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Contro complottismo, negazionismo e bufale. La battaglia del Governo francese

16 Febbraio 2016

Teorie del complotto, cospirazionismo, negazionismo e bufale. Il governo francese ha deciso di dare delle risposte e di fare ordine nel dibattito post attentati, soprattutto sul web.

Lo scorso 9 febbraio il ministro dell’Educazione francese, Najat Vallaud-Belkacem, ha organizzato un incontro al Museo di Storia Naturale di Parigi: “Reagire alle teorie del complotto”. Trecento persone, tra insegnati, ricercatori, psicologi ed esperti si sono ritrovati a discutere di manipolazione dell’informazione e complotti.

“Il complottismo è presente a scuola e gli insegnati sono i primi a raccontarci come, nelle classi, le informazioni date vengono messe in discussione dagli alunni sulla base di informazioni che hanno trovato su Internet”. La giornata faceva parte dei programmi per l‘Internet Safe Day 2016 e vorrebbe essere, in futuro, una sorta di scatola degli attrezzi per aiutare gli insegnati a rispondere alle obiezioni degli studenti e per creare buone pratiche negli istituti (giornali, atelier di approfondimento, tecniche di insegnamento).

Secondo il Ministro, che cita dati Ipsos, un giovane francese su cinque sarebbe infatti “vittima” delle teorie del complotto perché ammette di credere all’esistenza della società degli Illuminati, una società segreta  tedesca sciolta nel Diciottesimo secolo che controllerebbe le sorti del mondo. In Francia le teorie complottiste non sono sbocciate ieri ovviamente, ma gli attentati a Charlie Hebdo e quelli dello scorso novembre hanno nutrito un immaginario, già folto, di personaggi e storie che i “poteri forti” vogliono tenere nascosti.

Questa attenzione alle scuole fa parte di un piano più ampio del governo francese nel quale rientra “On te manipule” (“Ti stanno manipolando”) che è, a tutti gli effetti, una campagna governativa contro il complottismo.

Per ora c’è un sito, che è un sottodominio del sito del Governo francese, che contiene una sorta di decalogo per riconoscere e smascherare bufale e complotti; a questo si aggiunge un video che ha come protagonista uno degli Youtubers più famosi di Francia (per la fascia di età 15-25 anni), Kevin Razy: 458mila fans su Facebook, 145mila followers su Twitter e 242mila abbonati al canale Youtube dell’agenzia della quale fa parte.

Il video (che trovate qui) mostra due persone che dibattono di complotti e manipolazioni: uno è il “credulone” che si informa su “Wiki Complot“(la citazione è dal testo del video) l’altro il “riflessivo”. Il secondo invita il primo –  con un certo paternalismo – a usare la forza del ragionamento logico (cosa quasi impossibile nella realtà, semmai aveste provato a discutere con un complottista) per capire come le sue teorie siano in realtà una frode.

Sul sito c’è anche un’infografica che spiega come riconoscere un complottista. Al centro, sempre, Internet: che viene rappresentato come la fabbrica di produzione per eccellenza delle false informazioni.

Pochi giorni dopo il lancio della campagna a Buzzfeed hanno ritrovato un video di Kevin Razy (il testimonial della campagna) mentre partecipa ad una cena/dibattito organizzato da “le Dîner du Cercle des Volontaires“, un gruppo che si occupa di informazione, noto per le sue posizioni antisistema e complottiste.

Le Cercle des Volontaires è un giornale on line che organizza anche cene con dibattito per discutere di temi di politica nazionale e internazionale. Hanno una community che conta 24mila fans su Facebook, 5,400 followers su Twitter e oltre 24mila abbonati al canale Youtube.

La loro risposta alla campagna governativa è qui: “Il Governo mette insieme teorie finte (le streghe, morte di Bowie, Protocolli dei Saggi di Sion, Illuminati e rettiliani) con eventi storici su cui è legittimo farsi delle domande (assassinio di Jfk, 11 settembre, influenza dei gruppi come il Bilderberg e le lobbies). L’effetto cercato è quello di far sì che i giovani non ascoltino le versioni alternative dei fatti, mettendole sullo stesso piano delle bufale”. Una risposta ufficiale non è ancora arrivata.

Durante la puntata de “le Dîner du Cercle” con Rezy sono uscite frasi (non pronunciate da lui, ma da altri invitati) del tipo: “Oggi non si possono mettere in discussione alcune cose: la Shoah, per come ce l’hanno raccontata, gli attentati,  l’11 settembre e gli attacchi a Charlie… “.

Razy si è pubblicamente scusato, sostenendo che pensava si trattasse solo di un piccolo media indipendente, e ha riaffermato la sua volontà di portare avanti questa battaglia.

“On te manipule” è certamente un’iniziativa lodevole nelle intenzioni: è importante fornire gli strumenti critici per discernere le informazioni, leggere con cura, avere un atteggiamento critico nei confronti dei media. Ma se te lo dice papà di non drogarti, non è che ti fa passare la voglia.

Per questo risulta un po’ ingenua, sia nelle intenzioni che nei mezzi: il Web è visto come la fonte unica e ultima, del problema. Che invece è antico e chiede anche di rimettere in discussione il modo in cui si fa informazione e formazione, richiede trasparenza e fiducia. Tra le altre cose.

“On te manipule” arriva qualche mese dopo, e sulla scia, secondo me, di “Stop djihadisme” un sito lanciato lo scorso dicembre che ha voluto creare la presenza del governo sui social network per bloccare la radicalizzazione, riaffermare i valori repubblicani e rifiutare l’amalgama tra musulmani e terroristi.

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Anche in questo caso un’iniziativa lodevole (mentre allo stesso tempo il Governo parlava di prolungare lo Stato di Emergenza e di decadenza della nazionalità per chi ce l’ha doppia).

In questo caso il quotidiano cattolico La Croix, come tanti altri, si chiedeva: “Come possiamo pensare che un giovane che si sta radicalizzando, che per definizione è in un momento di rottura con la società e i suoi valori, consulti questi media che portano il timbro ‘République française’?”.

 

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