali paesi dell’Unione Europea mostrano che gli intervistati italiani sono quelli che evidenziano il maggior distacco tra percentuale reale e percentuale percepita. Sono convinti che gli immigrati extracomunitari siano oltre il 25% della popolazione (quindi circa 15 milioni), mentre in realtà sono poco più di 5 milioni, l’8,5% della popolazione complessiva, due terzi in meno di quanto si pensi.

Non è dunque la realtà che forma le opinioni quanto il contrario, ci dice di Gregorio: sono le opinioni dominanti che plasmano la realtà, almeno la realtà mediaticamente costruita. Ciò che è verosimile diventa vero, anche quando non lo è.

Ma i sondaggi, i tanto vituperati sondaggi, possono a volte aiutarci a svelare l’inganno, se si sanno utilizzare al meglio. Prendiamo ancora il tema dell’immigrazione. A domanda, su quale sia il problema più urgente da risolvere nel nostro paese, ben il 33% degli intervistati identifica proprio quello della “troppo elevata presenza di stranieri” sul nostro territorio come primo problema da risolvere. Spontaneamente, senza alcuna griglia precostituita, questo tema si classifica al terzo posto tra tutti i problemi da risolvere.

Questo farebbe supporre che, nella loro vita quotidiana, molti si sentano minacciati o impauriti o disturbati dagli immigrati che vivono tra di loro, che gli rendono complicata l’esistenza. Ma alla domanda successiva, su quale sia il problema più urgente da risolvere sul proprio territorio, nel proprio comune, a casa propria dunque, il tema dell’immigrazione, della presenza di stranieri, subisce un evidente ed eccezionale ridimensionamento. Soltanto il 9% lo ritiene una priorità, facendolo precipitare in classifica addirittura all’ottavo posto tra quelle avvertite dalla popolazione.

Pare in questo modo molto semplice “misurare” l’effetto mediatico-narrativo del distorto discorso sull’immigrazione: vale più o meno 24 punti percentuali, la differenza cioè tra l’urgenza nazionale (lontana da sé, veicolata dall’opinione pubblica e dai racconti di una parte politica) e la reale urgenza locale (vicina a sé, veicolata dalla propria vita quotidiana, dall’esperienza personale).

Quasi un quarto della popolazione si lascia dunque manipolare, in maniera più o meno consenziente, dalla narrazione politica, da una realtà mediaticamente costruita, per dirla con il nostro di Gregorio. Meditate, gente!

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